Il valore ideale del Primo Maggio

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di Sandro Antoniazzi

Da tanti anni partecipo alle manifestazioni del Primo Maggio, non solo perché sono stato un sindacalista e continuo a vivere quei valori, ma perché ritengo che il Primo Maggio rivesta un grande valore ideale, purtroppo troppo trascurato.

Il Primo Maggio è l’unica festa realmente internazionale: questo è il suo grande valore ideale.

Nello stesso giorno i lavoratori di tutto il mondo scendono in piazza, certamente per parlare dei loro problemi ed esprimere le proprie rivendicazioni, ma nello stesso tempo per affermare una più profonda causa comune.

Si scende in piazza e gli oratori propongono le questioni del momento, ma come non pensare che nello stesso giorno in altre parti d’Europa, in America Latina e in quella del Nord, in Africa, in Asia, tanti altri lavoratori tengono analoghe manifestazioni?

Forse mentre si manifesta non viene in mente questo legame, ma la connessione esiste di fatto e idealmente, perché tutti si muovono con lo stesso spirito e con analoghi propositi.

Da qualche decennio si parla della globalizzazione, di un’internazionalizzazione sempre più spinta di economia, mercato, imprese, ma i lavoratori hanno pensato all’internazionalismo più di cento anni fa, nel 1890, inaugurando il Primo Maggio, che è diventato subito diffuso e permanente.

Il Primo Maggio era nato per affermare uno spirito solidale che superasse le frontiere, una solidarietà al di là dei nazionalismi; questo è il suo vero spirito originario.

Purtroppo, non ha retto alle vicende delle due guerre mondiali: le dichiarazioni di solidarietà si sono ritirate e spente quando si è trattato di entrare in guerra.

Lo spirito di solidarietà è rimasto, ma si è preso atto che le difficoltà da superare sono molte e molto forti e non basta la declamazione sia pure convinta: lo spirito solidaristico richiede coerenza fattiva, la volontà di dare le battaglie necessarie per tradurlo in realtà.

Oggi che siamo in un mondo globalizzato – dove tutto il mercato è mondiale, tante imprese sono internazionali e le multinazionali dominano tanta parte dell’economia – la solidarietà internazionale richiede al sindacato di allargare decisamente la propria attività in questo campo, di non lasciarla agli uffici internazionali, ma di farla diventare una pratica quotidiana di ogni categoria e di ogni impresa.

Lo spirito solidaristico internazionale oggi non può più essere solo richiamato ed esaltato, perché è maturo per essere tradotto in concrete proposte e azioni.

E così anche le manifestazioni del Primo Maggio potrebbero diventare più internazionalizzate, invitando a parlare sindacalisti di altri paesi, di ogni parte del mondo: parlandoci dei loro problemi apprendiamo ad avere un linguaggio comune, una visione condivisa.

Nutro un sogno che un giorno spero possa diventare realtà: che in tutte le manifestazioni del Primo Maggio, accanto ai discorsi nazionali, si possa leggere un unico messaggio mondiale in centinaia di lingue diverse, che testimoni la battaglia comune che i lavoratori sostengono per cambiare e migliorare la società.

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