“Noi non taceremo …” ancora. Scuola Rosa Bianca, 28 agosto–1 settembre 2013 -Terzolas (TN)

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«Dalle macerie risorge alla luce il nuovo spirito. Ma il quotidiano è contraddizione. Macerie e luce nello stesso tempo». Hans Scholl

Ricorrono i 70 anni dal martirio dei giovani della Rosa Bianca tedesca che, nel loro quarto volantino, scrivevano: «Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra cattiva coscienza. La Rosa Bianca non vi darà pace». Sono parole forti, come quel grido di “w la libertà” prima scritto sui muri di Monaco e poi consegnato a chi è chiamato a farne memoria.

Da dove ripartire?

In questo momento storico ricco di contraddizioni, pieno di buio per i venti di guerra, che vede il vissuto di uomini e donne misurarsi con le fatiche della quotidianità e a fare i conti con gli elementi di crisi sistemica, con le difficoltà a progettare il futuro, con la incapacità delle istituzioni di riformarsi è tempo di scuola, per ripartire. La proposta della scuola, sintetizzata dalla presidente Grazia Villa, è stata quella di far riecheggiare attraverso la scuola della Rosa Bianca le parole dense, i silenzi fecondi, le immagini reali e le pratiche nuove per un’altra democrazia. Questo percorso deriva dall’esigenza di non tacere rispetto ai molti motivi per cui un pezzo di Paese si indigna, a cominciare dalla violenza e dalle minacce di guerra che giungono dalla Siria e da molte parti del mondo, con l’attualità politica italiana che sembra arenarsi sul tema della grazia (g minuscola) ad personam; dal riaffiorare dei rigurgiti razzisti in Italia con l’Europa che viene ridotta alla questione Euro sì / Euro no. Per noi cittadini e cittadine del mondo si tratta di guardare attraverso gli occhi delle vittime i nuovi modelli di globalizzazione.

Non ci si è limitati ad un’ analisi della realtà, ma è stata l’occasione per far circolare idee, prassi e confrontare esperienze.

Testimoni

Non è più tempo per star fermi, per tacere appunto. Ne è testimonianza il messaggio di papa Francesco per la Chiesa e per il mondo, con il suo forte, accorato appello contro la guerra. Rispetto ai tempi nuovi della Chiesa abbiamo avuto modo di ri-percorrere i primi mesi di pontificato con Vania De Luca, il percorso sinodale delle reti di associazioni quale quella dei Viandanti e delle donne delle Comunità di Base.

Non è silente Agnes Heller che, a partire dalla memoria dell’Olocausto e del regime ungherese, interviene contro l’idolatria del potere. Cos’è che rende una persona giusta qui ed adesso? L’uomo giusto è colui che, di fronte ad una scelta che può fare del male verso un’altra persona persona, preferisce che il male ricada piuttosto su di sé.

Quale quantità di responsabilità porta su di sé ciascun individuo?

Quale speranza per l’Europa? Nel XX secolo l’Europa è stata la madre dei totalitarismi. Fino a che non ci assumiamo la responsabilità e la memoria di questo passato non riusciremo a fare un salto di qualità perché altrimenti la nostra maturità democratica rischia di essere estremamente giovane e fragile.

Econo-mia, Eco-nostra

Nei laboratori e nelle tavole rotonde sull’economia ci si è confrontati su un modo differente e concreto per fare in modo che si ricostruisca un equilibrio sull’uso e il consumo dei beni e sullo scambio nell’ambito dell’utilità economica. Se l’economia incide sul vissuto delle persone è necessario partire- come sostenuto da Giuliana Martirani – dal rivedere la nostra visione in modo che possa essere ricercato insieme il giusto equilibrio che porti ad un indice di “felicità interna lorda” e al tempo stesso una decrescita per i troppo ricchi e crescita per i troppo poveri.

