Passare la mano. Un ricordo di Paola Gaiotti De Biase

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Di questa straordinaria vicenda umana, della ricca vita di Paola Gaiotti de Biase, abbiamo fatto parte, facciamo parte anche noi, almeno per un buon tratto di strada: quel passaggio epocale per lei e per noi che fu il decennio tra il 1974/75 e il 1986/87, scandito dalla vivace esperienza comune della Lega democratica …

 

 

Il  26 agosto 2022 Paola avrebbe compiuto 95 anni: nata a Napoli nel 1927, si è spenta a Roma il 13 luglio. Impossibile condensare in qualche riga la biografia umana e politica di questa donna del “Novecento incompiuto”, quasi un secolo di vita, quel secolo breve da lei non solo studiato, ma vissuto intensamente.

Nel 2010 decise di narrare la sua storia nel libro “Passare la mano. Memorie di una donna dal Novecento incompiuto” (Ed.Viella, Roma).

Ormai prossima, per ragioni naturali, al congedo, (…) ho voluto ricostruire qui la vicenda personale, soggettiva, di una donna del Novecento che si è trovata con la sua generazione, entro la straordinaria avventura che ha iniziato – solo iniziato, e con qualche scandalosa regressione, come lo scorcio del 2008 ha messo in evidenza ( a chiudere le pratiche di millenni di storia, la riduzione delle donne al piacere maschile e la negazione della loro piena soggettività politica”. (Chissà, oggi Paola Gaiotti forse avrebbe evidenziato ben altre regressioni!!)

L’ autrice, nelle pagine conclusive del bellissimo testo che meriterebbe di essere adottato come libro di autentica storia vivente, annota: “In realtà, al di là dei miei stessi propositi, sento ora, mentre chiudo queste pagine, di dover ammettere che proprio quella straordinaria novità rendeva inevitabilmente il ricordo altro da una scrittura femminile privata; voleva alludere di fatto, pur fra scarti e parzialità, a una biografia finalmente collettiva, di donne di uomini, a un intreccio di volontà, di riflessioni, di obiettivi e di progetti, in un intreccio di gratitudini”.

Tra queste donne, in questo intreccio di volontà, di riflessioni e progetti ci sono anch’io, in una relazione politica maturata dopo il prezioso primo personale incontro nella Lega Democratica, insieme a molte amiche e amici della Rosa Bianca, che mi/ci consentono di affermare che di questa straordinaria vicenda umana, della ricca vita di Paola Gaiotti de Biase, abbiamo fatto parte, facciamo parte anche noi. Almeno per un buon tratto di strada, quel passaggio epocale per lei e per noi che fu il decennio tra il 1974/75 e il 1986/87, scandito dalla vivace esperienza comune della Lega democratica.

Un periodo troppo spesso associato agli “anni di piombo”, con al centro il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, a cui Paola Gaiotti dedica il capitolo più lungo delle sue memorie (ben oltre 50 pagine), ma che lei vuole ricordare non solo per violenza e terrorismo, ma anche per tutte le speranze di miglioramento di una società sclerotizzata, un periodo anche di grandi riforme scolastiche, sanitarie, di affermazione dei diritti della persona, delle donne, del lavoro e di partecipazione civile.

Qui si colloca il nostro impegno comune nell’associazione Lega democratica che, come annota anche Vincenzo Passerini nel suo ricordo di Paola Gaiotti, fu “una straordinaria occasione di lavoro intellettuale collettivo, di amicizie e di incontri, di crescita personale e di amarezze, qualcosa che ha segnato per sempre le nostre vite, le nostre relazioni, i nostri sentimenti, vorrei dire il nostro stare al mondo insieme, nella realtà concreta del nostro paese in quella fase della sua storia” (Passare la mano, p. 156).

Per noi 25/30enni di allora un luogo di formazione personale e politica, una palestra di allenamento della mente e di apprendimento dei linguaggi della politica, quella “alta” come amava definire e scrivere la stessa Gaiotti, di misurazione con i principi di realtà è al contempo con quelli del “non appagamento”, di confronto serrato con degli adulti/adulti, spesso dell’età dei nostri genitori, nel caso di Paola e del caro tanto amato Angelo Gaiotti anche più grandi dei miei, che si mettevano al nostro fianco, ascoltandoci, dandoci credito, lasciandosi criticare, persino attaccare, con franchezza e mitezza, al contempo esigendo da noi serietà, impegno e responsabilità.

