SPIRITO E VITA: Crisi mondiale e stili di vita – Horeb: una “prospettiva mendicante” del Concilio – VITA MONASTICA: un bilancio della Dei Verbum -JESUS CARITAS: la crisi e le sfide – IL TETTO: la “rinuncia” e “la speranza”.

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Quanti italiani immaginerebbero che una piccola rivista mensile che s’intitola Spirito e Vita, sottotitolo “rivista di spiritualità”, ed è in larga parte scritta e destinata a religiose e religiosi, possa intitolare il fascicolo di aprile “Crisi mondiale e stili di vita”? Non molti; e ancor più si sorprenderebbero leggendo i testi: belli, puntuali, lucidi. Certo ispirati ad una visione cristiana della vita, ma attenti alla vita reale degli uomini e delle donne e solidali con i problemi dell’umanità. Colpisce poi, favorevolmente, il linguaggio semplice e chiaro e i giudizi chiari e nitidi. Scrive don Armando Matteo nell’editoriale: “… molti Paesi vivono ore drammatiche … hanno accumulato un debito pubblico spaventoso … quello dell’Italia si è assestato oltre i 2000 miliardi di euro. La crisi dunque c’è e si sente… L’Occidente sta vivendo al di sopra delle sue possibilità economiche, spirituali, culturali, addirittura demografiche. I politici, di destra e di sinistra, continuano a pensare alle prossime elezioni …”.

Gli fa eco padre Felice Scalia, gesuita:“Risalire la corrente significa vedere le necessità dei poveri, portare l’amore di Cristo fattivo e creativo, agganciare le nostre scelte al nuovo di attività che portano ad una sana economia, e la giustizia è un primo passo verso quella terra dei viventi che il Risorto ci ha promesso”. La crisi mondiale e nazionale viene indicata come frutto dell’egoismo e della dissipazione; ma anche come possibile occasione per scoprire la strada di una maggiore giustizia, di un dono e un’accoglienza fraterna, di maturazione ulteriore personale e sociale.

Non sono solo parole. A leggere le riviste e le pubblicazioni che nascono e vengono offerte dalle comunità religiose, specialmente contemplative, si scopre che lì c’è una straordinaria capacità di leggere la realtà contemporanea e le sfide che vengono oggi dalla trasformazione (e crisi) del sistema culturale, politico ed economico dominante. Leggete, ad esempio il fascicolo 8n 130, aprile) di Jesus Caritas, che è la voce delle comunità e delle persone che Fanno parte dei Piccoli fratelli di Gesù nello spirito di Charles de Foucauld.

Oppure si può leggere Horeb, la rivista di spiritualità curata dalla comunità carmelitana di Milazzo. Il n 64 (gennaio-aprile 2013) è dedicato al Concilio Vaticano II. Giustamente si afferma che “gli orientamenti e le decisioni del Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza in questi cinquant’anni”. E si ripropone una “lettura del Concilio” in quella che viene definita (citando Camara, Lercaro, Turoldo…) una “prospettiva mendicante”. Non a caso, infatti, il fascicolo s’intitola “A 50 anni dal Concilio Vaticano II: da una Chiesa trionfante ad una Chiesa mendicante”. E non si tratta di un passo indietro o di una valutazione pessimistica. È stato un cammino – certo non ancora completato – verso una maggiore fedeltà al Vangelo e verso una maggiore fraternità verso gli uomini, realizzando almeno in parte l’impegno che una quarantina di vescovi del Terzo Mondo, guidati da Helder Camara aveva preso il 16 novembre 1965, qualche settimana prima della chiusura del Concilio col “Patto delle Catacombe”: “ … rinunciamo per sempre all’apparenza e alla realtà della ricchezza”.

Ancora nello spirito del Concilio: la rivista Vita monastica, curata dalla comunità dei monaci di Camaldoli, dedica il numero 253 (giugno 2013) a un bilancio della Dei Verbum, il documento che ha rinnovato in profondità la presenza trasformatrice della Bibbia nella vita della Chiesa. Tra gli autori degli articoli il pastore valdese Paolo Ricca, una laica donna come Serena Noceti, un laico ricercatore, una suora missionaria, un laico teologo e docente in un ateneo pontificio, Andrea Grillo, che approfondisce il rapporto tra teologia e magistero, complesso e difficile anche dopo il Concilio. E leggendo i vari articoli si capisce bene il perché: la Dei Verbum, infatti, merita di esser considerata come il documento più profondo e innovativo del Vaticano II.

Ma anche una rivista nata cinquant’anni fa e curata da christifideles laici, fondata e guidata da Pasquale Colella (giurista e protagonista del movimento cattolico in Italia) come Il Tetto sorprende per la contemporanea attenzione ai fatti della vita ecclesiale e agli avvenimenti e problemi della società civile. Sul numero 291/294, uscito ad aprile (in larga parte dedicato ai temi della scuola e dell’università, il direttore offre un personale e toccante ricordo di Giuseppe Dossetti e si commenta la “rinuncia” di papa Benedetto e si illumina la speranza che papa Francesco “sia capace di superare quella distanza che nell’ultimo cinquantennio ha separato la Chiesa dal mondo, come aveva detto il cardinale Carlo Maria Martini nell’ultima sua intervista dell’8 agosto 2012.

(a.bert)

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