VITA MONASTICA: sul discernimento – ADISTA SEGNI NUOVI: sul beato Teresio Olivelli – IL GALLO: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio” – LA CIVILTA’ CATTOLICA: contro ogni “colonizzazione” – èAFRICA:sulla “fratellanza umana” – JESUS: sul “rompicapo delle tante, troppe, diocesi italiane”

| 0 comments

È dedicato al “discernimento” il fascicolo 270 di Vita Monastica, la rivista trimestrale di liturgia, spiritualità ed ecumenismo curata dai monaci di Camaldoli (Barban, Rotili, Cortoni, Bordello, Ferrari, tra i collaboratori). E scorrendo le oltre 200 pagine della rivista si comprende quale forza di verità e rinnovamento si nasconda dietro a questa parola. “Il discernimento è l’opera del monaco, il cuore stesso della sua vita spirituale…ma esso è anche l’opera essenziale di ogni cristiano”: l’affermazione che campeggia nella prima pagina si svela e illumina tutto il fascicolo. Nel corso dei vari articoli (scritti da autori diversi, perlopiù monaci e teologi, uomini e donne) si scopre come l’arte di discernere sia al cuore della missione della Chiesa e di ogni cristiano, anzi: di ogni uomo. Discernere significa leggere correttamente la realtà in cui viviamo; ma anche molto di più: cogliere l’identità e la missione che riguarda ogni persona in maniera propria e diversa; leggere progettare e compiere il presente e il futuro di ciascuno. Discernere se stiamo assistendo e/o partecipando a un tramonto o a un’aurora, quali siano gli autentici segni dei tempi… e che cosa essi ci propongano (o impongano?) di compiere. Insomma: il discernimento è la condizione per conoscere e operare nel mondo (e nella Chiesa) e, ancor più radicalmente, per alimentare noi stessi e il nostro prossimo, camminando verso la verità con coraggio e generosità, con prudenza, creatività … Così il “discernimento” si pone alla sorgente e nel cuore di una vita davvero umana e cristiana. La lettura del fascicolo (affascinante e gradevole) aiuta a capire ciò che conta davvero nella vita; e quanto sia prezioso per tutti, specie per i laici, avvicinarsi e mettersi in ascolto della “sapienza monastica”.

Paolo Rizzi, officiale della Segreteria di Stato vaticana e postulatore della causa di canonizzazione del beato Teresio Olivelli, ne ha curato l’Epistolario per Cittadella editrice e sulle pagine di Adista-Segni Nuovi (n 8 – marzo 2019) ne ricorda la figura affascinante e attualissima; e i gesti significativi come la sua morte nel lager delle SS. Quando un altro prigioniero, un giovane ucraino, venne picchiato selvaggiamente da un Kapò, Teresio fece scudo col proprio corpo alle percosse; e venne picchiato a morte.

“La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio…lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”: comincia così l’editoriale de Il Gallo di febbraio. E spiega che nella Repubblica del mi piace molti si sdegnano per tante cose, ma di solito non si sa cosa fare per migliorare ciò che non va. “In questo clima lo sdegno e il coraggio, invece di essere una spinta per cambiare i modelli di sviluppo dominanti, basati sul qui ed ora, vengono distaccati dalla loro madre, la speranza, e diventano delusione e rifiuto. Ecco la necessità di tenere vicini, e vivere assieme, lo sdegno, il coraggio e la speranza!

E un testimone di speranza è certo Papa Francesco. Sulla La Civiltà Cattolica (n 4048, 2 marzo) si possono leggere le parole che Egli ha rivolto a Panama ai gesuiti che vivono lì in un discorso, o meglio un dialogo, in cui esorta alla speranza, all’impegno coraggioso, al dialogo, a giocarsi la vita con coraggio e speranza contro ogni “colonizzazione” e crudeltà. Sullo stesso fascicolo di Civiltà Cattolica si può anche leggere il bellissimo testo “sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato il 3 febbraio ad Abu Dhabi dal Grande Iman di al-Azhar e da Papa Francesco. Quella “fratellanza umana” che è alla base dell’azione dei Medici con l’Africa Cuamm, come testimonia la loro bella rivista bimestrale èAfrica.

Jesus, il mensile delle Edizioni San Paolo, dedica l’inchiesta centrale del fascicolo di marzo al “rompicapo delle tante, troppe, diocesi italiane” (a cura di Igor Traboni e Paolo Rappellino). Ne emerge un complesso, ma anche affascinante, panorama di realtà ricche e vitali, in cui il nuovo e l’antico s’incontrano (e talora si scontrano) con vivacità e generosità, anche se con qualche limite “organizzativo”. Tra gli altri servizi ospitati su questo numero, oltre alle rubriche (come “la bisaccia del mendicante” curata da Enzo Bianchi), va segnalato il servizio sul “martirio dell’Amazzonia” e l’inchiesta sul fenomeno che si sta diffondendo: quello delle famiglie che, in Italia, decidono di condividere spazio e risorse e creare così delle comunità. E’ una risposta, forse, al modello borghese di famiglia-isola chiusa nel confine dei propri linguaggi e interessi.

(a.bert.)

Lascia un commento

Required fields are marked *.