Dalla Costituzione un nuovo Partito democratico

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Alle radici che hanno ispirato la nascita del Partito democratico bisogna certo richiamarsi, ma non per sottolineare distinzioni tra le diverse tradizioni quanto invece per  ritrovarvi le chiavi di interpretazione del tempo presente. Le componenti ideali del partito, che sono le stesse da cui è nata la Carta Costituzionale, dovrebbero porsi l’obiettivo di dare attuazione sostanziale ai principi di quella Carta

 

 

Si discute sulla sorte del Partito Democratico, se dargli un futuro e quale futuro,  e si richiamano le matrici culturali di ognuna delle parti politiche che diedero origine al partito nel 2007.  Un richiamo che rischia di provocare separazione,  scissione e quindi portare alla estinzione del Partito, nel momento in cui il Paese pare ne abbia maggiore necessità con un sistema democratico in difficoltà ed un governo di destra che non può dare garanzia sulla tenuta delle istituzioni democratiche, un governo che pare  non abbia, nelle componenti della minoranza parlamentare, alternative valide.  Mia convinzione è che quelle radici ispiratrici, da cui è nata la nostra Costituzione, debbano essere richiamate essenzialmente perché capaci di fornire le chiavi di interpretazione del tempo presente che è radicalmente cambiato. Quelle culture, che hanno dato vita, ciascuna, ad esperienze politiche concrete nel tempo, oggi devono ispirare una lettura comune dell’attualità, alimentare un dialogo per una interpretazione condivisa e guidare la ricerca di una linea politica comune.  Richiamare, invece, quelle radici per evidenziarne la diversità e cercare una mediazione per definire un’azione comune è fatica inutile, si tratta di una partenza sbagliata perché non tiene conto della realtà in cui si è chiamati ad operare e quella realtà è mutata rispetto al tempo in cui le ideologie sono nate ed hanno prodotto esperienze specifiche, mi riferisco in particolare all’esperienza socialcomunista che trovava una sua motivazione in una situazione sociale e politica specifica,  ora superata dalla realtà, anche se quella ispirazione conserva una sua validità nella sensibilità nei confronti del lavoro, dei lavoratori e della ingiusta distribuzione della ricchezza.  Queste sono le chiavi, comuni anche  ai cattolici democratici ed ai liberaldemocratici, che possono consentire il costituirsi di un soggetto politico efficiente.

Questo processo di unificazione, che è alla base del Partito Democratico,  sarebbe dovuto avvenire alla nascita del Partito e nella costruzione della sua struttura che avrebbe dovuto prevedere ambiti importanti di dialogo e confronto nella costruzione della linea politica e nelle più importanti scelte da compiere. Cosa che non è avvenuta – i forum sono stati pure esercitazioni culturali senza alcuna  influenza sulle scelte politiche del partito –  con la conseguente mancanza di elaborazione delle idee, o addirittura della assenza di idee, della perdita di una identità e dell’emergere delle piccole ambizioni personali di potere con il formarsi, attorno a piccoli leader, di clan o correnti senza alcuna differenziazione ideale. Questo risultato è stato favorito anche dalla disponibilità, peraltro lodevole, del partito ad assumere responsabilità di governo  in situazioni diverse di crisi per  evitare al paese esiti ritenuti maggiormente negativi.

Ritengo che le componenti ideali del partito, che sono le stesse da cui è nata la Carta Costituzionale della nostra Repubblica, dovrebbero porsi l’obiettivo di dare attuazione sostanziale ai principi di quella Carta ed allo spirito che ne ha condotto la costruzione.  Il lavoro, ad esempio, è posto a fondamento della Repubblica democratica e qui la politica dovrebbe trovare una motivazione di fondo: ogni cittadino, che ha il dovere della solidarietà, dovrebbe sentirsi attivo, utile alla comunità, capace di reggersi autonomamente e di contribuire alla vita pubblica, dovrebbe sentire rispettata la propria dignità e assicurata la propria salute, rispettato e coadiuvato il proprio diritto alla formazione ed al sostentamento di una famiglia che è il nucleo su cui si fonda la società per la generazione, la formazione dei cittadini, l’educazione alla convivenza e la preparazione ad una cittadinanza attiva. Una politica del lavoro non si preoccupa solamente di ridurre in qualche modo la disoccupazione e di adeguare i salari, obiettivi peraltro positivi, ma non consente che il lavoro sia considerato una merce al pari delle altre risorse utili alla produzione e che quindi sia realizzato con modalità che rispettino la realtà umana del lavoratore e sostengano la sua funzione sociale. Sul lavoro si costruisce e si qualifica  una intera linea politica che, seguendo i principi della Costituzione, interessa l’uguaglianza, senza distinzioni, dei cittadini, l’equità fiscale – significativo è il riferimento al pagamento delle imposte, indicato dal Presidente Mattarella come primo requisito di appartenenza alla Repubblica, nel suo discorso di fine anno 2022 –  il dovere, per ogni cittadino, sia come singolo che nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, della solidarietà politica, economica e sociale. Il nuovo art.9 della Carta prevede poi espressamente la tutela dell’ambiente che oggi rappresenta ormai una emergenza: su questa penso si potrebbe costruire una politica finalmente dedicata che interessa la salute, la responsabilità e il lavoro dei cittadini.  Incentivazione all’investimento pianificato nelle fonti rinnovabili dell’energia,  incentivo all’occupazione in questo settore e nella qualificazione specifica degli operatori. In coerenza con queste politiche e come indispensabile conseguenza sono la salute e l’istruzione, anche queste come diritto ed impegno di ciascuno, evitando ogni discriminazione. Quanto ai rapporti internazionali ed alla pace i principi costituzionali dettano una linea precisa, così come per l’accoglienza e il riconoscimento dei diritti dello straniero: qui occorre lungimiranza per superare la limitatezza delle vedute e il concetto dei confini da difendere da ipotetici nemici.

E’ a questi temi che occorre dedicare l’attenzione mentre ci si pone la questione della rifondazione del Partito Democratico piuttosto che sui rapporti interni fra componenti diverse, se collocarsi più o meno a sinistra: la prospettiva è la costituzione di un partito di governo,  non di sola rivendicazione o di pura testimonianza, che, sulla base di una politica chiaramente ed esplicitamente ispirata ai principi della Costituzione e impegnato nella loro attuazione nella realtà del tempo, si proponga come alternativa a governi di diverso indirizzo. Una Costituzione presentata esplicitamente come fattore positivo e qualificante per la costruzione di un popolo e di una politica popolare anziché come limite e ostacolo ad una maggiore presunta libertà individuale.

Pier Giorgio Maiardi

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One Comment

  1. Condivido pienamente la tua analisi e proposte
    roberto cazzola

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