PIER GIORGIO MAIARDI: NON CAPISCO DE RITA…

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A proposito dell’intervento di Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera del 28.1.13 “La scomparsa dei cattolici nella campagna elettorale”, riportato su c3dem, Pier Giorgio Maiardi, di “Agire politicamente” di Bologna, ci ha inviato alcune osservazioni, che riportiamo di seguito.

A me pare che si confermi un equivoco di fondo: che la fede cristiana e il battesimo che ci fa cattolici comporti un pensiero politico univoco, “un’anima collettiva di proposta politica”, e che quindi, se questo non emerge in modo visibile, ciò sia imputabile alla ignoranza o all’ignavia dei cattolici.

Non capisco poi perché il presupposto pensiero cattolico debba essere contrario allo Stato ed alla funzione di questo di garantire condizioni di equità, uguaglianza e giustizia che invece si ritroverebbero meglio perseguite in una società policentrica: il favore per lo Stato rappresenterebbe, per i cattolici, “una debolezza culturale profonda”. La situazione politico-economica in cui ci troviamo, dominata da logiche economiche che consideriamo indiscutibili ed immutabili e che consentono ai mercati, ed ai poteri che vi agiscono, di condizionare i diritti elementari delle persone – dal diritto a costruirsi una famiglia, al diritto al lavoro, al diritto alla salute….- ritengo possa essere affrontata e modificata  solamente da una forte organizzazione comune, e quindi da uno Stato e da unioni forti di Stati, capaci di governare l’economia.

Credo che il Vangelo liberi da appartenenze preconcette e che, in nome della carità, che manifesta la nostra somiglianza a Dio creatore e su cui verremo giudicati, ci spinga a cercare continuamente, con tutti gli uomini di buona volontà, la migliore organizzazione della nostra vita comune in nome dei principi sopra richiamati di solidarietà, di uguaglianza, di equità e di giustizia.

Da qui devono nascere le scelte politiche dei cattolici che sono necessariamente plurali – e quindi non sempre ispirate alla ricerca della “squadra che contava e/o offriva di più” – e soggettive, scelte che qualificano il cattolico se sono ispirate dalla carità e dal desiderio di un autentico bene comune. L’impegno politico diventa un dovere per i cattolici in questo senso. Purtroppo, e questo è vero, la nostra quotidiana partecipazione alla vita della comunità ecclesiale non ci educa a questa sensibilità e non ci offre i luoghi del discernimento cristiano della realtà.

Il rapporto dei cattolici con la politica credo debba liberarsi della frustrazione di una non sufficiente visibilità e caricarsi, piuttosto, di una carica vitale e liberante che, appunto perché rapportata ad una prospettiva escatologica, non ha mai motivo di esaurirsi, di dichiararsi appagata o definitivamente sconfitta. 

 

Pier Giorgio Maiardi

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