Consigli non richiesti per un percorso sinodale felice e nutriente

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Sulla base del Documento preparatorio per il Sinodo dei vescovi, documento fatto proprio anche dalla Chiesa italiana per il suo “Cammino sinodale” che nel primo anno coinciderà con il percorso  della Chiesa universale, l’autore offre alcuni consigli per provare a vivere questo cammino, nel concreto di ciascuna chiesa locale, in modo – come lui dice – “felice e nutriente”. L’autore, dottorando all’Università politecnica delle Marche, si è formato nell’Azione cattolica e ha già scritto su c3dem sui temi della democrazia partecipativa (e anche sul Sinodo).

 

 

Qualche tempo fa, c3dem mi ha dato l’opportunità di scrivere un pezzo sul percorso sinodale promosso da papa Francesco in tutte le chiese del mondo. Ho ricevuto diversi riscontri da amiche ed amici (Irene, Susan, Vittorio, Stefano, Giovanni, etc) e questo secondo articolo vuole essere un modo per ringraziarli per i loro input e per provare ad offrire qualche consiglio non richiesto…

Dal primo articolo del 24 maggio, il contesto del cammino sinodale ha avuto un’accelerazione, perché il 7 settembre sono stati resi noti sia il Documento preparatorio “Per una Chiesa sinodale:
comunione, partecipazione e missione sia il Vademecum metodologico. Inoltre, il 18 settembre Papa Francesco è ritornato sul tema in un importante discorso ai fedeli della diocesi di Roma.

Il Documento preparatorio ci è utile per rispondere alla domanda “Di cosa parliamo quando parliamo di cammino sinodale?”.

La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo. Il cammino, dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», si aprirà solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023, a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari (cfr. EC, artt. 19-21). Con questa convocazione, Papa Francesco invita la Chiesa intera a interrogarsi su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Questo itinerario, che si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II, è un dono e un compito: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione. Il nostro “camminare insieme”, infatti, è ciò che più attua e manifesta la natura della Chiesa come Popolo di Dio pellegrino e missionario.

Il Documento preparatorio precisa lo scopo del cammino sinodale. Scopo della prima fase del cammino sinodale (da ottobre 2021 ad aprile 2022) è favorire un ampio processo di consultazione per raccogliere la ricchezza delle esperienze di sinodalità vissuta, in tutte le differenti articolazioni e sfaccettature, coinvolgendo i pastori e i fedeli delle chiese particolari a tutti i diversi livelli, attraverso i mezzi più adeguati secondo le specifiche realtà locali. Il Popolo di Dio in ogni chiesa particolare sarà chiamato ad elaborare un documento di 10 pagine al massimo, entro il prossimo aprile 2022. La sintesi che ciascuna chiesa particolare elaborerà al termine di questo lavoro di ascolto e discernimento costituirà il suo contributo al percorso della Chiesa universale (confronta i numeri 31 e 32 del Documento Preparatorio).

Nei giorni in cui iniziavo a pensare a questo articolo, stavo frequentando on-line il corso su Laiche e Laici nella Chiesa, promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana e coordinato dalla prof.ssa Serena Noceti. Il lascito del corso, in sintesi, è stato quello di pregare e immaginare la comunità cristiana come una coreografia, una danza tra battezzati, nella valorizzazione di più ministeri (ministeri istituiti, ministeri di fatto, ministeri ordinati) e della soggettualità delle laiche e dei laici.

Anche sulla scorta delle lezioni apprese, proverò a rispondere all’interrogativo presente nel Documento preparatorio del Sinodo:

(…)  come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?

Per provare a realizzare il desiderio di vivere dei cammini sinodali in modo felice e nutriente, vorrei condividere alcuni consigli:

1. Partire, all’interno dei gruppi di ascolto, da domande semplici, ma attuali, come ad esempio il rapporto delle donne con la nostra Chiesa (diocesi, parrocchia, gruppi) e il rapporto più ampio uomo-donna. Questi argomenti potrebbero attirare le persone che solitamente non frequentano la assemblea eucaristica domenicale. (Ringrazio Susan per questo input)

2. Provare a pensare incontri di quartiere, di prossimità, per far conoscere agli altri che la Chiesa ha avviato un percorso sinodale. Ma praticamente chi sono gli altri? Dove li trovo, dove li incontro, dove li vedo? Cominciamo per esempio dai vicini di casa, dagli amici, dai genitori dei compagni di scuola… non sono necessari grandi numeri. (Ringrazio Irene per questo punto)

