MERIAM, LA DONNA SUDANESE CONDANNATA A MORTE PER APOSTASIA

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Al caso di Meriam, la giovane madre sudanese, di fede cristiana, accusata di apostasia e di adulterio (per aver sposato un cristiano) dai giudici che si rifanno alla sharia, e a rischio di essere impiccata, Enzo Bianchi ha dedicato su Repubblica del 16 maggio un commento (“Meriam, martire cristiana”) che ha suscitato numerose reazioni contrarie, da destra e da sinistra. L’accusa è di “equivalenza morale”. Si vedano Il Foglio, con un articolo non firmato (“Il monaco e il martirio pret-a-porter”) e Libero con un articolo di Antonio Socci (“Quei cattolici che detestano i cattolici”; qui si allarga la critica fino a colpire il card. Kasper e mons. Nunzio Galantino), ma anche Michele Serra nella sua quotidiana rubrica su Repubblica (“L’amaca”, 17 maggio), stupito da una sorta di assenza di indignazione. Non si rifanno a Bianchi, ed esprimono posizioni di netta condanna e di invito a mobilitarsi contro la condanna e contro il crescente integralismo islamico che minaccia i cristiani, gli articoli di Barbara Stefanelli (“Il coraggio di Meriam”, editoriale del Corriere della Sera) e di Domenico Quirico (“Sudan, la giovane sposa incinta condannata a morte perché cristiana”).

 

 

 

 

 

 

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