Giovanni Bazoli ha ripercorso le tempeste della finanza negli ultimi decenni e ha segnalato come negli ultimi 20 anni il sistema Paese sia rimasto congelato a causa del degrado morale, della mancanza di senso civico e delle divisioni ideologiche. Il capitalismo globalizzato non ha assunto come priorità l’obiettivo della riduzione della disuguaglianza, c’è quindi la necessità di una economia di mercato sulla base di nuovi ideali. E’ stato quindi approfondito con Francesco Terreri il metodo e le possibilità del microcredito, che ha rappresentato in molte situazioni di povertà ed emarginazione uno strumento per recuperare relazioni e opportunità di cittadinanza. Rispetto ai comportamenti e alle prassi è stata accolta l’esperienza significativa di Pietro Comper, imprenditore nell’ambito delle economie di comunione, dove il tema dell’utilità comune nell’azienda si coniuga con una progettualità per il ben-essere e per mettere al centro la persona con le sue relazioni.

Prendiamo la parola contro il razzismo

Il “Noi non taceremo” trova la sua prosecuzione con il “Prendiamo la parola” e le iniziative contro il razzismo. E’ una battaglia di cittadinanza non facile quando le discriminazioni, il razzismo, la xenofobia vengono utilizzati come strumento per raccogliere il consenso. Vi è la necessità di avviare percorsi di cittadinanza per “italiani e non”, riscoprendo i diritti e doveri della casa comune quali quelli prefigurati dalla nostra Carta Costituzionale. Rispetto a questo ci hanno raccontato dell’impegno loro e di altre persone e associazioni Mercedes Frias, Adel Jabbar e Kossi Komla-Ebri. L’elevazione del livello di civiltà nell’Italia dei campanili passa attraverso a percorsi per rileggere la nostra identità che non è fissata nel tempo una volta per tutte, ma che richiede di mettersi in gioco sia con i nuovi immigrati, sia con i nati di seconda e terza generazione . E’ una sfida che, anche di fronte alle espressioni sguaiate contro la ministra Cecile Kyenge, chiede di essere raccolta da associazioni, gruppi, scuole ed istituzioni.

Una politica disarmata, il coraggio di una democrazia liberata.

Le amministrazioni locali si trovano in prima fila ad affrontare la crisi attuale e, insieme ai cittadini e alle cittadine, le sfide del cambiamento. Rispetto a questo tema hanno animato il confronto Bruno Magatti, Margherita Silvestrini, Carla Mantelli e Dimitri Velli. Sul territorio si ottiene una forte mobilitazione sociale solo su alcune tematiche, mentre i partiti politici sembrano inadeguati a raccogliere il consenso e soprattutto ad operare con costanza su alcune sfide, sia a livello locale che a livello nazionale.

Non è semplice lavorare per e con la comunità sul proprio territorio. La fatica di convocare le realtà presenti a programmare e a condividere gli obiettivi di fondo dell’azione sul territorio rappresentano uno sforzo importante per il coinvolgimento delle realtà presenti e per avere con tutti gli attori coinvolti un riscontro sulle iniziative e una progettualità che non si limiti a gestire problemi contingenti, ma ad individuare ed affrontare le priorità.

La crisi ha inciso profondamente sui cittadini e sul livello di welfare e potrebbe acuirsi ulteriormente quando verrà a mancare per molti giovani il sostegno economico delle famiglie di origine. Occorre quindi perseguire un “modello generativo” in cui l’individuo non basta a se stesso. La politica a livello nazionale non sembra riuscire a trovare ricette e soluzioni, ma anzi molto spesso si misura con la scarsa capacità di incidere. Diversi gli spunti che ci offre Michele Nicoletti: dalla complessità indotta dal contesto internazionale che vede il Mediterraneo in fiamme, all’indebolimento della protezione ai soggetti deboli rispetto a tutele formalmente previste nella nostra Costituzione ma molte volte trascurate e annullate a causa della esiguità di risorse messe a disposizione, al contesto di forte indebitamento pubblico.

Guglielmo Minervini ci ha stimolato a misurarci con le opportunità di cambiamento e a porci di fronte ad alcune domande. Quale futuro è possibile senza un idea collettiva, senza un “noi”? Quali sono le opportunità nascoste in questo contesto storico? E’ora di trasformare quei segnali e quegli elementi che sembrano connotare una crisi senza via di uscita in occasioni per rivedere il nostro modo di essere e di agire. E’ ora di recuperare una visione della comunità e di un orizzonte planetario in cui vivere.

Sintesi a cura di Fabio Caneri

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