Con Parigi nel cuore. Costruire speranza oltre la paura

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L’autore è presidente de “La Rosa bianca”

 

La notizia degli attentati di Parigi ci colpisce profondamente perché ha portato nel cuore dell’Europa segni di guerra per seminare morte, distruzione e alimentare paure. Come non dimenticare anche gli attentati che recentemente hanno insanguinato Ankara nel corso di una manifestazione contro la guerra e quello di Beirut di pochi giorni fa? Tante le guerre dimenticate che solo in poche occasioni tornano alla nostra attenzione.

Ci troviamo di fronte a immagini che si sovrappongono a quelle del bimbo annegato raccolto sulle spiagge di Bodrum e a quelle delle tante spiagge del Mediterraneo, teatro in questi mesi di un esodo continuo da situazioni di guerra, di violenza e di miseria.

Nonostante l’assurdità della guerra (mai interrotta in questi mesi in molti luoghi del mondo), i semi dell’intolleranza e della violenza fondamentalista continuano a trovare terreno fertile per attecchire.

Chahla Chafiq, scrittrice iraniana esiliata in Francia, autrice de “Il nuovo uomo islamista, la prigione politica in Iran” è stata tra le firmatarie del manifesto “Insieme contro il nuovo totalitarismo”. A febbraio, in occasione della strage di Charlie Hebdo, aveva scritto:

«Dobbiamo ammettere che confrontandoci con l’offensiva dei movimenti di identità politico-religiose, molti di questi sono paralizzati da una confusione: tra il culturale e il confessionale, tra islamismo e Islam, tra democrazia e l’imperialismo. Queste confusioni, quali che siano le intenzioni che ne hanno dato origine, hanno rafforzato le posizioni dei sostenitori neoconservatori di una “guerra di civiltà”.

Per sfuggire a questo c’è solo un modo: demolire la fantasia di un “mondo musulmano” e “Occidente” e tornare alla realtà delle lotte sociali, culturali e politiche. Da quella posizione si può sollevare il problema di “religione e politica” in relazione agli ideali democratici.

La democrazia fondata sul riconoscimento dell’autonomia degli individui, liberi e uguali, creatori e soggetti di leggi, lungi dall’essere solo una questione elettorale, è un progetto politico il cui approfondimento significa libertà da ogni potere sacro intangibile. Ora, più che mai, la laicità rappresenta una prospettiva fondamentale nel promuovere i diritti umani e la libertà». (da “Autorità religiosa e potere politico” del 25 febbraio 2015, di Chahla Chafiq  https://tendancecoatesy.wordpress.com/2015/03/02/charlie-hebdo-religious-authority-and-political-power-chahla-chafiq/)

L’impegno di uomini e donne contro la violenza e contro le ideologie che sospingono a guerre e a crimini contro l’umanità può unire musulmani, cristiani, ebrei e le altre persone di buona volontà.

Reagendo al dramma della guerra combattuta in nome del nazionalsocialismo, della supremazia razziale e sostenuta da una immagine di Dio e della religione, nel loro quarto volantino i giovani della Weisse Rose richiamavano la possibilità di alimentare ricerca di libertà, coraggio e soprattutto speranza.

«In ogni luogo e in ogni tempo di grandi travagli sono apparsi uomini, santi e profeti che avevano preservato la loro libertà e che hanno innalzato preghiere all’unico Dio e al suo santo aiuto affinché gli uomini ritornassero a Lui invertendo il loro cammino. L’uomo è libero, questo è certo, ma senza il vero Dio è senza difesa davanti al principio del male. E’ come una barca senza timone alla mercé della tempesta, come un bimbo senza madre, come una nube che si dissolve nell’aria. Domando a te che sei cristiano: lottando per la salvezza del tuo più grande tesoro, hai forse modo di esitare? di indugiare in intrighi, in calcoli, in procrastinazioni nella speranza che qualcun altro alzi il braccio in tua difesa? Non ti ha forse Dio dato la forza e la volontà per combattere?» (dal quarto volantino della Rosa Bianca)

E’ un invito a superare la paura con l’impegno sempre nuovo, armati di speranza.

Il card. Martini, nel richiedere la pace a Gerusalemme, simbolo e archetipo di ogni altra città (Parigi, Beirut, Damasco, Ankara), ci ha lasciato questa preghiera:

«O Dio nostro Padre, ricco di amore e di misericordia, noi vogliamo pregarti con fede per la pace, addolorati e umiliati come siamo a causa degli episodi di violenza che hanno insanguinato e insanguinano Gerusalemme, città il cui nome evoca subito il mistero di morte e di risurrezione del tuo Figlio, di Gesù che ha donato la sua vita per riconciliare ogni uomo e ogni donna di questo mondo con te, con se stessi, con tutti i fratelli. Città santa, città dell’incontro eppure città da sempre contesa, da sempre crocifissa e sulla quale il tuo Figlio, i profeti e i santi hanno invocato la pace.

Noi vogliamo pregarti con fede per la pace in tanti altri paesi del mondo, per i numerosi focolai di lotte e di odio; vogliamo pregarti per gli aggressori e per gli aggrediti, per gli uccisi e gli uccisori, per tutti i bambini che non hanno potuto conoscere il sorriso e la gioia della pace.»

E concludeva con le parole «Noi ti promettiamo di non temere le difficoltà e i momenti oscuri e difficili, purché tutta l’umanità cammini nella pace e nella giustizia, così che si avveri pienamente la parola del profeta Isaia: “Ho visto le vostre vie e voglio sanarle […] Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io guarirò tutti”.» (da “Verso Gerusalemme”).

E’ tempo di sentirsi coinvolti profondamente e fisicamente dalla sofferenza di tante e tanti, di soffermarsi nel cuore della misericordia e di ripercorrere sentieri di giustizia e di pace.

Shalom

 

Fabio Caneri

(presidente de “La Rosa bianca”)

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