Zelensky, molte ragioni ma non tutte

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La Russia ha invaso l’Ucraina senza un motivo giustificato e ha seminato morte e distruzione.

L’Ucraina, contrariamente alle aspettative russe, si è difesa con coraggio, ha fermato l’invasione, resiste e anche contrattacca.

E’ difficile però che riesca a ricacciare il nemico e l’innalzamento del livello dello scontro porta a rischi incalcolabili, compresa la minaccia nucleare.

Zelensky ha preso con decisione la guida della resistenza ed è visto dalla maggioranza del suo popolo come un eroe a cui si deve l’onore e la salvezza della patria.

Per unire in modo concorde e convinto il suo popolo e il suo esercito nella battaglia contro i russi, Zelensky ha posto come obiettivo la vittoria, considerato l’unico modo per ottenere una pace giusta.

L’Ucraina è l’aggredito e la Russia l’aggressore e dunque non si può che essere dalla parte dell’Ucraina e sostenerla militarmente e finanziariamente nella sua azione di difesa.

Questa è la parte giusta e totalmente condivisibile.

Però oggi si aprono altri problemi che riguardano il futuro prossimo, le prospettive di pace, quale pace e come realizzarla; e, a riguardo, sembrano aprirsi dei problemi che meritano attenzione.

1.Zelensky, anche a Roma, ha ribadito che la guerra riguarda l’Ucraina e quindi spetta all’Ucraina decidere sulla pace, senza bisogno di mediatori.

Ora che la guerra riguardi solo l’Ucraina è palesemente non vero, non solo perché l’Ucraina non potrebbe continuare la sua battaglia neppure per un giorno senza gli armamenti che gli giungono dall’Occidente, ma anche e soprattutto perché le conseguenze della guerra ricadono ampiamente sul mondo intero e particolarmente sulle situazioni più deboli (paesi, famiglie, comunità).

Per portare un piccolo esempio, alla messa domenicale della mia parrocchia è stato presentato il bilancio: già deficitario di suo, perché anche i fedeli sentono le difficoltà, il bilancio ha avuto nel 2022 un aumento delle spese per il gas e l’elettricità di 40.000 euro; quindi, anche una piccola comunità parrocchiale rischia un vero e proprio tracollo a causa delle conseguenze della guerra.

E’ il motivo per cui sia l’Occidente che sostiene l’Ucraina, sia l’ONU e chi ha il potere nel mondo hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di intervenire (e potrei aggiungere, anche la mia parrocchia).

2.Zelensky insiste particolarmente sulla criminalizzazione di Putin: che le scelte di Putin e i massacri in Ucraina meritino la più ferma condanna da parte del mondo democratico è fuori discussione.

Però una cosa è Putin e un’altra è la Russia: si può condannare Putin (ed altri capi, soprattutto militari, con lui), ma non si può e non si deve dar vita a una nuova guerra fredda, tagliare ogni ponte con la Russia, isolarla e metterla in un angolo.

La guerra un giorno finirà e bisognerà con calma, gradualmente, riprendere i rapporti, ricostruire ponti, ristabilire rapporti di pace.

Un atteggiamento di demonizzazione va assolutamente evitato: la rottura attuale è giustificata, ma occorre già pensare che in futuro andrà superata.

L’Ucraina è in guerra e dunque molte dichiarazioni vanno comprese in questo contesto; ma sostenere che con la Russia non si tratta, perché sono invasori e criminali, non appare ragionevole, perché bisognerà pure prima o poi discutere coi russi.

E non è superfluo a riguardo ricordare quanto affermava Mandela per il suo paese, storico territorio di contrasti razziali, “occorre liberare l’oppresso, ma anche l’oppressore”.

3.Infine è sorprendente la posizione di Zelensky nei confronti del Papa. Stando alle sue dichiarazioni gli avrebbe spiegato quale dovrebbe essere la posizione giusta da assumere riguardo al conflitto.

Poiché siamo di fronte a un aggressore e un aggredito, il Papa dovrebbe schierarsi dalla parte dell’aggredito contro l’aggressore (da qui, fra l’altro, la critica che si eleva ogni volta che la preghiera vede uniti russi e ucraini).

E un commento al Telegiornale nella giornata della visita a Roma sosteneva che il papa si trovava a dover correggere la propria posizione (sic!) e un giornale tedesco è giunto ad affermare che il papa non è un vero amico dell’Ucraina.

