ESODO: i nuovi nomi della pace – JESUS: quale futuro dei giovani nella Chiesa – CIVILTA’ CATTOLICA: la scoperta collettiva della verità –KOINONIA: cristiani si diventa, non si nasce. PRESBYTERI: il Concilio interpella ancora i preti?- APPUNTI DI CULTUR E POLITICA: l’eterno gioco dei populismi e dei provincialismi”.

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Pace e guerra: il pugno e la carezza. Per imparare e costruire la pace c’è tutta una pedagogia da percorrere; e bisogna imparare i nuovi nomi della pace, i nuovi nodi e angoli e circostanze in cui essa si gioca. Così Esodo, il trimestrale che si fa tra Mestre e Venezia (e tante altre città d’Italia) dedica il numero 2/2013, uscito a giugno, ai nuovi linguaggi e ai nuovi crocevia in cui si incontra e si gioca la pace. Giancarla Codrignani ricorda “i nuovi nomi della pace” evocati nella Pacem in Terris cinquant’anni fa da Papa Giovanni; e ne ricorda lo stile per nulla ecclesiastico, né reticente né moralistico (insomma: un po’ come papa Francesco!). E poi il filosofo Giuseppe Goisis (curatore tra l’altro di uno splendido e recentissimo libro su “I volti moderni di Gesù”, ed Quodlibet, 28 euro) parla di come “Educare alla pace in famiglia”; e Salvatore Scaglione immagina: “Se l’Europa guarda al Sud”. Ed Enrico Peyretti riflette su “Violenza e cooperazione nel pensiero pacifista; MariaLaura Picchio Forlati parla di Diritto e Pace, ripercorrendo gli strumenti giuridici atti a evitare le guerre. E molti altri articoli e interventi arricchiscono il fascicolo, che offre un vero panorama e questionario su che cosa significhi dire e costruire pace oggi in Italia e nel mondo. Tra gli autori Giovanni Benzoni, Carlo Bolpin, Anna Urbani, Paolo Naso, Brunetto Salvarani, Gianni Manziega e altri. Certamente un fascicolo che non può essere ignorato da chi lavora e riflette sulla pace oggi in Italia (www.esodo.net).

Jesus di luglio prende spunto dalla giornata mondiale della gioventù (appena trascorsa) per chiedersi quale futuro ha la presenza dei giovani nella Chiesa (e della Chiesa tra i giovani. Dagli oratori, da Giovanni Bosco…quanta strada è stata compiuta, e quali svolte ci attendono? Ne parla ampiamente una tavola rotonda a molte voci. Enzo Bianchi inoltre si sofferma sul tema della “Chiesa povera”, riportato d’attualità da papa Francesco; e Vittoria Prisciandaro illustra le nuove regole di semplicità e di libertà interiore che il Papa ha suggerito ai nuovi nunzi vaticani.

Temi di attualità sulla Civiltà Cattolica (n 3913 del 6 luglio). Tra gli altri: l’udienza del Papa al collegio degli Scrittori della rivista; la notizia di uno scritto inedito di Karl Rahner al fratello Hugo al tempo del Concilio, in cui si parla di una sorta di “scoperta collettiva della verità” (“bisogna essere in molti per essere intelligenti” aveva detto un famoso padre conciliare…); un ricordo di Pino Puglisi scritto da Francesco Occhetta; un commento di padre Salvini al libro di Francesco Anfossi e A.Maria Valli sulla religiosità degli italiani (Il Vangelo secondo gli italiani, ed San Paolo).

Koinonia, il mensile curato dai domenicani di Fiesole, dedica il numero di luglio a padre Albert Nolan e alla sua lezione essenziale: Cristiani si diventa, non si nasce. Prima di dirsi chiesa cattolica dobbiamo (ciascuno, tutti) metterci seriamente alla sequela di Gesù e diventare cristiani. Senza conversione non c’è cristianità!

Il Concilio interpella ancora i preti? Se lo chiede la rivista Presbyteri (n 5 /2013); e la domanda vale anche per i laici. Molto lucido l’editoriale di padre Felice Scalia sulla gioia, la pesantezza e la speranza di questa stagione,incominciata con le parole di papa Giovanni gaudet mater ecclesia… Molto notevoli gli interventi di Giacomo Canobbio, di Cettina Militello, Carlo d’Antoni, Giovanni Nicolini, Carlo Ghidelli, Marcello Semeraro, Diego Andreatta.

Luigi Franco e Filippo Pizzolato firmano l’articolo di apertura di Appunti di cultura e di politica (n 3/2013): molto preoccupato per la situazione attuale della politica. Scrivono: “il rischio è che la situazione attuale o serva ad affilare nell’ombrale spade che saranno sguainate al primo disaccordo, o fomenti un trasformismo relativizzatore dei principi, che è di solito guidato dai poteri forti … È l’eterno gioco dei populismi e dei provincialismi”.

(a.bert.)

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