In Italia la salute è un diritto di cittadinanza. Ignazio Marino e Massimo Mucchetti sulle dichiarazioni di Monti

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Mario Monti ha avvertito che i sistemi sanitari, compreso quello italiano, potrebbero non essere più sostenibili nel tempo dalla fiscalità generale. Ignazio Marino, medico e deputato Pd, su “l’Unità” del 29 novembre scrive che con la legge 833 del 1978, la realtà della sanità italiana “è stata rivoluzionata in maniera epocale dall’introduzione di un sistema sanitario universale caratterizzato dal diritto alla cura, dall’accessibilità alle strutture e dall’equità per tutti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche”, e “non possiamo permetterci di tornare indietro”. Per garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale “servono soluzioni urgenti che puntino a razionalizzare le risorse, riducendo gli sprechi, e non all’istituzione di nuove tasse”(Il compito della sinistra). Massimo Mucchetti sul “Corriere della Sera” osserva che dai “dati Ocse, risulta che l’Italia è il Paese dove la tutela della salute assorbe la minor spesa globale sia pro capite sia in relazione al Pil” e spiega in 5 punti perché l’idea di Monti di introdurre “fondi privati sanitari” non è buona, né sul piano economico né su quello dell’equità. La “morale” di Mucchetti è la seguente: “Se l’intervento di Mario Monti intende costringere una classe politica riluttante a organizzare meglio il prelievo, articolandolo su base regionale, dunque più vicina ai centri di spesa, e per scopi precisi, per esempio l’assistenza ai non autosufficienti o le cure odontoiatriche, va senz’altro sostenuto; se invece sottintende l’importazione del modello americano, allora sarà meglio dichiararlo apertis verbis e farsi misurare alle urne. La scelta del modello sociale, di cui il welfare sanitario è una colonna portante, interroga la democrazia, non la tecnica” (Cinque cose non dette sulla sanità).

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