Ciò avvenne in maniera più forte e intensa nel periodo in cui con Fulvio De Giorgi e Beppe Tognon, due coetanei, con i quali venni eletta nella Giunta della Lega democratica in rappresentanza dei più giovani. Tutti intorno a un tavolo, a discutere di politica, economia, finanza, lavoro, diritti, pace e tanto altro ancora, alla pari con Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Roberto Ruffilli, Nicola Lipari, Paolo Giuntella, Roberto Pertile, Livio Pescia  e tutti gli altri componenti e/o invitati all’incontro.

Essendo poi Paola e io le uniche donne presenti e partecipanti, si creò un rapporto più stretto tra noi, rafforzatosi nel periodo della sua Presidenza, durante il quale potei condividere con lei anche la comune passione e l’impegno “con e per” i movimenti delle donne (che in quella sede appassionava, per la verità, solo Ardigò!), nonché in seguito, per molto tempo anche dopo la fine della Lega Democratica, il complicato percorso di ricerca del femminismo cristiano, del quale Paola Gaiotti era stata tra le prime autorevoli studiose.

Dovremo trovare tempi e modalità per approfondire il racconto di questa comune esperienza, attingendo a tutto il contributo di interventi e relazioni che questa donna autorevole ci ha regalato all’interno delle scuole di formazione della Lega democratica, alla corrispondenza personale intercorsa, ai suoi articoli sulla rivista Appunti di cultura politica che l’hanno vista tra le promotrici, la cui nascita viene associata nelle memorie al giorno del rapimento di Aldo Moro.

“Non è una giornata che io possa dimenticare il 16 marzo 1978. Per il pomeriggio era convocato il gruppo dirigente della Lega democratica presente a Roma (…) arrivai, come tutti, alla riunione sconvolta, interrogandoci sul destino di Moro, su quello di questo paese, su ciò che sarebbe avvenuto (…) la nostra riunione fu piena di interruzioni, di scambi telefonici, di ricerche di informazioni. Io stessa, lo ricordo bene, riuscii a telefonare a Noretta Moro, che mi rispose direttamente al telefono, interrogandomi lei per prima con un coraggioso e imprevedibile: – Come sta Angelo, come sta Eugenio? – (il figlio unico di Paola) (…) Già in quel pomeriggio avvertimmo il senso della sfida radicale che avevamo davanti. Emerse in quel nostro drammatico ‘che fare?’, come unica risposta nelle nostre mani, la decisione di far uscire una rivista. Decidemmo così di preparare immediatamente l’uscita di un organo fieramente sobrio, nel titolo e nella veste editoriale, che intendeva rilanciare il gusto della pagina pulita senza fronzoli. (…) La storia dei trent’anni della testata di Appunti di cultura e politica, che ha segnato a lungo la vita quotidiana mia e di mio marito, il cui primo numero uscirà nel maggio 1978, si radica dunque lì, non coincide casualmente con i trent’anni della fine di Moro, che segnano i tempi della storia italiana, si identificano con essi in radice” (Passare la mano. pag. 177-178).

Mi sono permessa questa lunga citazione per fornire un assaggio della peculiarità del racconto di vita che è stato l’ultimo grande lascito della nostra cara Paola.

Una narrazione che non solo rivela una acuta e appassionata analisi del suo tempo presente, ma ci racconta di amicizia, amore, gioie, maternità, lotte, successi, fallimenti, studi, ricerche, scelte, nomi, volti, errori, disincanti e speranze.

Dietro questo affascinante profluvio di parole, in un italiano piacevole e non stucchevolmente dotto, si svela la tempra di una donna forte, il sorriso franco che sapeva scoppiare in una sonora risata, la dolcezza, molto nascosta, di una donna dallo spirito forte e dal cuore tenero come quello cui aspirava la nostra amata Sophie Scholl.

L’ultimo abbraccio con lei (restia alle effusioni come molte donne dei suoi anni, ma cedevole alla gioia di un rivedersi dopo lunghe assenze!) fu in occasione della presentazione del suo libro, che mi fece l’onore di poter commentare, all’interno di un ciclo di incontri dal titolo Donne nel secolo breve. Fra Chiesa, società civile e politica, organizzati a Milano nel 2011, da Rosa Bianca, Città dell’uomo, CIF Lombardia, Gruppo Promozione Donna. Tutti gruppi e realtà che l’hanno vista protagonista e che hanno con lei un grande debito di riconoscenza, tanto da poterla annoverare tra le proprie indimenticabili maestre.

Certamente questo vale per la mia vita e la mia storia. Grazie Paola.

