CIVILTA’ CATTOLICA: necessita una “nuova solidarietà” – Politicamente: curare le ferite del Paese – HOREB: nella sobrietà il futuro della terra – SEGNO NEL MONDO:L’Europa è in funzione del pianeta” – E’ AFRICA: l’impegno per una più forte decisione verso le periferie IC–ITALIA CARITAS: …a quanti “affondano nell’indifferenza”.

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C’è un filo rosso che attraversa le riflessioni sul futuro e l’impegno dei cattolici per il futuro dell’Italia. E quel “filo rosso” è quello che esprime la necessità di una “nuova solidarietà”: una riscoperta dei valori etici, l’impegno a guardare ai bisogni dei concittadini, “a partire dagli ultimi”. Lo diceva già il famoso (e ormai antico) documento della Cei su “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese”. E non è una cosa banale: si tratta di scegliere un atteggiamento di attenzione, aiuto, comprensione piuttosto che una strategia di critica, rivendicazione e conquista. Valorizzare quello che c’è, cercare quello che unisce: ecco un buon punto di partenza. Lo sottolinea, ad esempio, padre Gianpaolo Salvini sul numero 3922 de La Civiltà Cattolica in un articolo in cui sottolinea “i valori degli italiani nel contesto europeo”. Salvini (che della stessa rivista fu apprezzato direttore per parecchi anni) ricorda tra l’altro che la dimensione e la pratica religiosa sono tuttora assai vive e diffuse; e, forse a differenza di altri Paesi, “la dimensione religiosa non è assolutamente confinabile come un semplice residuo culturale e quindi collocabile sul piano delle resistenze tradizionali” (come potrebbe essere in casi come quelli della Polonia o dell’Irlanda in cui una certa resistenza della pratica religiosa potrebbe essere condizionata dal sostegno ad un’identità nazionale…). Insomma: gli italiani sono tuttora in larghissima parte credenti in Dio (l’84,3 per cento), cresce addirittura la percentuale di chi crede a una vita dopo la morte (erano il 46,4 per cento nel 1981, ma il 58,1 per cento nel 2009!). Lo stesso per chi crede nel paradiso: dal 38 al 51 per cento…

Dunque la dimensione religiosa nel nostro Paese resiste, pur muovendosi all’interno di una società profondamente secolarizzata. E tutto ciò rappresenta una grande occasione positiva per dimostrare, nel dialogo, la fecondità della fede religiosa autentica in ogni, pur diversa, circostanza storica. Non per caso Lino Prenna intitola il suo editoriale su Politicamente (il foglio dell’associazione Agire Politicamente, settembre 2013) “Curare le ferite del Paese”, facendo proprio “lo stile del Samaritano” e non quello della contrapposizione polemica o, peggio, della collusione (come è avvenuto nella “complicità, più o meno consapevole, con il sistema di potere economico e politico costruito dal cavaliere di Arcore…”).

Ma non è solo l’Italia a fare da contesto alla presenza dei credenti nel mondo. Horeb (la bella rivista di spiritualità incarnata curata dai Carmelitani di Barcellona–Pozzo di Gotto–Messina) dedica il fascicolo 66, di settembre-dicembre 2013 al tema “Nella sobrietà il futuro della terra”, ricordando che “la terra è di Dio”, è un “bene comune”, cioè Suo dono a tutti gli uomini, e dev’essere amata e rispettata affinché possa il suo compito di ospitalità e nutrimento degli uomini (di tutti gli uomini, tutti eguali) secondo il disegno del Creatore (Giuliana Martirani). Naturale qui ricordare lo spirito di san Francesco (Massimo Fusarelli) e il viaggio di papa Francesco a Lampedusa: il Vangelo sine glossa (Maurilio Assenza).

 

Ma l’attenzione dei credenti (e il raggio della loro azione) non si limita certo all’Italia. La bella rivista per i soci di Azione cattolica Segno nel mondo di novembre ricorda che già nel 1945 Lucien Fabvre scriveva che “L’Europa, se bisogna farla, è in funzione del pianeta”. Infatti, come commenta Michele D’Avino “la politica dovrà farsi interprete coraggiosa di una rinnovata visione europea, a partire dalle elezioni che si terranno nella prossima primavera (22-25 maggio 2014). Si tratta di assumersi le proprie responsabilità nei confronti del mondo in termini di promozione della pace e cooperazione con i paesi in via di sviluppo”. Per fare ciò “serve un coraggioso salto in avanti” di tutti i cittadini, in prima fila dei credenti (e dei vescovi) che hanno, o dovrebbero avere, più alte e forti motivazioni per desiderare e costruire una politica nazionale ed europea di solidarietà, dialogo, speranza per tutti gli uomini. Sullo stesso fascicolo di Segno nel mondo il vescovo di Acireale Antonino Raspanti spiega le ragioni del suo decreto che priva i mafiosi delle esequie ecclesiastiche. Dice infatti: “Io sono un pastore e mi devo porre prima di tutto il problema della salvezza dell’anima di questi mafiosi, che in grandissima parte sono battezzati… Ho voluto dire a questi figli della Chiesa: svegliatevi, finché vivete da mafiosi la Chiesa non vi può accogliere, siete in pericolo, e dovete pentirvi in maniera concreta e tangibile…”.

E il bimestrale è Africa, periodico di informazione di “Medici per l’Africa–Cuamm”, allarga lo sguardo, raccontando storie dall’Uganda e dalla Sierra Leone, dalla Tanzania e del Mozambico; storie difficili e spesso drammatiche alle quali talvolta pone qualche riparo l’intervento “provvidenziale” di una persona o di un organismo caritativo; ma ripropone a tutti l’impegno per una più forte decisione secondo le parole di papa Francesco: “La Chiesa è chiamata ad uscire da se stessa e dirigersi verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali…”.

Gli fa eco IC – Italia Caritas (novembre 2013) che dedica la copertina a quanti “affondano nell’indifferenza” (e non solo in senso figurativo). Il direttore Francesco Soddu nell’editoriale parla proprio di una “globalizzazione dell’indifferenza” cui bisogna reagire. Tra i temi sviluppati nei vari articoli della rivista (che è forse il periodico “di attualità” più incisivo che sia stampato oggi in Italia da un’organizzazione cattolica o ecclesiale) quello delle “nuove mobilità”, lo sfruttamento del lavoro irregolare degli immigrati, la possibilità di creare “reti” di aiuto reciproco tra le famiglie in difficoltà. Tra i servizi “sul campo”: uno sulla Somalia, un altro sulle traversate clandestine dello stretto di Gibilterra, un grido di allarme sul paradosso delle cicliche carestie in Etiopia, dove pure c’è un’agricoltura potenzialmente molto ricca.

(a.bert.)

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