Destra, sinistra e il sistema elettorale

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Nella situazione italiana servirebbe a una legge proporzionale: le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito

 

 

Tanto i sondaggi, quanto i pareri degli esperti e le analisi dedicate ai singoli seggi, danno per certa la vittoria delle destre nelle prossime elezioni politiche.

Del resto, non occorre un particolare acume, né calcoli troppo complicati, per prendere atto che un’ampia parte dei seggi uninominali sarà appannaggio della destra, che si presenta unita e compatta a differenza della sinistra.

D’altronde che poteva fare il PD? Letta ha disperatamente cercato di mettere insieme il più ampio schieramento possibile, cioè le diverse forze presenti, ad esclusione dei 5Stelle (dopo il loro comportamento inaccettabile) e Renzi (uscito dal partito in passato).

L’operazione non è riuscita ed in effetti era difficile, anche se tutt’altro che sbagliata: certo che se se ipoteticamente si dovesse scegliere tra Calenda e la sinistra, sarebbe meglio un’alleanza politica con Calenda rispetto a un accordo elettorale con una sinistra del no.

Così si esprime anche Arturo Parisi che, in un’intervista sull’Avvenire, sostiene che il PD doveva allearsi solo coi partiti favorevoli a Draghi, ma poi lui stesso dice che il sistema (elettorale) è bipolare. Ma questo non obbliga a fare alleanze con tutti se si vuole concorrere?

Se contassimo i voti degli elettori, probabilmente destra e sinistra si troverebbero pressappoco alla pari, ma, ciononostante, la destra sembra destinata a vincere nettamente.

E’ facile desumere che ci sia qualcosa che non funziona in questa legge elettorale: legge ibrida – la cui responsabilità è tanto della destra che della sinistra – che risponde a varie spinte in senso maggioritario, bipolare e a favore della governabilità.

Il risultato finale è un pasticcio: poiché il sistema “reale” non è bipolare (come mettere insieme PD, Calenda, Renzi, 5Stelle, Sinistra Italiana, Impegno Civico, Europa+), il sistema elettorale risulta sbilanciato.

E’ necessaria una precedente realtà bipolare dei partiti perché si possa applicare una legge elettorale bipolare, altrimenti si genera uno sconquasso ed è ciò che sta per accadere.

Fra parentesi: il sistema bipolare è un’idea molto bella, ma di difficile realizzazione e va sparendo di fatto nei paesi europei.

Dunque, nella situazione italiana, sarebbe meglio pensare a una legge proporzionale (con una quota minima di accesso): le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito.

L’ansia per il maggioritario e la governabilità ha portato ad altri provvedimenti elettorali tanto esagerati quanto chiaramente antidemocratici: tutte le liste e i candidati sono decisi a Roma e l’elettore può solo esprimere un sì o un no, ma non esprimere preferenze per i candidati.

Si tratta di vere e proprie prevaricazioni che non hanno alcuna giustificazione: occorre ritornare a liste di candidati decise a livello locale e mettere i cittadini in grado di scegliere i candidati che preferiscono.

Questo è anche un modo – certamente non l’unico, ma efficace – di rivitalizzare i partiti: se i candidati vogliono essere scelti e votati devono impegnarsi a livello locale, farsi conoscere, meritare il consenso, ciò che rende l’intero partito più vivo e la partecipazione più attiva.

Possono certamente manifestarsi consorterie locali (sono sempre esistite) e verificarsi operazioni non limpide: su questo deve vigilare il centro, che ha compiti di controllo e di orientamento.

Se avvengono fatti di questo genere significa che in quella città o provincia il partito non funziona e dunque l’intervento dovrà essere realizzato a monte per garantire un partito democratico e trasparente.

Se si andasse nella direzione qui proposta, si potrebbe forse realizzare un passo in avanti nella democrazia, tanto nel paese che nei partiti.

 

Sandro Antoniazzi

 

 

7 Comments

  1. Concordo. Aggiungo solo due cose: 1) lo sbarramento dovrebbe essere tra il 4 e il 5%, non meno; 2) la preferenza dovrebbe essere di genere (donna e uomo o viceversa), come già si fa per la Regione e i Comuni sopra i 15.000 abitanti.

