Genova, tempo di lacrime e solidarietà

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Vigilia di ferragosto 2018. Milioni di italiani nel momento culmine delle vacanze. Crolla una delle opere civili simbolo della modernità e del miracolo economico degli anni ’60, luogo di passaggio obbligato per chi si reca nelle zone turistiche della riviera ligure. Due anni prima, nel 1965, era stata costruita la Sopraelevata (sei chilometri di strada che collegano la zona centrale della Foce, sul mare, a Sampierdarena e al casello autostradale), in acciaio, prodotto dall’Italsider, una fabbrica che dava lavoro a diecimila famiglie. Tra Sampierdarena – mitica cittadella dell’Ansaldo, dell’operaio provetto e professionalizzato – e la Cornigliano siderurgica, verso la zona della Valpolcevera, era un concentrato di stabilimenti che caratterizzava l’immagine di “Genova città operaia del triangolo industriale”. In ogni angolo di quest’area vediamo strade dedicate ai protagonisti della Resistenza: una di queste, via Walter Fillak – partigiano caduto per la libertà il 5 febbraio 1945 – è proprio la strada che arriva all’attuale zona rossa dei caseggiati chiusi, sotto il ponte Morandi (il nostro piccolo Brooklyn Bridge). Le case erano state costruite prima del ponte, per operai, impiegati, ferrovieri. Una donna ricorda: quando ci lamentavamo, ci rispondevano “non vivete sotto il ponte, vivete sotto un’opera d’arte”. Infatti, dal 1967 gli abitanti non vivevano sotto i ponti, ma sotto il Ponte. In cinquant’anni di vita si sono succedute almeno due generazioni, e molti ricordano  l’allegria dei loro genitori che finalmente avevano una casa propria in cui vivere. Il 25 aprile partecipavano alla deposizione delle corone sulle diverse lapidi dei partigiani. Un rito che col passar degli anni aveva perso la valenza originaria; non si sentiva più un legame con le trasformazioni della società. Indicativi, a tale riguardo, i tanti piccoli negozi gestiti da immigrati, tra i quali spicca una macelleria la cui insegna, scritta anche in arabo, dice: “Macelleria Halal El Baraka. Tutti i tipi di carne piemontese”. Un’area, questa della Valpolcevera e del Ponente, che, secondo le prime indagini sociologiche, faceva parte della componente operaia nella “città divisa”; l’altra parte era il centro residenziale e il Levante, a larga composizione di ceti medi, professionisti e benestanti. Il Ponte Morandi veniva invece attraversato da tutti, senza nessuna distinzione di classe; la sua costruzione rispondeva alle necessità della moderna circolazione basata sulla motorizzazione privata, ancora di più a Genova e in gran parte della Liguria, terre storicamente avare di spazi. Tra le quarantatrè vittime del crollo ci poteva essere ognuno di noi. Il crollo del ponte ha provocato una nuova divisione della viabilità, tra Est e Ovest della città, quando ormai più nessuno si ricordava di quella classista precedente. E’ stata una tragedia vissuta coralmente, come dimostrato dalla commemorazione del 14 settembre scorso, a un mese di distanza dal crollo. Il manifesto del Comune e della Regione affisso in città, “Genova nel cuore”, diceva:

Nel minuto esatto del crollo, 11.36, Genova si ferma e tutti i genovesi, se possono, scendono in silenzio in strada al suono di tutte le sirene della città. Alle 17.30 in Piazza De Ferrari i genovesi si riuniscono per ricordare una delle più grandi tragedie della città e del paese e per ritrovare insieme la speranza nel futuro.

La risposta dei cittadini è stata unitaria e sentita. Quarantatrè rintocchi del suono delle campane, le sirene del porto, l’abbraccio dei parenti nel luogo del crollo, silenzio, tanto silenzio. L’attore del Teatro Stabile, Tullio Solenghi, nel palco allestito in Piazza, ha dato voce a sentimenti veri: queste 43 vittime siamo tutti noi, nomi scolpiti nella pietra della nostra memoria, duemila e cinquecento volontari che si sono presentati spontaneamente, ottanta persone che hanno offerto proprie case agli sfollati. Genova, ha detto Solenghi, non solo Superba, ma anche orgogliosa della propria solidarietà. Il presidente della Regione, Giovanni Toti nel suo intervento, ha giustamente ricordato la grande manifestazione nazionale del 1979 contro le Brigate rosse, conclusasi nella stessa Piazza De Ferrari; purtroppo si è dimenticato di aggiungere che si trattava dei funerali dell’operaio siderurgico delegato sindacale della FLM, iscritto al Pci, Guido Rossa.

La segreteria del Pd di Genova ha rinunciato alla tradizionale Festa dell’Unità e ha messo a disposizione dell’Amministrazione locale i propri volontari per partecipare ai programmi d’intervento. Il Municipio della Valpolcevera – che ha resistito al crollo del centrosinistra nelle ultime elezioni amministrative – ha un giovane presidente, del Pd, Federico Romeo di 26 anni, che è sempre in prima fila al servizio dei cittadini.

In queste settimane molte persone hanno ricordato le parole scritte da illustri personaggi che hanno visitato Genova in passato. A me piace ricordare quelle del drammaturgo russo Anton Cechov:

Per le strade di Genova cammina una folla meravigliosa. Quando si esce, di sera, dall’albergo, tutta la strada è colma di gente. Poi te ne vai a zonzo, senza una meta, di qua e di là, a zig-zag, tra quella folla; vivi della sua vita, ti confondi a lei nell’anima; e cominci a credere che possa esistere una sola anima universale.

 

Salvatore Vento

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