JESUS CARITAS: La spiritualità di Charles de Foucauld – OREUNDICI: L’altro e gli altri – IL REGNO: le difficoltà della Chiesa in Olanda – IL SEGNO: “i milanesi non dimentichino la ricerca del bene comune – IL FOGLIO: la Sindone, tra ‘autenticisti’ e ‘negazionisti’.

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La spiritualità di Charles de Foucauld, così preziosa eppur poco presente nella vita e nello “stile” ecclesiale (ma non assente nello stile di Papa Francesco, seppure reinterpretata in modo originale e talora inconsueto), viene fedelmente riproposta dalla rivista Jesus Caritas che nel fascicolo 138/139 (luglio 2015) propone una rilettura della radicalità evangelica e della profezia in un articolo di Fratel MichaelDavid, benedettino, intitolato “dalla radicalità evangelica alla profezia”. Riferendosi soprattutto alla vita degli uomini e donne consacrati, il Papa sottolinea che la radicalità evangelica è compito e impegno di ogni discepolo del Vangelo, mentre il “proprium” della vita consacrata è l’aspetto profetico: “è possibile vivere diversamente in questo mondo… la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico. Io mi attendo da voi questa testimonianza. I religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo… il profeta riceva da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti … è capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le ingiustizie perché è libero e non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio…”. Numerosi altri testi e articoli arricchiscono il fascicolo di Jesus Caritas che è certamente una delle riviste di spiritualità più originali e stimolanti.

Oreundici di luglio-agosto è dedicato al tema “L’altro e gli altri” che è anche il tema dell’incontro estivo di spiritualità (intitolato “Mai senza l’altro”) del movimento ispirato da Arturo Paoli, guidato da don Mario de Maio insieme a Carlo Molari, Roberto Mancini, Giovanni Cereti, Vito Mancuso e tanti altri. Nell’articolo di fondo Arturo Paoli, in un testo tratto dal libro “Il difficile amore” e qui pubblicato pochi giorni prima di morire, afferma: “… il cristiano deve avere la sensibilità della storia. Se viviamo con il pungiglione della fame, della sete e della giustizia, non possiamo non cercare quale sia la tappa più avanzata di giustizia del nostro tempo … restiamo a predicare la giustizia o ci mettiamo con quelli che la fanno?…”.

Mentre circola la notizia che Il Regno, insieme ad altre riviste dell’edizioni Dehoniane di Bologna, rischia di chiudere i battenti (ma molte persone di buona volontà sperano e cercano di operare affinché ciò non accada), il n 6/2015 pubblica tra molte altre cose interessanti una intervista di Sarah Numico al cardinale W.J.Eijk che racconta e spiega le difficoltà della Chiesa in Olanda. Con grande chiarezza e coraggio il porporato descrive e interpreta la grave diminuzione quantitativa, e afferma: “i nostri numeri e la quantità sono in declino, ma la qualità della nostra fede sta diventando più forte”. Molti altri articoli e notizie arricchiscono il fascicolo del Regno … e ci auguriamo di tutto cuore che questa bellissima rivista (strumento di informazione e di riflessione) non abbia a chiudere.

Sul tema dei cambiamenti che toccano in profondo (anche quando non si vedono a uno sguardo superficiale) la vita delle comunità cristiane è dedicata anche l’intervista di Giuseppe Grampa a Ferruccio De Bortoli che apre il fascicolo di agosto de Il Segno, la rivista della diocesi di Milano. Riflettendo sui cambiamenti, anche estetici, ai nuovi edifici avveniristici, e strade e paesaggi che segnano la nuova Milano il teologo Grampa e il giornalista De Bortoli convengono che forse nasce così un nuovo Rinascimento. Purché “i milanesi non dimentichino il dovere morale di creare solidarietà e di dare senso alla cittadinanza, che è ricerca del bene comune”.

Il Foglio (n 423, luglio) affronta, tra l’altro, il tema della Sindone con un articolo di Pier Luigi Quaregna considera le ragioni di ‘autenticisti’ e ‘negazionisti’ per concludere che “è altamente probabile (se non del tutto certo) che ci si trovi di fronte ad una pregevole opera d’arte che, come ogni pittura o scultura, parla al cuore e alla mente di ogni uomo. Nulla di più” (e comunque non è poco).

(a. bert.)

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