  2. Caro Sandro A., questo sistema elettorale a me non piace ma secondo me invece il Mattarellum era una buona legge, perchè stabiliva un principio maggioritario, incentivando le coalizioni, pur dando una rappresentanza alle forze meno grandi grazie a una quota proporzioniale. Certo, se poi gli italiani e le forze politiche che li rappresentano preferiscono sempre e comunque frammentarsi, non c’è sistema elettorale che tenga, ma nel complesso se fossimo andati avanti così si sarebbe arrivati a una certa stabilità tra due grandi coalizioni e un rapporto più stretto tra eletti ed elettori. Riguardo alle preferenze, in realtà nulla vieterebbe ai partiti e movimenti di scegliere i candidati e le candidate con meccanismi più democratici nei territori, se non con primarie. La stortura avviene perchè ci sono candidati che cercano la sicurezza dell’elezione (collegi o listini sicuri), ma fatti salvi quelli (il cui numero potrebbe essere adeguatamente ridotto) dovrebbero essere i territori a esprimere i nomi dei e delle candidate. Tornare al sistema delle preferenze, in generale, mi lascia perplesso perchè per quanto si controlli, la necessità di fare campagne elettorali, tra l’altro su collegi ancora più ampi di quelli ad esempio del Mattarellum, finisce per favorire chi può avvalersi di somme ingenti, nonchè il voto di scambio, soprattutto in alcune aree del Paese. E’ vero che il sistema delle preferenze vige alle elezioni europee, dove certamente resta il tema delle risorse ma dove la competizione è molto meno pesante che alle elezioni politiche. Se come temo non ci sono le condizioni per tornare al Mattarellum, certamente dei miglioramenti andranno apportati. Anche se meraviglia che l’Italia dagli anni ’90 continui a cambiare leggi elettorali, segno di qualcosa che non funziona.

    • Tre osservazioni alle riflessioni di Sandro Campanini La prima riguarda il “Mattarellum”. La proposta dell’on Sergio Mattarella, di cui ero il secondo firmatario, prevedeva si assegnassero il 50% dei seggi con l’uninominale (maggioritario) ed il 50% con liste proporzionali (e la preferenza). Non racconto qual’era quel clima politico, dico solo che – essendo tutti i partiti contro la Dc – per sbollare lo stallo politico Martinazzoli propose infine di emendare la proposta i 75 e 25 %…E continuò a chiamarsi Mattarellum, perchè così lo definì il prof.Sartori, che capì per primo quali sarebbero state le conseguenze “super maggioritarie” di quell’emendamento…che fece affondare il Partito popolare.
      Seconda osservazioni. Stiamo assegnando a candidature di “nominati”, molti dei quali non sanno neppure come si “incontrano” gli elettori, il compito di contrastare l’assenteismo e di difendere la Costituzione da chi vuole stracciarla, con il “presidenzialismo”…La preferenza era, e tornerebbe ad essere, con il proporzionale (che la Dc, sin dal 1953 intendeva correggere con un premio di maggioranza, per favorire la stabilità dei governi) il più corretto modo per contrastare la radicalizzazione della politica, che il bipolarismo favorisce: e che determinerà il 25 settembre, il successo di una coalizione sovranista, intenzionata a rilanciare la “biografia paternalistica” dei questo paese; in alternativa spinto a scegliere ” tra rosso e nero”…che lasciano disorientati i “bianchi” popolari…ed i molti indifferenti, che restano a guardare…
      Terza osservazione. Quando Segni propose di ridurre ad una le preferenze, prima del referendum, Montecitorio ne discusse e prevalse la proposta di ridurre le preferenze a due, con il consenso di Segni. Cosi’ la legge fu trasmessa al Senato, che ne interruppe l’iter, riaprendo al referendum; furono i leader di partito a voler mantenere 4 o 5 preferenze per manovrarle e decidere chi fare votare. Poi invitarono ad andare al mare..Il naufragio della partitocrazia contro quello scoglio è noto…

      • Innanzitutto sono particolarmente onorato del commento di un politico e di una persona di altissimo livello come Guido Bodrato, a cui va tutta la mia profonda stima indipendentemente dalle opinioni su singoli temi e che colgo l’occasione per ringraziare per il suo lungo e appassionato servizio alla nostra comunità civile, che per fortuna continua. Comprendo il suo ragionamento (e naturalmente me ne lascio interrogare) ma il mio timore è che proprio questa frammentazione dei partiti spinga a chiedere il presidenzialismo come soluzione semplificata a quel problema. E’ vero che un sistema maggioritario dà grande potere a chi vince, ma se la coalizione minoritaria è forte e compatta, può riuscire a contrastarlo e vincere la volta dopo. Aggiungo che il problema di oggi è che siamo in un rischio di tempesta quasi perfetta: un quadro estremamente frammentato, che crea disorientamento e confusione negli elettori, ma in cui il centrodestra riesce a presentarsi unito (che lo sia davvero è tutto da verificare), almeno in apparenza, e un centrosinistra in cui invece non si è riusciti a far prevalere ciò che unisce rispetto a ciò che divide pur di fronte a un pericolo enorme, che è quello appunto di una vittoria di un cdx a trazione sovranista e antieuropea. In poche parole ha prevalso la tentazione di contarsi piuttosto che di unirsi, ma questo è dovuto non solo alla mancanza di volontà di alcuni dei soggetti in campo, ma anche perchè questo sistema elettorale in realtà consente anche tale dinamica. Col Mattarellum inesorabilmente tutti i partiti di centrosinistra o quasi (salvo accontentarsi di un – peraltro condivisibile – diritto di tribuna) si sarebbero dovuti in qualche modo coalizzare (gli altri già lo fanno) per vincere nei collegi. Forse avremmo avuto lo stesso problemi dopo le elezioni, come purtroppo è già successo, ma la strada (difficile, impervia, piena di buche) si poteva tracciare – per così dire – con maggiore facilità. Ovviamente io spero e mi mobilito per un recupero del Partito Democratico – che davvero ritengo possibile guardando le cose dal territorio e non dai sondaggi più o meno affidabili.