 

Grazia Villa

 

 

 

 

 

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  1. Faccio seguito al bel testo su Paola scritto da Grazia Villa per unire alcuni ricordi legati a momenti diversi delle nostre esperienze comuni. All’inizio conobbi Paola Gaiotti attraverso la lettura di un suo libro appena uscito: “le origini del movimento femminile cattolico”, edito dalla Morcelliana, che mi aperse un mondo, poi attraverso l’impegno politico nel Movimento femminile della DC, per tanti anni, fino al suo progressivo distacco per una scelta politica diversa,vissuta con sofferenza, ma con tranquilla coscienza. Scelta che, pur dispiaciuta, compresi nelle motivazioni e culturali e personali delle quali più volte avemmo occasione di parlare nei tanti incontri in amicizia che ebbi con Paola negli anni seguenti. Paola aveva un vero affetto per gli amici,certamente ricambiato, anche per i tanti che pur non facevano parte di quella cerchia prestigiosa che diede vita alle esperienze culturali più significative, prima fra tutte la Lega Democratica e la sua rivista. Dal suo impegno politico Paola trasse certamente molte soddisfazioni, ma ebbe anche delusioni e amarezze che lasciarono il segno. Particolarmente significative furono le polemiche, quando era parlamentare europea, relative ai suoi interventi tesi a migliorare la legge sull’aborto che il parlamento europeo stava discutendo. Il clericalesimo veneto non glielo perdonò, e Paola ne soffri’ parecchio.
    Nel corso degli anni, con gli studi e l’insegnamento, ma soprattutto con le sue pubblicazioni acquisì un ruolo importante nella ricerca sulla storia delle donne; fu perciò chiamata a presiedere la Commissione pari opportunità presso il ministero della Pubblica Istruzione che aveva lo scopo di colmare il gap formativo tra maschi e femmine, superare gli stereotipi di genere, analizzare i libri di testo, ecc.
    Ne facevo parte anch’io, perciò avemmo modo di lavorare a stretto contatto, e di approfondire la nostra amicizia. Fu per me una vera e propria scuola di cultura politica, di storia, dì spiritualità. Ebbi anche modo di comprendere meglio certi lati del suo carattere che al di là di alcuni aspetti decisionisti nascondevano una vera e propria timidezza.
    Andai a trovare Paola poco prima che il COVID ci impedisse ogni movimento: poco mobile, affaticata, ma sempre molto lucida e interessata alle vicende politiche e sociali.
    Le devo molto, le sono molto grata per l ‘amicizia che mi ha regalato e penso che sarebbe molto bello se qualche giovane studiosa/o potesse riprendere e approfondire le sue ricerche. Sarebbe il modo migliore per onorare la sua memoria ed esprimere la nostra gratitudine.

    • Grazie Maria Pia, grazie Carla. Questo apporto di Paola Gaiotti al femminismo cattolico meriterebbe un adeguato approfondimento, ci potremmo pensare anche insieme. Lo stiamo facendo anche per Maria Dutto, vedremo di trovare forme e luoghi adeguati. Grazie ancora a tutte e due, salutandovi con affetto. Grazia

  2. A metà degli anni Settanta ero un’adolescente di Azione Cattolica già sensibilissima alla “questione femminile” (come si diceva allora), desiderosa buttarmi nell’impegno per la “promozione della donna” (altra espressione tipica dei tempi). Non ero sola. Iniziò in quegli anni un sodalizio con altre donne che nel tempo si trasformò in intensa riflessione collettiva e attiva militanza che dura tuttora. Ma eravamo all’affannosa ricerca di punti di riferimento che in qualche modo “ci autorizzassero” a essere donne credenti, precisamente cattoliche, e nello stesso tempo femministe. Paola Gaiotti fu il nostro faro. Insieme ad altre certo: Giulia Paola Di Nicola, Wilma Preti, Maria Dutto e il gruppo della rivista “Progetto Donna”, Albertina Soliani, Gianna Agostinucci Campanini, Maria Teresa Bellenzier, l’associazione CIF al cui interno operavamo…Ma la sua testimonianza e il suo pensiero furono il primo pilastro su cui basammo il nostro impegno.
    In uno dei nostri epici convegni in occasione dell’8 marzo (epici perché organizzati senza mezzi, senza soldi, senza internet… ma ricchissimi di entusiasmo e passione, preparati a lungo e per questo, spesso, molto sentiti e partecipati) riuscimmo finalmente a invitare anche lei. Il titolo del Convegno era “Donne in politica: look o partecipazione?”. Correva l’anno 1987. E l’anno dopo tornò a Parma per parlarci della Mulieris Dignitatem appena pubblicata.
    Grazie Paola, maestra nostra. Guidaci ancora dal cielo.

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