E ora, dopo B., l’impegno di tutti per un nuovo modo di pensare e agire

Non può che essere lungo e impegnativo il progetto di ricostruzione dell’Italia dopo gli anni del berlusconismo. A Roma, il 19 e 20 novembre prossimo CONVEGNO Cattolici e democratici, si proverà a mettere giù qualche idea e un percorso comune.

 

Alla fine ha lasciato. Silvio Berlusconi ha dato le dimissioni dopo mesi di resistenza passiva contro tutto e tutti, opposizioni politiche, leader internazionali, stampa italiana ed estera, forze sociali, Presidente della Repubblica e gran parte del popolo italiano. Ma sono stati soprattutto i famosi mercati internazionali, un insieme di professionisti della finanza che incidono più di ogni altro soggetto sull’andamento di titoli e obbligazioni, a determinare un discredito pesante e pericoloso che – condizionando la stabilità delle debito italiano, dell’Euro e quindi della stessa Unione europea – ha spinto quel che restava della maggioranza di governo ad abbandonare l’insano proposito di crollare insieme al Paese. Certo, la politica ha fatto il suo corso ma qualche dubbio sulla sua funzione decisiva in questa fase è venuto a molti. Qual è stato, davvero, il fattore generatore della crisi è sotto gli occhi di tutti.

Ora cerchiamo di cambiare pagina. Ma, è bene saperlo, ci vuole tempo e fatica.

Le scene di festa che abbiamo visto sabato 12 sera intorno ai palazzi del potere possono essere comprensibili. Meno, molto meno, le aggressioni verbali e qualche insulto e lancio di troppo. Non per semplice decenza umana, che pure può starci, ma proprio perché sarebbe più che ingenuo, bensì colpevole, pensare che la caduta di un capo possa,  automaticamente, portare con sé anche la caduta del sistema di pensiero che egli ha generato con gli anni di governo. Il modello del berlusconismo si è radicato a fondo. Qui si tratta, mi si passi la licenza, di rifare gli italiani, come si disse nel Risorgimento.

E’ vero, sono in tanti, per fortuna, quelli che credono nel rispetto delle regole democratiche, della solidarietà, che sono convinti che l’Italia sia una e indivisibile, che il patrimonio di bellezze e di paesaggi di cui disponiamo sia un valore da tutelare, che la disuguaglianza feroce sia uno scandalo, che trasparenza e pluralismo dell’informazione pilastri su cui costruire, che “rubare” il futuro ai giovani sia un delitto da pagare caro, che non tutto sia mercificabile, e così via. Sono tante le persone che sulla base di questi principi costruiscono la propria vita.

E’ innegabile però che il tessuto sul quale si è man mano sviluppato il pensiero dominante di questi nostri tempi sia fatto di tutt’altra stoffa. Per dirla in poche parole (e la sintesi è sempre foriera di eccessiva semplificazione): individualismo, egoismo, mancanza di lungimiranza, particolarismo e corruzione. E il peggio è che lo slogan “così fan tutti”, che fino a qualche anno fa trovava fieri oppositori, oggi sembra, tristemente accettato dai più, anche da quelli che, personalmente, si rifiutano di farlo proprio.

Ecco: proprio per questo è importante un lungo, costante, impegnativo e coerente percorso di riscatto. Che riparta dalla messa in rete delle forze migliori di questo Paese, da una presa di coscienza del lavoro “enorme” da fare, e da basi forti e fari potenti su cui tracciare la rotta da seguire.

Noi ci proveremo il 19 e 20 novembre prossimo con un incontro tra cattolici e democratici (clicca qui Cattolici e democratici) che, pura avendo una storia lunga alle spalle, decidono di lasciare da parte differenze e caratterizzazioni, per mettere insieme un patrimonio da condividere in un percorso comune. Temi e metodi proposti per una discussione aperta e trasparente, sincera e tutta da costruire, niente di prefabbricato e orientato, un network reale che chiede il coinvolgimento di tutte le donne e gli uomini di buona volontà.

Condizione a nostro avviso indispensabile, sebbene per nulla sufficiente, per tornare a crescere insieme, come Paese intero, e non semplicemente tornare a “correre”, come qualcuno ripete affidando a ricette economicistiche la soluzione improbabile di un risveglio italiano che deve saper accompagnare anche chi, a lungo e in modo pesante, finora è rimasto indietro e di molto, perché non aveva i mezzi neppure per fare pochi passi.

di Vittorio Sammarco

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