Il Regno: “dieci modi sicuri per sminuire l’insegnamento del Concilio”- IC: quale visione del carcere abbiamo?- Oreundici: amore e creatività.

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Assai interessante e incisivo, sul fascicolo n 4 de Il Regno è l’articolo del teologo gesuita O’Malley (tradotto dalla rivista America), in cui si riassumono “dieci modi sicuri per sminuire l’insegnamento del Concilio”. Essi sono: 1) affermare che il Vaticano II fu solo un Concilio pastorale; 2) affermare che fu un incidente nella vita della Chiesa, non un evento; 3) bandire l’espressione ‘lo spirito del Concilio’; 4) studiare i documenti singolarmente, senza considerarli parte di un corpus integrale; 5) studiare i 16 documenti del Concilio in ordine di autorità gerarchica e non in ordine cronologico; 6) non prestare attenzione alla forma letteraria dei documenti; 7) attenersi solo ai 16 documenti finali e non prestare attenzione alla storia dei testi e al loro contesto storico; 8) bandire l’utilizzazione di ogni fonte non ufficiale, come diari e corrispondenza dei partecipanti; 9) interpretare i documenti come espressione di continuità con la tradizione cattolica, escludendo assolutamente ogni discontinuità e cambiamento; 10) fare della propria opinione sul Concilio una profezia che si realizza per il solo fatto di essere annunciata.

C’è lo sguardo angosciato di un uomo detenuto nel carcere di Regina Coeli in copertina di IC (ItaliaCaritas) di marzo 2013. Il mensile della Caritas denuncia ancora una volta la condizione delle carceri italiane, sovraffollate e invivibili. Ciò significa una vera violazione della Costituzione, che sollecita alla rieducazione e impone il rispetto degli essenziali diritti umani. Il problema è certamente economico, organizzativo e in parte anche giuridico. Ma è soprattutto culturale: “quale visione del carcere hanno la nostra società e la nostra politica? Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia spiega che “non è possibile alcuna riforma penitenziaria al di fuori di un più ampio intervento riformatore sul sistema penale, che parta dal ripensamento dell’elenco dei delitti e di quello delle pene”. Sullo stesso fascicolo della rivista Francesco Belletti, direttore del centro internazionale studi famiglia, auspica una nuova politica in questo campo; e sottolinea: “la relazione tra famiglie e politica sociale potrà essere modificata solo quando le famiglie acquisiranno autentica coscienza del loro ruolo sociale”. La famiglia, infatti, ha da essere riconosciuta e valorizzata nel suo ruolo, non semplicemente assistita quando ci sono difficoltà insormontabili. Sempre su IC di marzo molti altri argomenti di grande interesse (il problema dei debiti e dell’usura, il tema dei rifiuti, il dramma dei rifugiati…) a conferma che questa rivista promossa da Caritas italiana è una delle voci più limpide e incisive della Chiesa e della società nel nostro paese.

Oreundici dedica il fascicolo di Marzo al tema dell’amore e della creatività. Scrive Mario De Maio (sacerdote e psicanalista, fondatore del movimento e della rivista): “è la nostra difficile, affascinante esperienza d’amore il punto di partenza che creativamente offrirà le inedite soluzioni ai numerosi problemi che affliggono le nostre famiglie, le nostre comunità religiose e sociali”. Tra gli articoli ospitati nel fascicolo c’è un testo di Arturo Paoli e scritti di marco Garzonio, Giancarlo Martini e Silvia Pettiti.

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