Il Papa, Cl e i Neocatecumenali

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In un giro di boa delle attività di papa Francesco, in due giorni, ha ricevuto e parlato ai due forti movimenti della chiesa cattolica: Neocatecumeni prima e Cl dopo (6-7 marzo).

Diciamo la verità: siamo sempre molto incuriositi sul ‘come’ il Papa tratterà questi due movimenti; diventati fortissimi dopo il Concilio e sotto il papa Giovanni Paolo II. Messi al servizio dell’idea di una chiesa forte, possibilmente ricca, politicamente potente. Una chiesa che al conclave per il nuovo papa aveva compreso di correre il pericolo di precipitare nell’abisso degli scandali e di potersi salvare solo col ritorno allo spirito del vangelo.

Nessuno può negare che i due movimenti sono stati un po’ il braccio secolare della chiesa del dopo Concilio, sia pure volendo rappresentare uno spirito di ‘rinnovamento’: spesso, le singole persone erano guidate da una retta coscienza e da una fede sincera; il limite di questi gruppi ecclesiali è sempre stato l’esagerata identificazione col proprio fondatore, spesso mitizzato e idolatrato.

La parola di questi ‘capi’ ha sempre superato di gran lunga quella più semplice del vangelo!

Tra i movimenti di questi anni si è differenziato quello chiamato dei ‘carismatici’: più popolare, genuino, entusiasta. Credo che questo sia dipeso dal fatto che qui la guida è nientemeno che lo Spirito Santo.

Chi si è incontrato, nelle parrocchie, con i neocatecumeni si è spesso sentito accusare: ”Se non fai il ‘cammino’, non sei un vero cristiano, e tanto meno un bravo prete!”.

Mentre Comunione e liberazione, chiusa in una trincea di ‘tradizionalismo dogmatico’, è sempre stata pronta, con i ricchi mezzi dei media avuti a disposizione, ad accusare persone e chiese di scarsa affidabilità e autenticità di fede.

Cosa dirà dunque Papa Francesco a questi movimenti?

Con fermezza, e spesso anche con qualche battuta affidata alla sua ironia, Francesco ha detto chiaramente che il centro è Gesù Cristo (volendo essere davvero cristiani), che i movimenti non sono degli specchi per autogratificarsi, che è necessario, con dolcezza e generosità, annunciare il vangelo nelle periferie del mondo, a partire dalle genti più povere e bisognose di amore e di tenerezza.

Non c’è un ‘dio’ dei movimenti che sostituisca arroganza, sicurezza, priorità della propria fede alla fede certa del volto di Dio rivelata sul volto di Gesù, un volto che parla di tenerezza di Dio, di misericordia, di verità nell’amore. Non c’è verità, senza amore!

I movimenti, poi, non sono ‘accanto’ alla chiesa e a servizio di qualche potente autorità che possa assicurare loro la genuinità della fede, indicandoli come i primi della classe, nella difesa dei valori.

Il Concilio ha favorito il rinnovamento della chiesa, ma sempre dentro la chiesa, in mezzo a quell’infinito  ‘popolo di Dio’ che è l’umanità intera, che forse non raggiunge ancora la piena fede nel vangelo, ma che ha in sé quel ‘seme’ divino di cui già parlavano i Padri nei primi secoli della chiesa.

Insomma: cari amici dei  movimenti, finalmente abbiamo un papa che rifiuta l’integralismo di cui spesso siete stati portatori orgogliosi.

C’è un popolo che ha bisogno di Dio, e questa è la vocazione della chiesa che si è rivelata in Gesù di Nazaret, della famiglia onesta e semplice di Maria e Giuseppe.

 

Don Enrico Ghezzi

One Comment

  1. E’ sempre un vero piacere leggerti.
    Grazie per avermi fatto amate Gesù nella mia giovinezza.
    Da tempo non ho più notizie di te ma ti ricordo sempre
    e ti voglio bene.
    Gli anni passano per tutti: se non qui, ci rivedremo in Paradiso.
    Ciao, amico carissimo.

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