Diamo credito alla fiducia

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Una possibile ripresa economica del nostro Paese non può che passare – dicono in tanti – da una crescita della domanda interna (leggi: consumi) che, unita a investimenti (pubblici e privati) e a un aumento delle esportazioni, porterebbe le aziende a una ripresa dell’offerta di occupazione. Nozioni facili facili di macroeconomia.

Bene: è di questi giorni la notizia che sembra crescere, seppure di qualche refolo di punto percentuale, la domanda di mutui per la casa, cioè il carburante primo per un mercato che (insieme con quello dell’auto) è sempre stato una delle principali colonne per sostenere l’impalcatura economica del Paese.

Ma il credito-mutuo è un “animale” assai particolare: ha bisogno di tanto cibo e di diversa qualità. Ovviamente di tassi d’interesse favorevoli; di erogatori (banche e finanziarie) ragionevolmente predisposti a rischiare; di un panorama informativo caratterizzato dall’ampiezza e dalla trasparenza; di operatori onesti e competenti; di un certo ottimismo sulle capacità di onorarlo (che bella parola per definire, restituire quanto si è ottenuto …); e, soprattutto, ha bisogno di una parola che oggi sembra essere sempre più assente dal discorso generale: la fiducia. Ossia quel collante reciproco (debitore/creditore) che spinge a evitare di pensare sempre che la controparte ci stia imbrogliando. E, al contrario, a fondare il rapporto sulla collaborazione e non sulla competizione. Alzi la mano chi non pensa, invece, che nella nostra Italia sia proprio la sfiducia il retro (e neppure tanto) pensiero a dominare i nostri rapporti.

Ed è questo il primo motivo a sostegno – almeno a quanto si legge in questi giorni – che spinge a introdurre forti dosi di lezioni di economia nei futuri programmi scolastici: insegnare ai ragazzi a prevenire le truffe.

E invece dai giovani ci viene un segnale molto interessante che cito in sintesi e che va in tutt’altra direzione.

Assofin, che è l’organizzazione che riunisce le società finanziarie che erogano prestiti in Italia, ha convocato a luglio scorso gli Stati generali del credito alle Famiglie, e ha pubblicato una ricerca dal titolo “Le antinomie del credito”. Le conclusioni sono articolate, ma la sintesi principale è questa: gli italiani cercano un rapporto adulto con l’offerta. Sì, adulto, formato, coscienzioso, serio, non giocato sul facile entusiasmo che nasce da tutta quella serie di bisogni e desideri indotti che qualcuno vorrebbe alimentare proprio per ridare fiato a molte aziende … Ecco, il rapporto “adulto” frena, ma al tempo stesso qualifica, la richiesta di credito (che, se eccessiva, finisce anche per creare situazioni di sovraindebitamento e alla fine contribuisce poco ad alimentare la spesa e l’economia).

Adulto vuol dire anche altri due elementi rilevati nella ricerca e che ci piace sottolineare: primo, sono d’accordo 8 persone su 10 a pagare tutti un po’ di più per far ottenere finanziamenti/prestiti anche a persone che altrimenti non potrebbero ottenerli ma che ne hanno bisogno (visione comunitaria del credito). Ma questo – secondo aspetto – non vuol dire dare il credito in maniera scriteriata: se la maggioranza sostiene che il prestatore non dovrebbe indagare più di tanto sulle motivazioni della richiesta (il 72% non vuole che si entri nel merito), allo stesso tempo una maggioranza ancora più ampia (l’80%) vorrebbe invece che si scoraggiassero gli acquisti il cui rimborso è a rischio (specie quelli più alti). Chi non ce la può fare è inutile che vada a chiedere.

E sapete chi sono quelli più disposti – diciamo così – a “essere frenati” nella richiesta? Sì, proprio la fascia 18-34 anni. Quasi la metà di loro è d’accordo con l’affermazione: “Quando chiedo un prestito o finanziamento, è giusto che la banca o società finanziaria mi chieda anche perché lo voglio, in modo da evitarmi le scelte sbagliate”. Il mio motivo, cioè, potrebbe essere non congruo alla mia reale situazione, e ho bisogno che qualcuno me lo dica (ammesso però, e non sempre concesso, che l’interlocutore sia onesto; ma qui ritorniamo al discorso di prima che ci porterebbe lontano…).

E’ una di quelle (poche, tante?) occasioni in cui i giovani mostrano maturità a dispetto di ciò che si dice in tanti affrettati e accigliati dialoghi da salotto di noi adulti.

Forse anche da queste considerazioni si può partire per cercare le fondamenta di un’economia diversa.

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