MOSAICO DI PACE: è solo crisi economica? – IL REGNO: abbiamo perduto ogni cultura della solidarietà e della fraternità – DESK: importanza e delicatezza dell’informazione scientifica – PRESBYTERI: oltre le nostre fragilità – ADISTA: perché no un “Sinodo dei discepoli”?

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“Con il naufragio di oltre 700 migranti vicino alle coste libiche nella notte tra il 18 e 19 aprile è naufragata anche l’Unione Europea come patria dei diritti umani” Così Alex Zanotelli nell’editoriale di Mosaico di pace (maggio 2015). E cita Gad Lerner: “Quando ci protendono le mani da una zattera in mezzo a quel mare, non c’è altro gesto di umanità possibile che protendere verso di loro le nostre braccia. Non c’è altra salvezza che una salvezza comune. Trasformiamo i sommersi in salvati”. E, accanto a tanti altri articoli molto interessanti, la rivista offre un dossier (molto bello e molto inquietante nel senso che obbliga a un severo esame di coscienza) intitolato “è solo crisi economica?”. La risposta è: no, non solo. E si riflette sulla crisi degli affetti, dei rapporti interpersonali, delle abitudini sociali e perfino familiari. E s’invita alla resistenza, allo sforzo di immaginare, e costruire, un progetto e un mondo diverso. È un fascicolo che, a leggerlo tutto (tra gli autori Fabio Corazzina, Tonio Dell’Olio, Sergio Paronetto, Giovanni Gasparini, Rosa Siciliano) crea prima inquietudine e rabbia, ma poi speranza e… voglia di pensare e fare qualcosa di “diverso”.

Su Il Regno (n 4, attualità) accanto a molte interessanti notizie e riflessioni, si può leggere – prima ancora che i numerosi articoli ricchi di notizie, documentazioni, riflessioni… – l’editoriale del direttore Gianfranco Brunelli che offre una rapida panoramica sulla realtà e varietà delle crisi mondiali e sul cinico egoismo che si diffonde. E conclude: “Abbiamo perduto in meno di un decennio ogni cultura della solidarietà e della fraternità, nonché il senso della responsabilità per l’altro, valori che sono il fondamento della nostra civiltà. Progressivamente ci siamo rinchiusi nell’egoismo, nella paura, nell’ostilità e nell’indifferenza. Era tristemente paradossale ascoltare qualche giorno fa a Padova il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, che si vedeva costretto a rispondere, proprio nel suo Veneto cattolico, a una domanda circa la possibilità di essere buoni cattolici e allo stesso tempo di rifiutare l’accoglienza agli immigrati. Tristi paradossi”.

Desk, la rivista trimestrale di cultura e d’informazione curata dall’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) dedica il più recente fascicolo (anno XXII n 4) al tema dell’informazione scientifica, sottolineandone l’importanza e la delicatezza anche dal punto di vista etico. La divulgazione e la pubblicizzazione di notizie, opzioni, rimedi e prodotti che provengono dal mondo della scienza, ma sono capaci e destinati a incidere nella vita concreta delle persone, rappresenta una risorsa ma anche un problema di prima grandezza. Si pensi al ruolo dell’informazione medico-scientifica in Tv; si pensi alla confusione e agli interessi che si sono mossi intorno al “caso Stamina” o alla “terapia Di Bella”. Tra i collaboratori del fascicolo Guido Mocellin, Paolo Benanti, Fabio Turone, Walter Bruno, Francesca Lozito, Franco Maresca, Andrea Melodia e Maria Rosa Serrao che intervista Franco Casavola su “come i giornali trattano i temi della bioetica”.

La fragilità è una condizione fondamentale degli uomini; e dunque anche dei sacerdoti. Così la bella rivista di spiritualità pastorale Presbyteri intitola il n 4/2015 “Oltre le nostre fragilità”. È un fascicolo molto interessante anche per i laici, che sono aiutati a comprendere difficoltà e speranza dei fratelli sacerdoti. I quali si rendono conto che una certa fiducia a priori verso i preti si è volatilizzata e c’è una comprensione assai scarsa per le difficoltà dei fratelli sacerdoti. L’articolo introduttivo di Felice Scalia mette in luce la fragilità che accomuna i preti con gli altri uomini e offre molte riflessioni sui modi autenticamente umani e cristiani di far fronte alle difficoltà. Scrive: “Se tentiamo di guardare in faccia la nostra fragilità forse ci accorgeremo che capita a noi qualcosa di simile a ciò che succede nella vita di un bambino. Lui avverte con assoluta chiarezza che è insufficiente a se stesso, che non sopravvivrebbe se non ci fossero almeno due mani, due occhi, un cuore. La fragilità per lui è via per la scoperta della preziosità della mamma, di chi lo ama …”. Così il sacerdote, ma in fondo ogni cristiano, può e deve scoprire che “se Dio esiste, se è padre, chi può essere solo?”. Così la consapevolezza di essere fragili vasi può aiutare tutti, preti e laici, a scoprire e ad aprirsi con fiducia all’amore di Dio ed anche all’amore della comunità dei fratelli. Il fascicolo di Presbyteri contiene vari altri articoli e riflessioni sul tema; tra essi quello di Armando Matteo (“abbiamo un tesoro in vasi di creta”) e di Giuseppe Ruggieri (“La debolezza forte di Dio”) e di don Cravero e del cardinale Silvano Piovanelli (già vescovo di Firenze).

Come sappiamo c’è un “Sinodo dei Vescovi”. E perché non dovrebbe esserci un “Sinodo dei discepoli”? Questa è la suggestiva proposta emersa nell’assemblea nazionale di “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri”. Ne dà notizia Adista pubblicando un vivace resoconto dell’incontro svoltosi lo scorso 9 maggio. Sul fascicolo n 19, del 23 maggio, si possono leggere varie, ampie citazioni di Franco Barbero, Raniero La Valle, Felice Scalia, Alberto Simoni, Luigi Sandri e altri. È una notizia significativa dell’attuale momento ecclesiale, pieno di speranza per l’apertura vissuta e rappresentata da papa Francesco.

(a.  bert.)

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