Il Pd e Monti (e le due sinistre). Un intervento di Rosy Bindi

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Il Pd e Monti (e le due sinistre). Un intervento di Rosy Bindi

La Bindi entra nel dibattito aperto da Mario Tronti su “l’Unità”, pubblicando a sua volta un articolo sul quotidiano del Pd (“Il Pd, la crisi e le due sinistre”, 10 luglio 2012), in cui afferma di riconoscersi “nella valutazione della crisi economica prodotta dal paradigma neoliberista che ha stravolto, in senso regressivo e autoritario, i connotati delle democrazie sociali europee.” E di condividere “l’esigenza di mettere in campo una vera alternativa culturale e politica che abbia il sigillo della radicalità, nel senso etimologico della parola, e perciò sia capace di incidere profondamente su un sistema che in molti ormai considerano non più sostenibile”. Per la  Bindi la sfida è possibile.

Quanto al governo Monti e alla prossima scadenza elettorale, ella scrive: “il sostegno esigente che oggi assicuriamo al governo Monti non mi fa velo nel ritenere questa esperienza una fase di emergenza, del tutto transitoria”. A differenza di Tronti (e di Vendola), però, la Bindi ritiene che, data la gravità della crisi, “sia necessario un patto per la ricostruzione economica, civile e morale del Paese” tra le forse progressiste e quelle moderate di centro.

“Il Pd – dice la Bindi – nasce per parlare a tutta l’Italia, non solo a una parte; e può avanzare una proposta di coalizione, perché ha già realizzato al proprio interno la sintesi tra radicali e moderati, tra sinistra e centro”.

Di quest’ultimo punto si potrebbe dubitare…

Leggi in: http://www.partitodemocratico.it/doc/239418/il-pd-la-crisi-e-le-due-sinistre.htm

 

A differenza di Tronti, penso che la destra populista sia ancora corposamente tra noi. Ancora dobbiamo sconfiggerla definitivamente. E da Vendola mi distingue forse un di più di preoccupazione circa i guasti profondi ed estesi, una vera e propria devastazione, prodotta dal lungo ciclo berlusconiano sul piano dalla qualità morale, sociale e democratica della convivenza. Ecco perché, pur essendo perfettamente consapevole delle differenze che separano le forze progressiste e da quelle moderate di centro, penso sia necessario un patto per la ricostruzione economica, civile e morale del Paese. Noi però non annacqueremo il nostro progetto per l’Italia, le nostre proposte per il lavoro, i giovani, le donne, i diritti di cittadinanza e l’Europa, in funzione di un’alleanza con Casini e i moderati.

 Amo la nostra Costituzione e la difendo dagli assalti ripetuti di Pdl e Lega. Ma sarebbe un errore intestarla solo a noi. È un patto di convivenza, largo e inclusivo. È bene e giusto che con le forze che si riconoscono in un comune ethos costituzionale, pure politicamente distinte da noi, si faccia un tratto di strada comune. Anch’io, come Tronti, penso che la prossima legislatura debba avere una funzione costituente. E non solo per battere i populismi di vario rito e l’antipolitica che li alimenta e ripristinare una democrazia costituzionale degna di questo nome. Se non riusciremo a condividere la radicalità dell’alternativa, se non sapremo allargare il consenso anche alla ricostruzione delle fondamenta economiche e sociali dell’ Italia e dell’ Europa, sarà davvero difficile uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo più giusto, più inclusivo, più umano. E il Pd starà in questa impresa con l’ambizione di pensare alla nuova casa comune dei democratici in Europa e nel mondo.

 

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