Sono in gioco questioni rilevanti e decisive

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Si riaccende il dibattito, all’interno della rete c3dem, intorno al referendum sulla riforma costituzionale …

 

Sono debitore di una risposta all’amico Guido Formigoni e mi permetto di esplicitare il mio dissenso, perché non sono in gioco considerazioni particolari e di merito su una proposta di riforma costituzionale, ma problemi politici e di concezioni di fondo, che ritengo del massimo rilievo (vedi qui il precedente articolo di Sandro Antoniazzi e il commento di Guido Formigoni, ndr).

Innanzitutto è doveroso rispondere alle quattro questioni sollevate da Guido.

  1. Sul primo problema, devo riconoscere che sono stato sbrigativo a parlare di una posizione dell’Ulivo favorevole all’abolizione del Senato. Sono andato a memoria e qualche volta la memoria tradisce. La proposta dell’Ulivo era la Camera delle Regioni, che però aveva competenza solo sulle questioni regionali e non era elettiva. Ritengo  che a questa posizione sia più vicina la proposta del governo che non le posizioni della minoranza Dem volta a ridare compiti generali al Senato e a ristabilire una sua base elettorale (a significare che si trattava di una 2^ Camera a tutti gli effetti).
  2. Sul secondo punto non capisco cosa significhi allargare il consenso. Il documento parla “di un consenso maturato tra le forze politiche” e a questo mi riferivo, dimostrandone l’impossibilità. Zagrebelsky in un’intervista riconosce il problema e lo risolve sostenendo che era meglio non fare niente. Appunto. Se invece Guido si riferisce alla minoranza Dem , vorrei ricordare che questo gruppo aveva deciso da tempo di dare una battaglia pregiudiziale su ogni problema per dimostrare che Renzi  doveva trattare con loro. Non era certo una base per una discussione di merito.
  3. Sul punto 3, che riguarda l’opportunità di dividere il quesito referendario in diversi punti, esprimo un’opinione decisamente contraria. La discussione su singoli temi è avvenuta alle Camere. Non è possibile riproporre scelte su questo o quel punto. Mi sembra solo un diversivo.
  4. Sul quarto punto Renzi ha dichiarato fin dall’inizio, preliminarmente, che intendeva portare la riforma costituzionale al voto dei cittadini. Che male c’è? E’ illegittimo? Se si porta una proposta al voto dei cittadini non va bene? Sinceramente mi stupisco che ci si stupisca della cosiddetta “personalizzazione”. Ma non è così la politica oggi ovunque? Cosa è successo in Austria? Cosa sta succedendo negli Stati Uniti? Si dovrebbe agire politicamente come tanti anni fa, prima della televisione (vedi i successi di Berlusconi) e di internet (vedi l’affermazione di Grillo). Dovremmo combattere con le baionette contro le armi atomiche.  Diamoci una mossa.

Queste, a mio parere, sono comunque considerazioni secondarie. Due sono le grandi questioni su cui si basa, penso in modo fondato, la mia critica al gruppo dei costituzionalisti.

Non è vero, come dice Guido che il loro documento “esprime una serie di pareri che aiutano a pensare e a farsi un’opinione”. La loro – al di là  dei discorsi accademici – è una chiara posizione per il NO, grande come una casa. E se Guido non è convinto basta leggere le interviste di Zagrebelsky che  esprime una chiara posizione non solo contraria alla riforma, ma anche al governo Renzi, parlando di “oligarchia”.

Il dibattito che è in corso sul referendum è tutto politico. Si sono schierati per il NO la Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, i 5Stelle. Questo è il fronte del NO. Se i costituzionalisti pensano che si discuterà delle loro considerazioni sarebbe utile organizzare per loro un Seminario di studio a parte, perché il referendum avrà altre logiche, altre forze in campo, altri obiettivi.  E’ come se giocassero a ping-pong su un campo da tennis. Oppure, coscientemente, scendono in campo, ma allora devono essere coscienti della loro scelta e degli schieramenti che partecipano.

Comprendo l’invocazione a parlare del merito e non dei problemi politici che sovrastano, ma nella realtà non è così e non sarà così. I costituzionalisti hanno considerato che cosa succederebbe se vincessero i no? Si va a nuove elezioni?  E con quale esito? Quale nuovo governo sarebbe possibile secondo loro, oppure la cosa non li riguarda? Personalmente ritengo , guardando cosa sta succedendo in Europa e ora anche in America,  che sia bene sostenere l’attuale governo; non vedo soluzioni migliori e ritengo che non sia bene scherzare a  riguardo coi problemi che ci ritroviamo.

Ma il secondo problema su cui non sono d’accordo riguarda la posizione di questi costituzionalisti, una specie di posizione di superiorità dovuta al loro ruolo. Qui il discorso diventa più difficile e richiederebbe più spazio e un maggiore approfondimento.

C’è tutta un’area di persone di sinistra che orfana del marxismo, del comunismo, del socialismo, dell’ideologia, del Partito, ha fatto della Costituzione il proprio nuovo riferimento ideale, la nuova fede. Così i costituzionalisti vengono e si sentono investiti del ruolo di “padri della patria”.

La Costituzione è sicuramente importante, ma non è il valore supremo e neppure la fonte ispiratrice di ogni politica. Così non sono d’accordo su tante posizioni che si esprimono sul sito “costituzionalismo”, non sono d’accordo con le esasperazioni di Raniero La Valle, non sono d’accordo con Rodotà, non sono d’accordo col termine “patriottismo costituzionale”, non sono d’accordo con Smuraglia che fa dell’ANPI una forza politica di parte (naturalmente a difesa della Costituzione), non sono d’accordo con alcune posizioni della CGIL (che avanza i suoi referendum e delle proposte di legge “di rango costituzionale”), ecc..