Insomma, il Papa dovrebbe comportarsi come un capo di governo a cui si chiede di schierarsi dalla parte di uno dei due contendenti.

Il Papa non ha mancato di sostenere la “martoriata” Ucraina, ma fortunatamente con spirito cristiano esprime una visione diversa della pace, che non è vista in una vittoria con le armi, ma nella volontà di incontrarsi per discutere come si possano trovare le soluzioni più giuste possibili per le popolazioni interessate e fare terminare una guerra che sta producendo tante vittime in Ucraina e tanti mali in tutto il mondo.

Le armi, secondo il Papa, non portano alla pace, né tanto meno alla sicurezza e alla stabilità: posizione che dovrebbe essere fatta propria non solo dai cristiani, ma anche da tutti gli uomini di buona volontà e dai politici responsabili.

2 Comments

  1. Surreale dire che “Zelensky ha molte ragioni ma non tutte”. L’Ucraina è un paese che è stato militarmente aggredito, e questo costituisce già una gravissima e inaccettabile violazione del diritto internazionale (per non parlare dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi dai soldati russi). Violazione che rende legittima l’autodifesa dell’Ucraina, rende legittimo il sostegno militare di altri paesi all’Ucraina, cosa che è riconosciuta dallo Statuto delle Nazioni Unite (legittima difesa collettiva), dal catechismo della Chiesa cattolica e dalla dottrina sociale della Chiesa. Di fronte alla aggressione di Putin, che ha portato alla conquista russa di alcune regioni ucraine e alla loro annessione alla Russia, che cosa può dire Zelensky se non che vuole recuperare l’integrità territoriale del suo paese ? Fin dal primo momento gli Stati occidentali hanno sostenuto la posizione ucraina, evitando però saggiamente un coinvolgimento diretto nella guerra. L’esperienza di Monaco 1938 dovrebbe averci convinto che fare una pace che umilia il paese aggredito e lo consegna nelle mani del paese aggressore provoca un disastro, oltre che essere moralmente e politicamente ripugnante. Zelensky ha tutte le ragioni, e abbiamo il diritto e il dovere di sostenere l’Ucraina fino a quando gli ucraini lo riterrranno necessario. Certo bisogna evitare un allargamento del conflitto, e dobbiamo sostenere tutte le iniziative umanitarie che possano aiutare quelle popolazioni. Ma il punto politico deve essere chiaro, non ci possono essere equidistanze tra agredito e aggressore, non ci possono essere dubbi, incertezze o esitazioni nel sostegno all’Ucraina.

  2. Surreale dire che “Zelensky ha molte ragioni ma non tutte”. L’Ucraina è un paese che è stato militarmente aggredito, e questo costituisce già una gravissima e inaccettabile violazione del diritto internazionale (per non parlare dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi dai soldati russi). Violazione che rende legittima l’autodifesa dell’Ucraina, rende legittimo il sostegno militare di altri paesi all’Ucraina, cosa che è riconosciuta dallo Statuto delle Nazioni Unite (legittima difesa collettiva), dal catechismo della Chiesa cattolica e dalla dottrina sociale della Chiesa. Di fronte alla aggressione di Putin, che ha portato alla conquista russa di alcune regioni ucraine e alla loro annessione alla Russia, che cosa può dire Zelensky se non che vuole recuperare l’integrità territoriale del suo paese ? Fin dal primo momento gli Stati occidentali hanno sostenuto la posizione ucraina, evitando però saggiamente un coinvolgimento diretto nella guerra. L’esperienza di Monaco 1938 dovrebbe averci convinto che fare una pace che umilia il paese aggredito e lo consegna nelle mani del paese aggressore provoca un disastro, oltre che essere moralmente e politicamente ripugnante. Zelensky ha tutte le ragioni, e abbiamo il diritto e il dovere di sostenere l’Ucraina fino a quando gli ucraini lo riterrranno necessario. Certo bisogna evitare un allargamento del conflitto, e dobbiamo sostenere tutte le iniziative umanitarie che possano aiutare quelle popolazioni. Ma il punto politico deve essere chiaro, non ci possono essere equidistanze tra agredito e aggressore, non ci possono essere dubbi, incertezze o esitazioni nel sostegno all’Ucraina.

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