Due domande e qualche pensiero postelettorale per gli amici di c3dem

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Cari amici che frequentate  c3dem.it, il piccolo gruppo che cura la redazione del nostro portale si è incontrato, all’indomani delle elezioni, a riflettere un poco sui risultati. Dobbiamo confessarvi che ci siamo trovati nell’imbarazzo perché molti pensieri si affollano, ma non è facile esprimerli con chiarezza. C’è un po’ di sorpresa, un po’ di emozione e soprattutto più che opinioni e valutazioni ci vengono in mente molte domande.

Di certezze ne abbiamo una sola: che bisogna cercare di capire bene quello che è avvenuto e comprenderne sia il profilo reale sia le cause profonde. E che tutto ciò va compiuto senza furbizie o polemiche inutili, ma con attenzione e scrupolo. Dunque: anzitutto capire bene quello che è accaduto (che sta accandendo) e perché.

Se ciò è vero, è altrettanto necessario considerare che tutti dobbiamo e possiamo aiutarci  reciprocamente a capire: il dialogo sincero e amichevole tra tante persone che hanno culture ed esperienze diverse e complementari può essere un grande aiuto. Tantopiù che qui, oggi, a noi non serve di prendere posizioni schematiche, critiche o polemiche; ma serve di capire in profondità e soprattutto, se possibile, imparare dagli avvenimenti.  Ecco: capire, imparare, prendere l’occasione per fare un passo, o un salto in avanti.

È possibile che quanto è accaduto sia una lezione preziosa, ancorchè severa, per ciascuno di noi; e diventi così la occasione per un salto di qualità, un cammino nuovo e positivo. Non si tratta certo di gettare via il passato, ma bisogna discernere con chiarezza e pazienza; e cogliere l’occasione per fare (e pensare) cose nuove e migliori al servizio della città degli uomini della quale facciamo parte. 

Abbiamo dunque pensato che il miglior commento a quanto è avvenuto e le migliori riflessioni intorno a quel che dobbiamo fare in futuro può essere soltanto quello che riusciremo ad esprimere tutti insieme, raccogliendo emozioni, giudizi e progetti di tutti quanti vorranno esprimersi.

Per questo chiediamo agli amici che frequentano  www.c3dem.it e a quanti vogliano aggiungersi di farci conoscere le loro riflessioni e valutazioni, in maniera il più chiara e sintetica possibile (non oltre le classiche 30/50 righe cioè 1800/3000 battute). Noi pubblicheremo tutti i vostri interventi, ricordando che quelli più brevi e incisivi (anche di poche righe!) sono spesso i più efficaci. Per stimolare gli interventi pubblichiamo qui di seguito due domande ed alcuni pensieri sparsi. Se suscitano in voi delle risposte potete scrivere a info@c3dem.it  e noi le pubblicheremo sul sito.

A)      Due domande:

  1. I grillini sono davvero una novità positiva (novità di personale politico, di progetto culturale e politico, di stile e di comportamento, capacità di comunicazione…)? In che senso? Vi è modo, e come, di rispondervi in maniera produttiva? E’ più giusto contrapporsi oppure cercare di collaborare?
  2. Il  centro-sinistra ha sbagliato nella politica degli ultimi anni e in questa campagna elettorale? In che cosa ha sbagliato: nelle scelte di contenuto, nel tipo di leadership, nello stile, nella comunicazione? Come può rispondere alla situazione nuova e in che direzione dovrebbe indirizzarsi: scelte del personale politico, di linguaggio e di capacità comunicativa, di programma…?

B)    Per avviare la riflessione proponiamo anche alcuni pensieri postelettorali sparsi, che  nascono dall’idea che bisogna cogliere le difficoltà di questo momento come una occasione per fare un passo avanti, non indietro; per ritrovare uno slancio che nasca anche da una presa di coscienza dei democratici.

La sorpresa, dunque la nostra scarsità di informazione, attenzione, interpretazione…. Dobbiamo imparare ad ascoltare di più.

Cambiamento profondo da 5 anni fa: movimento di voti  a seguito di delusione e speranze, forse mal riposte, ma pur sempre nobili, espressive di un’attesa.

Ha inciso molto la capacità da farsi capire e il desiderio di sperare.

Bisogna capire e parlare di più; soprattutto lavorare quotidianamente per realizzare una partecipazione  non solo faticosa e deprimente, ma anche fiduciosa gioiosa,

Criticare di meno, deprimersi di meno; e lavorare con gioia e inventiva (!) per meritare fiducia e simpatia.

