SINODO. Umiltà e rispetto (Tagle, Filippine). Evangelizzare il sociale (card. Turkson). Senza ricette, ma con la gente (Santoro, Taranto). E la giustizia? (Lapierre, Canadà)

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 Tra gli interventi al Sinodo, ne abbiamo scelto alcuni  che offrono spunti interessanti (vedi gli altri interventi segnalati in precedenza)

Mons. Luis Antonio G. TAGLE, Arcivescovo di Manila (FILIPPINE)

Una ragazza ha chiesto: “Siamo noi giovani che ci siamo persi o è la Chiesa ad averci perduti?”. La sua domanda esprime il desiderio di una Chiesa in cui Gesù possa trovarla e i cui lei possa trovare lui. Ma per poter essere lo “spazio” per un incontro di fede con il Signore, la Chiesa deve imparare di nuovo da Gesù, nel quale incontriamo Dio.
La Chiesa deve imparare l’umiltà da Gesù. La forza e la potenza di Dio appaiono nello svuotamento di sé del Figlio, nell’amore che viene crocifisso ma che salva davvero perché viene svuotato di sé per gli altri.
La Chiesa è chiamata a imitare il rispetto di Gesù per ogni persona umana. Egli ha difeso la dignità di tutti, in particolare di quanti sono trascurati e disprezzati dal mondo. Amando i suoi nemici, egli ha affermato la loro dignità.
La Chiesa deve scoprire la forza del silenzio. Confrontata con il dolore, con i dubbi e con le incertezze delle persone, non può fingere di offrire soluzioni semplici. In Gesù il silenzio diventa la via dell’ascolto attento, della compassione e della preghiera. È la via verso la verità.
Le società in apparenza indifferenti e prive di obiettivi del presente stanno davvero cercando Dio. L’umiltà, il rispetto e il silenzio della Chiesa potrebbero rivelare in modo più chiaro il volto di Dio in Gesù. Il mondo trae gioia dal semplice fatto che testimoniamo Gesù, mite e umile di cuore.

 

 

Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

 

Frutto del Concilio Vaticano II, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in questo tempo così significativo per tutta la Chiesa e per la sua particolare missione “di fomentare dovunque la giustizia e l’amore di Cristo verso i poveri … (allo) scopo di stimolare la comunità cattolica a promuovere lo sviluppo delle regioni bisognose e la giustizia sociale tra le nazioni”, si inserisce con entusiasmo in quel “processo di rilancio della missione fondamentale della Chiesa” che è la nuova evangelizzazione.

Infatti, come sottolinea l’Instrumentum Laboris di questa XIII Assemblea ordinaria, al n. 130, riprendendo gli insegnamenti dei Sommi Pontefici Paolo VI e Benedetto XVI, “1’evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell’ uomo. […] La testimonianza della carità di Cristo attraverso opere di giustizia, pace e sviluppo fa parte della evangelizzazione, perché a Gesù Cristo, che ci ama, sta a cuore tutto l’uomo. Su questi importanti insegnamenti si fonda 1’aspetto missionario della dottrina sociale della Chiesa come elemento essenziale di evangelizzazione. La dottrina sociale della Chiesa è annuncio e testimonianza di fede. È strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa”. Del resto, è dalla profonda esperierza pastorale del Beato Giovanni Paolo II quale Vescovo di Cracovia, oltre che dal suo ministero petrino, che è scaturita la più efficace definizione della dottrina sociale della Chiesa: uno “strumento di evangelizzazione”.

Il movente originario dell’ evangelizzazione è 1’amore di Cristo per la salvezza eterna degli uomini; e 1’annuncio di Gesù Cristo è il primo e principale fattore dello sviluppo.

Se quella del rinnovamento è un’esigenza costante dell’evangelizzazione – e a maggior ragione lo è della evangelizzazione del sociale in quanto le sue strategie devono accompagnare le trasformazioni della società – è indubbio che essa si faccia particolarmente sentire in quest’ora in cui ci si trova ad un tornante della storia nel quale la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica. Questione antropologica che comporta, forzatamente, la questione di Dio. Se non si rifiuta esplicitamente Dio, si tende a ritenere irrilevante l’apertura dell’uomo al Trascendente.

Ora, in considerazione di questo momento storico, urge una nuova evangelizzazione anche del sociale, non solo perché della nuova evangelizzazione essa è un contenuto ineludibile, ma anche perché ne è, appunto, strumento efficace.

Molte persone, infatti, sono oggi sempre più sensibili alle questioni dei diritti umani, della giustizia, dell’ecologia, della lotta alla povertà, ai temi che toccano la vita concreta delle persone e quella in comune delle nazioni. Questa è una realtà che può essere colta come un’autentica opportunità per la nuova evangelizzazione; e proprio per questa ragione, la porta d’accesso all’evangelizzazione può efficacemente essere quella del “sociale”.

Si tratta, quindi, di studiare nuove strategie. Ecco, alcune proposte:

Perseverare sul piano della formazione con particolare attenzione allo studio della dottrina sociale della Chiesa nei Seminari, nelle diverse case di formazione e nelle parocchie.

Non trascurare le opportunità offerte dal dialogo ecumenico e interreligioso.

