La positiva esperienza delle primarie del centrosinistra a Parma

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Alle elezioni politiche Parma vota tendenzialmente a sinistra ma dal 1998 il centrosinistra non è più stato al governo della città. Si sono succedute tre amministrazioni “civiche” sostenute dal centrodestra e un’amministrazione pentastellata che poi si è staccata dalla ditta Casaleggio in corso d’opera. In questi 20 anni Parma ha conosciuto il sogno di una spumeggiante modernizzazione, l’infrangersi del sogno contro opere faraoniche inutilizzabili, un abnorme debito, gli scandali giudiziari.… e infine lo sconcerto di fronte al Sindaco ex grillino Pizzarotti che, dopo mirabolanti promesse di rivoluzione, ha scelto di alzare al massimo la pressione tributaria e di occuparsi dell’ordinaria amministrazione, sostanzialmente tirando a campare.

In questo contesto la scelta del candidato Sindaco del centrosinistra risultava particolarmente delicata e la decisione di procedere attraverso elezioni primarie è stata a mio parere azzeccata.

Si sono presentati tre candidati, uno dei quali di origine albanese a Parma da vent’anni: un piccolo segno dei tempi.

Ha vinto nettamente Paolo Scarpa già presidente del Circolo Il Borgo, attivo socio della nostra Rete. (Evidentemente i soggetti che la costituiscono sono soggetti vivi, vere e proprie palestre di politica in grado di suscitare vocazioni al servizio politico di “prima linea”).

Parma è una città di 180.000 abitanti e hanno partecipato alle primarie 6300 persone.  Qualcuno ha dichiarato che sono state poche. Può anche darsi, ma in questo momento di forte disaffezione nei confronti della politica, è stato un piccolo miracolo riuscire a mobilitare migliaia di elettori e più di cento volontari come scrutatori e presidenti di seggio. Mi piacerebbe vedere qualche altra forza politica che riesce a fare di meglio.

Al di là delle considerazioni quantitative bisogna riconoscere che le primarie, che il PD si è dato come strumento ordinario per la scelta delle candidature, sono un’occasione formidabile per allargare la partecipazione e quindi rafforzare la democrazia. Certo, sono anche il momento in cui le divisioni interne ai partiti o alle coalizioni emergono con grande forza ma questo non è un dato negativo. Le divisioni ci sono ed è bene che siano vissute nella trasparenza: l’importante è che il conflitto sia gestito in modo civile e che alla fine prevalga il senso di appartenenza a un unico progetto politico. Sia perché sempre il conflitto politico dovrebbe essere vissuto in modo civile, sia perché la divisione delle primarie è una divisione provvisoria e alla loro conclusione bisogna ricompattarsi per sostenere chi ha vinto. Operazione, questa, tanto più facile quanto più si è riusciti a gestire in modo rispettoso e mite, appunto civile, il conflitto. Su questo, chi fa politica ha molto da imparare e molto spazio ci sarebbe per iniziative formative. Noi ci preoccupiamo parecchio dei contenuti della politica (quali leggi approvare? quali provvedimenti amministrativi adottare?) ma il modo in cui si sta in politica, lo stile relazionale che noi impostiamo con gli avversari politici e ancora di più con gli avversari interni, è altrettanto decisivo. Imparare a vivere correttamente le primarie costituisce un allenamento molto efficace per riuscire a vivere correttamente ed efficacemente l’impegno politico nel suo complesso. E viceversa.

In queste primarie parmigiane ho visto impegnati molti cattolici. Mi sento di dire che il mondo cattolico cittadino ha un notevole senso civico e in prevalenza tende a guardare a sinistra piuttosto che a destra. Ma in ogni caso, i nostri gruppi e le nostre associazioni sono luoghi in cui costantemente si educa al servizio per il bene comune. Dobbiamo rallegrarcene.

Attorno a ciascun candidato si sono coagulati gruppi di persone con storie e sensibilità molto diverse ma accomunate dalla fiducia in quel candidato e nel suo programma. Alla prossima occasione i gruppi si scomporranno e si ricomporranno in modo diverso. Ciò dimostra che il problema del PD non è costituito dai gruppi di provenienza che non riuscirebbero ad amalgamarsi. In realtà l’amalgama è avvenuto ed è continuamente in evoluzione. Il problema principale è che non si è imparato il metodo per stare e lavorare insieme: spesso prevalgono diffidenza reciproca, sfiducia, scarsa considerazione delle regole, difficoltà ad ascoltarsi.

Paolo Scarpa in questa pre-campagna elettorale ha insistito molto sui temi della legalità, dell’equità sociale, della qualità ambientale, su un rilancio della città non tanto attraverso grandi eventi o opere straordinarie ma attraverso la valorizzazione di ciò che la città è e attraverso la riscoperta della sua vocazione. Paolo non si è limitato a elencare le cose da fare ma ha espresso una visione politica di lungo termine. Questo è anche ciò che la nostra Rete può contribuire a costruire.

Carla Mantelli

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