«È molto più facile fare la guerra che la pace, per questo la prima è amata dagli uomini di poco valore. La seconda si costruisce con enorme fatica, spesso senza riconoscimento e poche risorse, perché la guerra fa fare affari che accrescono il denaro, mentre la pace previene immenso dolore e spese maledette: purtroppo, per molti, è difficile scegliere la strada della prevenzione, ci vuole immaginazione e visione, due cose che l’arte coltiva e produce». Dice Paolo Naldini, direttore della Fondazione Pistoletto.
L’arte è uno dei migliori antidoti contro le violenze psicologiche della guerra. O almeno contro l’impatto depressivo che seminano. È il messaggio che Michelangelo Pistoletto – artista di fama internazionale, classe 1933 – ha inviato ai docenti e agli studenti universitari dell’Università Beketov di Kharkiv, e tramite loro all’intero popolo ucraino. La sensibilità di Michelangelo Pistoletto ai temi della pace e della fratellanza universale è sempre stata intensa. Questa volta è stata sottolineata grazie ad un incontro di “affinità elettive”, tra ragazzi e professori, ucraini e italiani, in una città a 40 km dal fronte di guerra Ucraino.
Si è trattato di una riproduzione collettiva e di grande pregio artistico, che ha accumunato studenti, docenti e artisti dei due Paesi.
Due gli attori protagonisti principali: Paolo Naldini, direttore della onlus Cittadellarte–Fondazione Pistoletto, e il MEAN, il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta fondato da Riccardo Bonacina, Angelo Moretti, Marianella Sclavi e Marco Bentivogli. Conosciamolo un po’ meglio, sebbene in poche parole.
Ispirato alle idee di Alex Langer, il MEAN è nato nel 2022, all’indomani dell’invasione russa in terra ucraina, con lo scopo di chiedere all’Europa l’istituzione dei Corpi Civili di Pace Europei, quale strumento di interposizione civile e disarmato. Da allora, ha organizzato numerose spedizioni di volontari che sono andati là, dove la popolazione civile è sottoposta ad attacchi continui, per portare solidarietà, idee, vicinanza e condivisione. Dall’1 al 5 ottobre scorsi, per la sua quattordicesima missione, il Mean ha voluto celebrare il “Giubileo della Speranza in Ucraina”. In questo contesto è stato inserito il “Giubileo degli Artisti”.
Quando Paolo Naldini – non nuovo a iniziative di solidarietà con chi patisce gli effetti delle varie guerre in atto sul pianeta – è venuto a conoscenza dell’idea, subito ha proposto al Mean il “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto: ossia unna specie di opera “open source” che chiunque, previa autorizzazione della Fondazione Pistoletto, può reinterpretare e riprodurre gratuitamente. Esempi importanti di questo “meccanismo artistico” che si diffonde per “contagio” (virale, si potrebbe dire usando una metafora d’attualità), che vuole testimoniare il desiderio di pace e bellezza che ci accomuna e che si situa lontano dai musei, ma vicino alla vita delle persone, sono reperibili su terzoparadiso.org.
È accaduto così che, per un giorno, in una Università dell’estremo est europeo (l’Università Beketov di Kharkiv, già sottoposta a ben 26 attacchi missilistici), studenti e professori, insieme a una cinquantina di volontari del Mean partiti dall’Italia, si siano trovati riuniti per un momento di condivisione artistica e creativa. Il simbolo del “Terzo Paradiso” e il marchio del Mean sono stati riprodotti su un muro interno dell’Università, come un murales di pregiatissima fattura. Studenti, professori e volontari hanno poi potuto aggiungere la propria firma, o un disegno. Il corridoio, bianchissimo, riverniciato di fresco, nel quale era stato riprodotto il murales, non era stato scelto a caso. Collegava la parte dell’edificio colpita dai missili con la parte rimasta illesa. Gli studenti d’arte hanno poi offerto ognuno la propria visione dell’opera, riproducendola su carta o su tela e modificandola secondo la propria intenzione espressiva. Dalla matita, all’acrilico, al collage, sono state impiegate tecniche pittoriche molto diverse tra loro.
