Prodi sull’esito del Consiglio europeo. “Bene. Ma ora riavviamo il processo politico e costituente europeo”

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Come fa da tempo, Romano Prodi affida alle colonne del “Messaggero” il suo commento sull’attualità politica Sull’esito del Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles nei giorni scorsi scrive che con le decisioni prese “si è recuperato quel minimo di solidarietà e di flessibilità che erano mancate durante la crisi” (“La nuova direzione di marcia”, Il Messaggero, 30 giugno 2012). “L’Unione europea ha finalmente capito che il solo rigore non basta”. Prodi parla anche di due lezioni specifiche da trarre dal vertice. La prima è che l’Italia è tornata ad essere un protagonista sulla scena europea e ha tessuto una giusta alleanza con la Spagna e la Francia (cosa che Prodi auspicava da tempo) pur senza entrare in conflitto con la Germania. La seconda è che rispondere all’emergenza è necessario ma non sufficiente, e che ora si deve  “scrivere una nuova pagina nella storia dell’integrazione europea, attraverso tre unioni: bancaria, fiscale e politica”. Sull’unione bancaria e fiscale a Bruxelles (nel rapporto stilato da Van Rompuy) si sono messe le basi per poterci arrivare entro dicembre. Il punto più debole è l’unione politica. Ma per questo obiettivo, per avviare un nuovo processo costituente, serve l’impegno del parlamento europeo e, soprattutto, dei parlamenti nazionali e delle forze politiche. Prodi propone di fissare “il nuovo obiettivo 2014”, cioè di usare le prossime elezioni europee per “riavviare il processo politico e costituente europeo” con una forte legittimazione democratica e una forte partecipazione popolare.

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