Il dibattito sulla marginalità degli ex Popolari nel Pd. Intervengono su “Europa” Castagnetti, Bodrato e Federico Orlando. Nino Labate su landino.it

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L’ex fucino Giorgio Armillei aveva scritto su landino.it come gli ex-popolari sono diventati marginali nel Pd e aveva spezzato una lancia a favore di Renzi (vedi qui). Il quotidiano “Europa” dell’11 ottobre pubblica alcune repliche. “Non è Renzi a ‘minacciare’ quanti nel Pd vengono dalla storia del cattolicesimo democratico, ma è la loro timidezza a misurarsi con l’originalità e la fecondità del loro substrato culturale”. Così scrive Pierluigi Castagnetti (Renzi sfida noi cattodem). “Dopo Monti – infatti – dovrà tornare la politica, ma non quella di ieri. Dovrà tornare l’intelligenza delle cose nuove”. E “i cattolici del Pd “debbono sentire l’ambizione di guidare questa ricerca”. Guido Bodrato (“Quelle critiche agli ex ppi“) ammette che “Renzi ha riaperto il dibattito sull’identità del Pd”; poi, replicando ad Armillei, spiega perché egli abbia fin dall’inizio ritenuto “un errore lo scioglimento del Ppi e l’adesione alla Margherita, e poi la convergenza della Margherita e della Quercia in un unico partito” e conclude auspicando che gli ex popolari “non considerino che solo «la vocazione maggioritaria» risponde alla domanda di politica” e lamentando che “i cristiani sono rimasti sordi all’invito del cardinal Martini a riconoscersi una minoranza (non una setta) che deve essere «sale e lievito» nel tempo che è loro dato da vivere…”. Federico Orlando unisce ai “4 no” di Franco Monaco a Renzi (articolo già introdotto in questa Rassegna, vedi qui) un suo quinto no (Il quinto no al rottamatore). Dice infatti che “Renzi, quando parla di rottamare, finisce con l’additare all’opinione pubblica solo il Pd”, mentre sarebbe tutta la classe dirigente del Paese, anche chi lo applaude, che dovrebbe andare a riposo.

Nino Labate, su landino.it (Nino Labate risponde ad Armillei) discute la tesi di Armillei sugli errori e la marginalità degli ex popolari, indicando come sia preconcetta e infondata storicamente la tesi che sostiene che “i cattolici democratici e popolari siano (e siano stati) statalisti, centralisti , ‘bolscevici’,  dirigisti,  pianificatori , contro la proprieta’ privata e il libero mercato,  antiliberali,  contro il privato e a favore del pubblico,  catto-comunisti , ecc.”.

 

 

 

 

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