Sul piano dell’ attitudine apologetica cui fa riferimento il n. 138 dell’Instrumentum Laboris, sarebbe opportuno far conoscere maggiormente la grande tradizione della “santità sociale”. Ad esempio: I sacerdoti Arcangelo Tardini e José Maria Arizmendarrieta (pastorale sociale), Il Beato Giuseppe Toniolo (nel campo del lavoro), Robert Schuman, Alcide De Gasperi e Julius Nyerere (nel campo politico).

Sempre su questo fronte, per così dire, apologetico, si ispira di quanto affermava il Beato Giovanni XXIII nell’ enciclica Mater et Magistra – cioè che “una dottrina sociale non va solo enunciata, ma anche tradotta in termini concreti nella realtà”.

Infine, per sottolineare ancora una volta l’importanza della nuova evangelizzazione del sociale, perché non ipotizzare che nella pagina web del Vaticano, alla voce “Testi fondamentali”, oltre al Catechismo della Chiesa Cattolica appaia anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa? Oppure, perché non pensare a consacrare un’Assemblea sinodale al tema, proprio, della (Nuova) evangelizzazione del sociale?

 

 

Mons. Filippo SANTORO, Arcivescovo di Taranto

 

La Nuova Evangelizzazione ha sete di incontrare i cristiani ormai lontani e di dialogare con la cultura attuale del mondo. Ma il mondo molte volte non ha nessuna voglia di dialogare con noi e se lo fa è solo in battaglie da lui fissate secondo lo spirito del tempo. Ma anche agli inizi dell’Evangelizzazione nessuno aveva interesse a dialogare con i cristiani, con quella piccola schiera di uomini strani che credevano che un uomo crocifisso fosse risorto. Ma era proprio a questo mondo che essi si rivolgevano mostrando a chi li ignorava o li perseguitava l’esperienza di una vita cambiata e la proposta di salvezza. A quel mondo non si rispondeva con un discorso, ma con il miracolo di una umanità trasformata. Dopo 27 anni di missione e di servizio alla Chiesa in Brasile sono tornato in Italia, in una diocesi di antica evangelizzazione, in un contesto di diffusa e sentita religiosità popolare dove la fedeltà è fortemente provocata dalla secolariz-zazione. Per gli effetti inquinanti della più grande fabbrica siderurgica d’Europa, dodicimila persone (ventimila con l’indotto) rischiano di perdere il posto di lavoro, mentre molte altre persone già sono state vittime di tumori e di altre gravi malattie a causa della contaminazione ambientale. La Chiesa non è stata a guardare, ma ha preso subito partito per la difesa della vita attaccata dalla diossina e da altre sostanze tossiche, ma ha anche difeso il lavoro che permette lo sviluppo della vita. Non avendo a disposizione una ricetta per la soluzione di questo grave problema, abbiamo offerto una presenza solidale e un sostegno concreto a quanti sono toccati dagli effetti disastrosi di questa triste alternativa in questo periodo di recessione economica mondiale. Non offriamo soluzioni, ma la vicinanza, consapevoli della missione di farci pellegrini accanto a chi soffre, favorendo il dialogo e la concertazione per il bene comune. Per questo ho visitato gli operai dell’altoforno 5 che scioperavano a 60 metri d’altezza ed ho incontrato gli ammalati di tumori, ho visitato la lega contro la leucemia, la sclerosi multipla, l’associazione nazionale tumori e altre associazioni, tra cui i bambini contro l’inquinamento. Ma il conflitto rimane aperto e vediamo la profonda crisi umana e sociale di questo modello di sviluppo economico. Gesù ha abbracciato il bisogno, si è messo dal lato dei poveri, dei peccatori, degli esclusi. Li ha amati ed in questo ha rivelato il volto del padre.

 

 

Mons. François LAPIERRE, P.M.E., Vescovo di Saint-Hyacinthe (CANADA)

 

Il numero 130 dell’Instrumentum laboris afferma che “La dottrina sociale della Chiesa è annuncio e testimonianza di fede. È strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa”.

L’Instrumentum laboris è molto ricco ma allo stesso tempo piuttosto vago nel trattare il rapporto tra la Nuova Evangelizzazione e la dottrina sociale della Chiesa. Il legame intimo che esiste tra l’annuncio del Vangelo e il servizio della Giustizia e della Pace non mi sembra abbastanza approfondito.

Questa situazione rischia di far apparire la Nuova Evangelizzazione come una risposta ai problemi interni della Chiesa e non come un contributo unico allo sviluppo della giustizia e della pace nel mondo.

La crisi economica attuale ci fa scoprire come l’avidità e la cupidigia hanno spezzato delle relazioni di senso scindendo l’economia dalla sua dimensione sociale nella vita umana.

Queste relazioni possono essere ritrovate solo tramite l’amore, la fraternità e l’amicizia che devono esprimersi non solo nei rapporti interpersonali, ma anche nella vita economica e commerciale, come sottolinea perfettamente la lettera del papa Benedetto XVI, Caritas in Veritate.

In questo contesto, è importante che la Chiesa appaia come una fraternità, un corpo, il Corpo di Cristo. La comunità è già un annuncio del Vangelo di Dio.

Nell’iniziazione cristiana separiamo spesso l’amore dalla giustizia, il cammino della fede dalle realtà sociali e politiche. Occorre una cultura della solidarietà.

I grandi missionari, attraverso i secoli, hanno saputo unire l’annuncio coraggioso del Vangelo di Cristo e l’impegno a favore dei poveri. I loro gesti spesso sono stati più eloquenti delle loro parole.

 

 

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