Gli “animal spirits” di Piero Ostellino

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Di che cosa ci parlerà mai, Piero Ostellino, nel suo prossimo “fondo” sul “Corrierone”? La domanda, ovviamente, è retorica: come fa da dieci anni a questa parte, lancerà, ancora, anatémi contro lo “statalismo”, il “dirigismo”, eccetera, eccetera. Nei giorni scorsi, guarda caso, avendo sott’occhio l’attuale quadro internazionale, ha scritto un pezzo dedicato ai “ politici che incolpano il mercato”. Ce l’aveva persino con Angela Merkel, la quale, a proposito dei noti problemi riguardanti l’euro, avrebbe detto “ad alta voce quello che le avevano insegnato a pensare da ragazza nella Germania comunista”. Nientemeno, la cattiva! A riguardo, in particolare, della contesa elettorale in corso negli USA, il nostro “liberale”, grande estimatore, per il passato (ça va sans dire), di Ronald Reagan (e di Margaret Thatcher in Europa, è ovvio), ha demonizzato Obama (la cui vittoria, nientemeno, trasformerebbe progressivamente i cittadini – tutti? – in “dipendenti pubblici”!), auspicando, di fatto, la vittoria di Romney. Meglio, molto meglio, secondo lui, il “liberale” repubblicano che non il “socialista” democratico. Perché dall’attuale crisi si esce soltanto, è la sua tesi di sempre, liberando gli “animal spirits” che albergano in ciascuno di noi, e nella società. Nella mitica “società civile”. “Basta liberare le risorse presenti”, per risollevare le sorti economiche di ogni singolo Paese. L’importante è “difendere l’autonomia sociale (?) dall’intrusione politica”, dall’invadenza e dall’interventismo dello Stato. Che non è la soluzione ma il problema”, ribadisce l’Ostellino, riprendendo uno slogan assai di moda “a destra”. Insomma: per il Piero “nazionale” (dotto pedagogo che c’insegna la differenza tra i termini “liberal” e “liberale”, “conservatore” e “reazionario”), così come per il candidato di destra negli Stati Uniti, e in particolare per il suo rampante “vice”, a quanto pare, lo Stato è, semplicemente, il “nemico”. Una valutazione che, negli USA, ha spinto persino certa stampa indubbiamente non comunista a definire Reagan, nel confronto con Romney, un “socialista”. Ma non so se il mega ex direttore ha preso debitamente nota, in proposito. Del resto, nella sua compulsiva vena contro tutto ciò che sa di “pubblico”, di “regole”, di “etica”, il noto giornalista, a riguardo dell’”affaire” Formigoni, in un’intervista di tempo fa non è entrato nel merito delle accuse a quest’ultimo ma si è semplicemente scagliato contro questo “regime”, nel quale i processi si fanno sui giornali. Il che rappresenta una verità, ma soltanto parziale. Ultimamente, infine, tornando al suo “pallino”, ha interpretato un intervento del cardinale Bagnasco (ahi, questi “atei devoti”! O no?) considerando che “lo Stato va riformato perché è meno laico della Chiesa. Essa, infatti, sostiene e introduce il libero arbitrio e la responsabilità individuale. Ciascuno è libero di peccare. Lo Stato, invece, ….. tenta di eliminare il ‘peccato’ stesso”. Ohibò, egregio direttore, non me n’ero accorto! Concludo, infine, con una provocazione: leggo sui giornali che, in Honduras, alcune città saranno “privatizzate” e consegnate in appalto alle multinazionali USA. A quando un “peana” di Ostellino sul Corriere?

 Vincenzo Ortolina

One Comment

  1. Pensare al comunismo come panacea dei ns,mali è delirante.Non è sufficiente vedere come funziona la macchina statale?Quanto poi all’economia di carta che si è venuta creando non rappresenta altro che la degenerazione del capitalismo ma non ha nulla a che fare con lo stesso o con un sano sistema socialdemocratico.

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