Più in generale contesto una visone “idealistica” per cui si elabora un’idea “giusta” (costituzionale) e poi dopo la legislazione e la realtà si adeguano. La realtà per fortuna è più complessa e non rientra facilmente in questi schemi.

I costituzionalisti hanno comunque ancora tempo per pensare e magari di votare SI, perché questa riforma, per quanto imperfetta, qualche passo avanti lo fa, nel senso di un sistema quasi monocamerale, ciò che costituisce un risultato non di poco conto.

 

Sandro Antoniazzi

5 Comments

  1. sagge riflessioni, ma non dire “i costituzionalisti”.
    In molti di più (per quello che contano i numeri) abbiano invece sottoscritto
    quest’altro documento:
    http://www.bastaunsi.it/ragioni-del-si

  2. mi soffermo solo su un punto. Se il referendum, formalmente sulla riforma costituzionale, è essenzialmente politico (in fondo si giudicano ingenui coloro che vorrebbero esprimersi sul contenuto a prescindere dalle conseguenze) allora – sempre forzando il ragionamento – è vero che si chiede un plebiscito sul Governo e sulla persona del suo Presidente. Quindi è una distorsione profonda del motivo su cui si è chiamati ad esprimersi.
    Poi ritengo contestabile anche la posizione di tutti coloro che sostengono: meglio questa riforma, che nessuna riforma, anche perchè il Capo dello Stato dell’epoca aveva dato questo mandato per accettare la rielezione. Io credo che, se una riforma la si giudica negativa va respinta comunque; e che la materia la si dovesse lasciare al libero gioco e confronto del Parlamento senza invischiare il Governo. E poi chiedere il parere popolare, senza chiedere plebisciti rispetto al risultato.
    Ma anch’io sono un ingenuo. E temo che, questa vicenda, concorrerà a dividere ulteriormente i tra governativi (renziani) e non governativi (non renziani).

  3. ANPI e costituzionalisti(il gruppo dei 56 con Onida/De siervo, ecc. diciamo) e presidenti della Consulta, hanno dato indicazione per il NO, cgil uil e altre associazioni, hanno criticato la riforma e non condividendola, hanno dato essi pure una determinata indicazione……io penso che altri NO, se vi sono, siano aggiuntivi eventualmente a questi citati, e, in ogni caso, essi pure hanno pieno diritto di manifestarsi su una questione che riguarda l’italia…..quanto al merito, sono preoccupato dei possibili effetti che potrebbero determinarsi squilibrando nei fatti i poteri dello stato e riconducendo al capo del governo(chiunque esso poi sia), un potere cosi’ ampio da ricordare molto da vicino altri momenti storici; forse e’ il caso di riflettere davvero bene prima di lasciarci alle spalle la costituzione che ci ha garantito, anche in momenti difficlissimi, decine e decine di anni di pace e di liberta’…..la francia di questi giorni, insegna in qualche modo anche a italia, le difficolta’ che per il popolo determina il potere accentrato in certo modo……….la democrazia e’ quotidiana, ogni giorno, non ogni 5 anni con una crocetta su una scheda “predisposta”……bisogna riflettere bene e ponderare tutto, non legare riforme cosi’ incisive e durevoli a momenti politici provvisori, perche’ potremmo avere risultati opposti a quelli sperati…e in europa comincia a soffiare un brutto vento……

  4. Questa proposta di riforma costituzionale (che lascia intonsi i principi fondamentali: dato che è scarso soltanto per quanti reputano i “principi” insignificanti), se letta per intero, migliora la situazione attuale (e non solo per la governabilità).
    Certo, se si pone a demerito di un Presidente del Consiglio il voler trarre le normali conseguenze istituzionali dal voto su una riforma fondamentale da lui proposta, allora siamo alla negazione della politica.
    Il voto sarà sulla riforma, non su Renzi (qualunque sia la conseguenza che ne trarrà).
    Quanti trasformano in fatto elettorale la disponibilità di Renzi ad andarsene in caso di voto negativo sulla riforma, riducono il governo a fatto di voti e non di idee. Di fatto si adeguano alle logiche del populismo.
    Anche Renzi, peraltro, non dovrebbe trasformare questa sua fedeltà alle logiche quantitative della democrazia in dato di valenza politica soltanto del consenso.
    Mentre la protesta sta surclassando la politica, riprendiamo a riconsiderare i problemi dell’Italia e delle risorse (culturali e territoriali) che potrebbero consentirne qualche meno disorganica soluzione abborracciata.

  5. innanzitutto mi pare rilevante la sottolineatura del prof. Ceccanti che evidenzia che a fronte di 57 costituzionalisti per il no ce ne sono oltre 200 per il SI… anche in Anpi il livello nazionale si è schierato per il no ma la base è divisa e in molti sono per il SI… idem CGIL… questo evidenzia chiaramente la scelta fortemente politica (da parte dei NO si esprime con semplicità una posizione antigovernativa senza peraltro avere una soluzione omogenea alternativa).
    Rispetto alla personalizzazione è evidente che il Fronte del NO che unisce Casa Pound e Sinistra ITALIANA, Grillo e Salvini con la Meloni e Brunetta si schiera come un fronte anti-Renzi e questo non è certo il PdC ad averlo cercato… diverso è dire che a fronte di una volontà specifica di questo governo di fare le riforme è fortemente coerente abbandonare se i cittadini si dovessero esprimere con contrarietà alla linea intrapresa.
    Nel merito la riforma della Costituzione non è un tema per addetti ai lavori, riguarda principalmente la governabilità di questo paese e sfido il fronte del NO a dimostrarmi che tale governabilità sia mai esistita

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