L’abuso degli interessi privati, cuore della cattiva politica, è stato criticato e battuto (non abbastanza: ma quanto è cattiveria ed egoismo, quanto disinformazione, superficialità!?)

L’importanza della informazione e della comunicazione (piena, umana, fiduciosa…).  (quanta solitudine, disinformazione, equivoci…)

Anche l’importanza di dare un esito positivo alle domande, qualunque siano, mettendo l’accento sul positivo, proposte, intuizioni, intenzioni.

Raccogliere il bene, o il meglio, ipotizzare il positivo è sempre stata la strada migliore per andare avanti e costruire.

La rivolta di chi ha votato Grillo ha cento ragioni, e cento più una ne ha lui che ha capito per tempo e con vivacità, e ha raccolto un sentimento diffuso,. Potrebbe gestirlo bene, o abbastanza bene. Guai se la “politica” fosse sorda o repulsiva.

E tuttavia anche loro possono sbagliare e diventare dannosi ed egoisti. Tocca agli altri porli di fronte  a scelte sensate e dirimenti: la responsabilità o il gioco; il servizio o il potere….

 

8 Comments

  1. Non bastano le primarie per superare logiche vecchie e burocratiche. Il PD sembra sempre un partito di notabili, anche quando al suo interno vedi un timido rinnovamento.
    Inoltre ha fatto una campagna in cui non ha dato parole d’ordine chiare e incisive, ha privilegiato il politichese. Non bisognava inseguire Berlusconi sul suo terreno, ma contrastarlo con parole chiare e non con frasi allusive ed elusive. Del pari, invece che snobbare Grullo bisognava misurarsi anche sui punti per lui qualificanti.
    I grillini sono solo in parte una novità positiva, rappresentano istanze in parte legittime ma in parte impaticabili e inconsistenti, tipiche di movimenti di opposizione e di protesta. Recepire la parte ragionevole e praticabile (a cominciare dai costi della politica, che fanno schumare di rabbia chi arriva a fatica alla fine del mese, ma su cui il PD si è dimostrato beatamente insensibile) e denunicare senza paura la parte irragionevole (settimana lavorativa a 20 ore, salario minimo garantito senza che si dica da dove prendere i denari per erogarlo). Essere realisti e confrontarsi sui problemi reali non è impossibile, basta saper uscire dal palazzo (ormai di cartone) e dall’autoreferezialità. Ma non so se saremo in tempo e con chi farlo, perché il “vecchio che avanza” è in grado di fagocitare allegramente ogni critica.
    Ultima notazione: tra i temi bellamente ignorati dalla campagna del PD la scuola e la ricerca, che sono il futuro del Paese. Anche questo non produce una bella impressione ….

  2. Mi colloco nel gruppo di coloro che devono fare un esame di coscienza, perché ho condiviso la posizione di Bersani e non ho prestato sufficiente attenzione ad alcuni aspetti della campagna elettorale che pur lasciavano qualche dubbio (poca visibilità, battute che sapevano un po’ troppo di vecchio PCI). Dopo una settimana di riflessione sono sul punto di digerire il rospo e prendere atto che non tutto può andare nella direzione che piacerebbe a me: la novità è evidente ed è ormai una componente del nostro quadro politico-istituzionale. Si dovrà pervenire a soluzioni non previste e che apriranno prospettive e interrogativi. Quello che certamente non potremo più permetterci è fare finta che niente sia cambiato.

  3. Tento di sintetizzare qualche idea. 1- Le emergenze restano quelle pre elettorali (lavoro, economia, ambiente, legalità, ..): questo è l’interesse da tener presente. 2- La soluzione non viene da sei mesi persi per una nuova campagna elettorale; nè da chi ci ha condotto al baratro. Il Cavaliere non rientra nel futuro! 3- Ci vuole fantasia per una soluzione che affronti 4 o 5 punti (Governo del Predidente, di minoranza, con tutti, …), ma per un vero “inizio”/rinnovamento servirebbe un Governo di tutti meno il PDL. 4- I cattolici democratici sostengano (tutti) con convinzione il rinnovamento: una legge elettorale per la governabilità (e la rappresentanza), la vera partecipazione dei cittadini e il rispetto delle autonomie economiche, sociali e locali, la famiglia e i servizi che ne affiancano l’impegno. 5- E’ necessario che il centrosinistra non sia e non venga percepito come continuazione di storie del ‘900. Essere veramente nuovo e radicato nella Costituzione. Non liberista e libertario o individualista, ma solidarista, personalista, comunitario: se serve all’essere plurale, si trasformi in forza federata, per rappresentare meglio idee, valori, realtà non sempre completamente omogenee.