  3. Condivido le considerazioni e le proposte sul sistema proporzionale, che dovrebbe essere reintrodotto, con uno sbarramento ragionevole. Non concordo invece sull’attribuzione totale al M5S della responsabilità della caduta del governo Draghi. Considerati i vincoli della pessima legge elettorale avrei preferito alla frammentazione un’alleanza costituzionale tra diversi per contrastare e perfino vincere il confronto con la destra. Purtroppo la destra italiana è anti europea e venata di fascismo, che in caso di vittoria ci porterà ulteriori guai, come se già non ne avessimo tanti.

  4. Concordo con le affermazioni di Sandro Antoniazzi. Sono felice di leggere (anche in altri contesti e da parte di altri autori) che finalmente si prende atto dell’errore, anche dovuto ad alcuni eminenti cattolici democratici, che vi fu nell’inseguire le teorie maggioritarie, del “sapremo alla sera chi ha vinto”, dell’ che hanno scardinato il sistema che (pur con molti difetti e a volte portando a maggioranze troppo eterogenee e mal imbastite) garantiva la possibilità di avere partiti non personali, basati su progetti e programmi legati a culture politiche serie, e poter scegliere i propri rappresentanti. Così come ci accorgeremo, troppo tardi, del danno inferto con il taglio non ragionato in modo equilibrato dei parlamentari e la costituzione di collegi elettorali troppo estesi.
    Resta comunque il problema, in un mondo che richiede Governi stabili e decisioni senza eccessive lungaggini, di arrivare ad un sistema elettorale che – salvaguardando il proporzionale (con sbarramento da decidere per evitare frammentazioni dello 0,0qualcosa%) – invogli a coalizzarsi e a dichiarare prima del voto le alleanze.
    Resta da chiedersi come mai, in Italia come in Europa, i riformatori (il centro sinistra, la sinistra moderata e progressista, i democratici centristi, i popolari, i liberal-democratici, ecc.) a cui dovrebbero appartenere anche tutti i cattolici non clerico-moderati o reazionari, non riescano ad ottenere percentuali superiori alle destre. Non è solo l’aver abbandonato (da parte delle sinistre e dei cattolici sociali) quelle che erano le classi lavoratrici, di non aver difeso sufficientemente le categorie più in difficoltà nei loro diritti, nell’aver consentito qualche smottamento del welfare, per inseguire il globalismo e una economia di mercato in cui l’aspetto sociale è sempre meno valutato (si pensi ai tagli nei servizi). C’è sicuramente altro! Si sono forse lasciate intere categorie come i coltivatori diretti o i piccoli esercenti (un tempo elettori DC) alla Lega e a Forza Italia, e ora queste scivolano verso la destra estrema. Si sono portati avanti provvedimenti per riconoscere diritti individuali, senza tener conto anche di osservazioni intelligenti che venivano dal mondo cattolico, facendo in modo che molti si sentissero snobbati e traditi nell’impegno per la difesa della vita, dei diritti del nascituro, ecc. Non si è stati capaci di attrarre le classi di giovani che il benessere, i social, la pubblicità, l’assenza di valori porta o all’astensione o al sostegno alle destre forse più attrattive per qualche slogan. Non si è contrastato a sufficienza e preventivamente il diffondersi di una cultura di odio, di nazionalismo, di violenza, di razzismo che disprezza la dignità delle persone. Per ultimo, anche a livello europeo, non si è stati capaci di organizzare una nuova forza politica transnazionale “per il cambiamento” che definirei per semplicità “Area Sassoli” che radunasse le forze migliori riformiste, superando le classiche formazioni politiche: in questo modo si sarebbe fornito un punto di riferimento e costruito un progetto, anche per realizzare la Federazione Europea superando questa organizzazione europea basata sulle decisioni dei Governi e degli Stati, dove il popolo conta quasi zero

  5. Io penso che Letta abbia commesso un grosso errore a rompere con i 5 stelle mettendoli sullo stesso piano di Forza Italia e Lega.
    In più non sono affatto sicuro che “sarebbe meglio un’alleanza politica con Calenda rispetto a un accordo elettorale con una sinistra del no”…
    E poi bisogna vedere “no” a che cosa: per esempio un bel no a Bin Salman mi troverebbe assai favorevole e invece…

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