CINQUE STELLE E CENTO PER CENTO DEI SEGGI

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Luca Ricolfi consiglia a tutti “caldamente” di andare a leggere gli 8 punti del programma del Pd (su www.partitodemocratico.it), “perché è una cartina di tornasole perfetta dell’incapacità di cambiare o, se preferite, di concepire il cambiamento al di fuori delle furbizie della politica” (“Gli otto punti incomunicabili del Pd”, La Stampa 8 marzo). In un’intervista concessa a Marco Damilano, per l’Espresso, Stefano Rodotà sostiene che nei Cinquestelle non c’è antipolitica ma una richiesta di altra politica (“Serve un Pd a cinque stelle”). Viceversa per Umberto Ranieri è “inutile rincorrerli, bisogna affidarsi al Quirniale” (intervista a La Stampa). Galli della Loggia torna a dire che “l’Italia del rinnovamento”, da vent’anni e più sempre frustrata, “ha preferito chiudere gli occhi e fare un salto nel buio”, ma non aveva scelte (“L’irrequieta diversità della protesta nelle urne”). Claudio Cerasa sul Foglio parla di “un piano Monti per Renzi”. Stefano Menichini su Europa mette in luce alcune tesi insistenibili di Grillo, come quella di puntare a prendere il cento per cento dei saggi in Parlamento (“Grillo stia attento all’Italia feroce”). Agostino Giovagnoli, ancora su Europa, spiega “perché è sbagliato rinnegare il sostegno a Monti”. Marco Olivetti spiega poteri e limiti del presidente della Rapubblica (“Crisi e potere del presidente”, l’Unità).

 

 

 

 

 

 

 

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