  4. Farei una rivoluzione della scuola, calando alunni ed insegnanti nel mondo del lavoro, dal più semplice al più complesso, per e-ducarci insieme in ogni ambito.

  5. Non credo si possa giudicare un soggetto politico o l’altro come positivo o negativo. La politica, oltre alle categorie oggi prevalenti della vittoria e della sconfitta, è soprattutto dialogo e confronto, è necessaria costruzione, che in questo caso va attuata in un contesto di esito delle urne che deriva dall’offerta politica e dalle regole elettorali, che i cittadini non potevano certo cambiare da soli.
    In generale, la sensazione personale è quella dell’ennesima occasione mancata, non tanto per l’uno o per l’altro, ma per la Politica, per il suo ruolo e per la sua autorevolezza. Ad un tempo distante, rispetto a troppe persone, a troppe cose della vita, e invadente, in campi che ad essa non competono ( es. nomine tecniche). Troppo attenta, nel suo svolgersi quotidiano, alle appartenenze rispetto alle competenze. Non riesco a collegarla ad un sogno di sviluppo, di giustizia, confondo la politica con la parte. Si aggiunga la difficoltà di far capire a tutti che i tanti soldi che la politica utilizza e di cui usufruisce stanno tutti dentro lo “spirito di servizio”.
    Siamo di fronte all’ennesimo ricominciare. Ripartirei dai problemi, dalle persone più preparate, dalle culture politiche lette con lo sguardo della modernità, da chi riesce ad inquadrare un interesse di parte in un contesto di bene comune, di condivisione e di corresponsabilità. Può anche essere una questione di tecnica, di linguaggio, comunicativa ecc, ma la tecnica viene sempre dopo la proposta politica. Dopo le cose da fare.

  6. Scusate se intervengo solo con alcune domande.
    Dobbiamo continuare sui valori non negoziabili come vessillo per aggregare i cattolici nel momento del voto (per fare sfoggio delle percentuali a destra o a sinitra) oppure – facendo un po’ di sana autocritica – tornare nei gruppi e con le scuole (nelle forme vecchie e/o rinnovate) alla formazione delle coscienze ispirate cristianamente affinché i fedeli laici possano, con passione e competenza, perseguire il bene comune, nel quale dare forma e sostanza ai valori non negoziabili?
    Dobbiamo assistere inerti, in questi momenti, all’attacco dell’art. 67 della Costituzione nel quale è sancito che il parlamentare può anche “liberamente” cambiare idea, ma essere sanzionato se “comprato”?
    Oppure, abbiamo il coraggio di dire che l’art. 67 – anche questa volta – è un baluardo di libertà poiché, al contrario, i parlamentari sarebbero chiamati a rispondere (ad assoggettarsi) al capo del partito o del movimento?
    Abbiamo il coraggio di dire e testimoniare – anche nei “nostri ambienti” – che la coerenza e la moralità privata è un bene pubblico? Che la passione e la competenza sono prerequisiti per far politica? Che l’impegno politico è servizio?
    E potremmo continuare.
    Ma soprattutto, quando dobbiamo trovare il coraggio di operare, nei nostri ambienti, scelte concrete (riprendendo, peraltro, taluni documenti raccolti ordinatamente nelle nostre librerie) per “raccogliere il bene, o il meglio, ipotizzare il positivo (come) strada migliore per andare avanti e costruire”?

  7. Forse è giunta l’ora di affidare il PD e la leadership del centrosinistra d Ezio Mauro, così non sbaglia la comunicazione.
    A parte le battute (ma fino ad un certo punto-una riflessione sul giornalismo nostrano e’ necessaria) credo si debbano attivare percorsi e momenti di educazione al ragionamento. A leggere il momento, il cambiamento del mondo.
    Sono in troppi, élites culturali comprese, a ragionare di pancia e con semplificazioni che diventano semplicismi.
    Rischiamo veramente di farci male.

  8. L’Italia è piena di persone (ed io ne conosco molte personalmente) che avrebbero votato un partito aperto e rinnovato (cioè senza Vendola e con Renzi), ma che hanno cambiato idea viste le scelte “chiare” di Bersani. Il PD non è stato all’altezza; il suo Segretario ha portato avanti un comportamento per me sbagliato. Forse il rinnovo dei dirigenti PD (Bersani in primis), darà modo al partito di rinnovarsi (se l’attaccamento alla sedia lo permetterà).

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