Ucraina. Più della diplomazia: un appello

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Non solo il mondo continua ad essere riattraversato in forme ieri inimmaginabili da una violenza politica che è anche religiosa, etnica, forse perfino caratteriale se sfonda fra una gioventù esaltata. Anche l’Europa si scopre esposta, si ritrova incredibilmente in uno scontro da guerra fredda per la prima volta da decenni.

Certo la determinazione è che la risposta sia diplomatica, di mediazione e pace, cancelli il ricatto e la tentazione di servirsi della minaccia per rilanciare politiche di prepotenza comunque gestite. Ma davvero può bastare la diplomazia? Davvero possiamo tornare a una idea della pace che sia solo l’effetto di un bilanciamento abile di sovranità e non una scelta del mondo, una svolta radicale della convivenza, una imposizione di popoli che sono cresciuti nel sogno della fine delle guerre e si trovano attorniati da tragedie, genocidi, minacce, proliferazione di profughi e disperati?

Come può accadere questo? E’ già tragico che il dramma  arabo-mussulmano si sviluppi dopo le primavere arabe come un segno della immaturità del mondo. E già questo conferma il dato tragico cui i governi anche democratici non hanno saputo o voluto cercare sbocchi: il sostanziale fallimento, malgrado qualche sforzo di intervento di controllo, qualche soluzione finale positiva come nei Balcani, dell’ONU. Il problema si affaccia sulla frontiera est-ovest dell’Europa, ma c’è anche una responsabilità dell’Europa nella fragilità mondiale della cooperazione internazionale.

Non bastano più le risposte diplomatiche di vecchio stampo. Io credo che ci voglia anche una risposta dei popoli, da una parte e dall’altra.

Hollande l’ha saputa provocare con forza di fronte al terrorismo mussulmano. I popoli europei, quello russo, le due parti ucraine dovrebbero darne una ugualmente forte. Solo così la diplomazia potrà essere vincente.

Paola Gaiotti de Biase

One Comment

  1. Sono perfettamente d’accordo. Se crescesse una forte coscienza di pace nei popoli, le minoranze militarista e violente avrebbero poco ossigeno. Ma c’è qualcuno che aiuta le coscienze a crescere in tal senso? Certo non le nostre parrocchie

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