3. Ridurre i rischi di sinodal washing….Cioè, stare attenti a non “camuffare” le consuete attività pastorali come esempio di un percorso sinodale. Potremmo sentir dire: “Ma tanto noi già facciamo le cose con stile sinodale”. Secondo me, questo atteggiamento rischia di bloccare la novità della esperienza, che è anche un appello ad una rinnovata fiducia nell’ascoltare lo Spirito Santo che parla alla nostra Chiesa diocesana, oggi. Non ieri…

4. Valorizzare i gruppi informali di laiche e laici che si sono resi disponibili a sostenere il percorso sinodale con idee, riflessioni, spunti, dibattiti, anche al di là della strutturazione della segreteria diocesana del sinodo. Penso alle laiche e ai laici de I segni dei tempi, della diocesi di Venezia, che da mesi stanno riflettendo con animo proficuo e profetico per aiutare il discernimento comunitario nella propria Chiesa locale. (Ringrazio Margherita per questa segnalazione)

5. Valorizzare le laiche e laici individuati dal Vescovo come facilitatori del percorso sinodale. Il percorso sinodale non si improvvisa; necessita di visioni, risorse, metodi, riti… ma anche di persone che siano dedicate alla buona riuscita del percorso. (Susan mi suggerisce questo pensiero: “ci vuole un po’ di esperienza per gestire i gruppi e tirar fuori delle idee e ascoltare i silenzi”)

6. Sondare la prospettiva di considerare un ministero il servizio di facilitatori di percorsi sinodali. Se il vescovo nominerà con un rito i facilitatori, si tratterà di ministeri istituiti. Altrimenti, saranno ministeri di fatto, ma comunque si tratta di una figura importante nel Noi ecclesiale

7. Sperare che ci si voglia pre-occupare del tema di essere chiesa dopo il Covid-19. (Ringrazio Giovanni per questo input: per lui si tratta di un punto di svolta che le circostanze o la Provvidenza ci hanno messo davanti)

8. Evitare gli incontri frazionati: il percorso sinodale dovrebbe essere disegnato in modo da far emergere la coscienza ecclesiale del popolo di Dio riunito nelle singole diocesi. Sconsiglierei le assemblee frazionate per Vicarie, che spesso sono fuori sincrono (cioè alcune vicarie partono prima, altre rimangono indietro) e non facilitano la coscienza di essere un Noi diocesano.

9. In caso di assemblee frazionate, avere comunque cura di stendere dei verbali di sintesi per punti, da inviare a tutti gli altri battezzati, creando un sito diocesano. Assecondare e promuovere la partecipazione anche ad incontri in parrocchie e vicarie diverse dalle proprie, questo al fine di imparare facendo o di riappropriarsi della dimensione diocesana dell’essere credenti.

10. Creare un sito diocesano dedicato al percorso sinodale: è basilare che ogni battezzata e battezzato ed ogni “persona interessata a capirci qualcosa” siano messi nelle condizioni di prendere la parola (anche per iscritto), e di ascoltare quanti altri battezzati, gruppi, uffici, vicarie stanno discutendo. Camminare insieme è faticoso, ma è un fatto spirituale (cioè legato allo Spirito Santo) mettersi tutti allo stesso ritmo, senza persone o gruppi o parrocchie che rimangano indietro.

11. Provare a generare un Osservatorio interdiocesano per seguire i nostri cammini sinodali e scambiarci idee, spunti, preghiere, buone pratiche.

Concludo, citando alcuni stralci del momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, che Papa Francesco ha tenuto, presso l’Aula Nuova del Sinodo, sabato 9 ottobre (il testo è stato pubblicato  per intero da c3dem, vedi qui):

Cari fratelli e sorelle, sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali. Il padre Congar, di santa memoria, ricordava: «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa» (Vera e falsa riforma nella Chiesa, Milano 1994, 193). E questa è la sfida. Per una “Chiesa diversa”, aperta alla novità che Dio le vuole suggerire, invochiamo con più forza e frequenza lo Spirito e mettiamoci con umiltà in suo ascolto, camminando insieme, come Lui, creatore della comunione e della missione, desidera, cioè con docilità e coraggio.

In ogni caso, come viene evidenziato nel Documento preparatorio: lo scopo intimo del Sinodo non è produrre documenti, ma “far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”.

Auguri di cammini sinodali felici e nutrienti!!!

 

Giandiego Carastro

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