Intanto, su un grande schermo, veniva proiettato il videomessaggio che Michelangelo Pistoletto in persona, ha voluto inviare all’Università e al Mean, come ringraziamento per l’iniziativa e come spiegazione dei significati più profondi dell’opera, la quale incarna nel modo più sintetico e simbolico possibile un’idea di composizione dei conflitti, di ritrovata armonia, di produzione del nuovo e del bello da ciò che si oppone, che è in contrasto, e che è già noto.
Nel videomessaggio, l’artista esorta tutti a sprigionare una forza creativa capace di costruire una ‘pace preventiva’: «Dobbiamo creare – ha detto – un sistema per cui l’uomo non mangia l’uomo. Un sistema dove l’uomo non è più capace di mangiare l’altro uomo, non lo vuole più fare. Per fare questo bisogna creare un sistema di pace che non viene dopo la guerra, ma viene prima. La pace deve essere preparata prima di fare la guerra».
Commentando questo straordinario evento, questa incredibile connessione tra la grande arte italiana e l’arte di Kharkiv, il direttore della Fondazione Pistoletto, Paolo Naldini, ha ribadito: «È molto più facile fare la guerra che la pace, per questo la prima è amata dagli uomini di poco valore. La seconda si costruisce con enorme fatica, spesso senza riconoscimento e poche risorse, perché la guerra fa fare affari che accrescono il denaro, mentre la pace previene immenso dolore e spese maledette: purtroppo, per molti, è difficile scegliere la strada della prevenzione, ci vuole immaginazione e visione, due cose che l’arte coltiva e produce. Anche per questo ogni società ha radicalmente bisogno degli artisti, dei curatori, delle guide e dei direttori dei musei, degli insegnanti e degli amante dell’arte».
A ridosso di quei giorni, giornali e Tv hanno parlato molto del fatto che i 110 pacifisti del Mean, andati a celebrare il “Giubileo della Speranza” in Ucraina, si siano poi trovati, sulla strada del ritorno, bloccati dentro a un treno nella stazione di Leopoli mentre, a poca distanza da lì, i russi sferravano un attacco missilistico senza precedenti e gli ucraini si difendevano con la contraerea. Sono stati momenti di paura, tanta, che gli attivisti del Mean hanno vissuto per una sola volta nella loro vita, e che gli ucraini invece vivono quasi quotidianamente da più di tre anni. L’attacco, purtroppo, ha causato la morte di una famiglia di quattro persone, tra cui una ragazza di 15 anni. L’evento, che è rimbalzato ovunque in cronaca, ha fatto conoscere il Mean anche a chi non ne aveva mai sentito parlare. Questo è positivo, ma solo da un certo punto di vista. Sottolineare solo quel momento, a volte anche in modo inopportuno ed esagerato, rischia di mettere in ombra i contenuti delle tante iniziative, svolte in Ucraina in occasione di questa quattordicesima missione, tra le quali, appunto, il Giubileo degli Artisti con il “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto.
Da sottolineare anche che alla realizzazione tecnica dell’evento artistico hanno contribuito Doriano Zurlo per il MEAN, Allessandro Alliaudi, ambasciatore del Terzo Paradiso, e Maria Osinska per l’Università Beketov di Kharkiv. Infine Michelangelo Pistoletto ha voluto registrare un videomessaggio di ringraziamento per il MEAN, l’università Beketov di Kharkiv e la nunziatura apostolica di Kyiv, che hanno reso possibile l’evento.
Durante l’incontro il rettore dell’Università Beketov, Igor Biletsky, si è detto sorpreso e positivamente colpito dalla presenza di italiani disposti a viaggiare per ben 2.500 km per portare vicinanza reale al popolo ucraino, e ha così commentato: «Mi sono chiesto perché siete venuti in questa città così vicina al fronte mettendo a rischio la vostra vita. La guerra è un male assoluto. Distrugge tutto. Distrugge le case, le vite, ma anche le anime e le idee. Tutto. Ma c’è una cosa più brutta della guerra ed è l’indifferenza. Voi ricordate a noi che esiste un mondo che non è rimasto indifferente e la vostra presenza ci fa sperare che possiamo vincere questo male che è la guerra».
