Referendum: una prova di maturità democratica       

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di Pier Giorgio Maiardi

Il modo con cui la politica del nostro Paese approccia i referendum del prossimo giugno sembra esprimere l’attuale decadimento della nostra democrazia ed offende i cittadini elettori. Come strumento istituzionale di partecipazione dei cittadini, il referendum è una cosa seria e i quesiti posti sono altrettanto importanti: compito delle istituzioni e delle forze politiche è quello di mettere in condizione i cittadini di esprimersi responsabilmente entrando nel merito dei quesiti. Era lecito prevedere, in questo periodo che precede il voto, un vivace dibattito pubblico che avrebbe rappresentato una via per far crescere la consapevolezza dei cittadini e promuovere, a beneficio di tutti, una partecipazione più responsabile alla vita democratica. Invece stiamo assistendo ad uno scontro penoso fra maggioranza e opposizione che sembra mirare ad oscurare i contenuti dei quesiti e squalificare l’istituto del referendum, se promosso dalla parte politica avversa. Un ulteriore pessimo servizio alla democrazia! Se i quesiti sono espressi in una forma incomprensibile è perché si tratta, come prevede la nostra carta costituzionale, di referendum abrogativi di parti di norme legislative e quindi fanno riferimento a queste ma, proprio per tale motivo, le istituzioni dovrebbero farsi carico di esplicitare la sostanza dei quesiti, mi pare questo sia un diritto dei cittadini elettori. Al contrario le parti politiche, in particolare quelle che oggi governano, trasformano i referendum in competizioni preconcette fra maggioranza e opposizione prescindendo dai contenuti, e invitano, addirittura, a disertare le urne, il peggior modo per considerare il referendum, che è un prezioso istituto del nostro ordinamento democratico.

Le questioni poste a referendum riguardano il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione e il diritto alla cittadinanza per i residenti nel nostro paese e che desiderano essere considerati cittadini al pari degli altri. Mi paiono quesiti piuttosto importanti e delicati,  e le schede che riceveremo nel seggio elettorale saranno cinque: la prima, verde, ci chiede se aderiamo alla abrogazione delle disposizioni che, in caso di licenziamenti illegittimi (non “per giusta causa”!), prevedono, per il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro, una discriminazione fra i dipendenti di aziende di dimensioni diverse, escludendo tale diritto per i lavoratori di aziende sotto i quindici dipendenti; la seconda, beige, propone di eliminare la differenziazione fra il calcolo del trattamento economico, in caso di licenziamento legittimo, dei lavoratori a seconda dell’anzianità di servizio; la terza, grigia, intende regolare il contratto a termine, evitandone l’uso selvaggio e ponendo l’obbligo della motivazione e dei termini di durata; la quarta, rosa, con l’intento di limitare la possibilità di incidenti sul lavoro, vuole regolare la concessione degli appalti e dei subappalti stabilendo la corresponsabilità dell’impresa appaltante, tenuta così a verificare che l’impresa appaltatrice dia sufficienti garanzie in ordine alla sicurezza sul lavoro; la quinta, gialla, intende cancellare il minimo di dieci anni di residenza nel nostro paese necessario per richiedere la cittadinanza, detto limite, in tal modo, si ridurrebbe a cinque anni, sufficienti per riconoscere una piena integrazione ed eliminare una discriminazione fra cittadini che vivono, operano e contribuiscono al benessere del medesimo paese.

Alle questioni poste a referendum si può aderire o non aderire, ma mi pare doveroso esprimere il proprio parere in modo esplicito: l’astensione può avere molte interpretazioni, anche di disinteresse ed estraneità alla vita del proprio paese, dato assai negativo riguardo alla partecipazione ed alla maturità della nostra vita democratica a cui dovremmo tutti tenere gelosamente, specialmente in un tempo in cui il governo del mondo pare sempre più affidato a pochi personaggi estranei ad una autentica ispirazione democratica.

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  1. Sono d’accordo e mi pare che venga centrato il significato dei referendum, al di là della loro incidenza pratica criticata, credo in parte giustamente, da Antoniazzi su questo blog. La legislazione sul lavoro varata da Renzi presentava luci ed ombre, e ovviamente anche quella della Fornero, che aveva però il caratttere dell’emergenza di credibilità internazionale del nostro paese infangata da Berlusconi e Tremonti.

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