Chiesa lontana

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don Enrico Ghezzi

Le risposte giunte dalle Chiese di tutto il mondo, all’appello di papa Francesco, sui problemi della famiglia sono ora disponibili nella sintesi in un documento, l’Instrumentum laboris, che prepara l’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi programmata  dal 5 al 19 ottobre prossimo, alla presenza del Papa. Temi ‘caldi’ per la Chiesa cattolica: la famiglia, i divorziati risposati, la sessualità in genere, nozze gay, omosessualità, femminicidio, pedofilia etc.

Dai titoli di vari giornali risulta una comune constatazione: la Chiesa sembra lontana dai problemi della società, dai problemi della famiglia e della gente. Realtà non difficile da registrare, specie se l’approccio della Chiesa è sempre stato quello di imporre o proporre i suoi modelli di vita, senza entrare nelle difficoltà concrete ed esistenziali della nostra gente e delle varie culture.

Ora, però, non si possono più fare della affermazioni astratte, anche se giuste, perché il rischio è quello di ritrovarci al punto in cui ora siamo arrivati: nessuno ti ascolta!

Il Papa, nel chiedere a tutti i fedeli della Chiesa nel mondo una riflessione sulla famiglia, ha avuto davvero un colpo di genio: ha voluto indicare che sui problemi reali della vita quotidiana, riguardanti la giustizia, la povertà, la sessualità, la famiglia, la Chiesa rischiava ancora una volta di dare risposte ideologiche, astratte, risposte che nella visione globale della fede cristiana appaiono certamente belle, nobili, ma non praticabili, e, soprattutto, non sempre evangeliche.

Perché?

Perché il vangelo non è astrazione o ideologia, ma un potente realismo di vita quotidiana e vissuta. Non nasce dalle stanze di una curia o dalla mente di qualche moralista timoroso e pigro.

Il vangelo è un incontrare Gesù, le sue parole, il suo invito alla sequela, al cammino, alla croce, alla speranza, ma non è mai un ‘invito’ di vita già compiuto, già realizzato, come invece spesso fa pensare la Chiesa nei suoi orientamenti o nei suoi comandi.

Quel tipo di ‘morale’, di ‘valori non negoziabili’, di bellissimi ideali, rischiano di non essere più evangelici, in quanto sono dati come principi scontati, già realizzati dai fedeli, pena la condanna, la esclusione dai sacramenti, sottoposti a giudizio ecc. Per questo, io credo che uno dei motivi reali e fondamentali dello scontro oggi tra Chiesa e società è di non incontrare più una Chiesa-madre che ti accompagna, che ti aiuta, ti illumina con la forza del vangelo e la parola di Gesù.

Gi apostoli e i santi non partono dalla perfezione o dalla santità, ma sono in cammino per realizzare in se stessi e nel mondo la bellezza concreta del vangelo che si rivela totalmente nell’amore.

L’amore realizzato mediante il vangelo dona la ‘beatitudine’, la felicità e non l’infelicità causata da una legge insopportabile.

E’ l’amore che conta per i cristiani nel mondo, non la perenne inquietudine di sbagliare in fatto di morale.

Quel tipo di Chiesa che oggi non riesce a mettersi in ascolto, ad avere un occhio evangelico sul mondo, sul modo di vivere delle famiglie in una società complessa e fragile, è la Chiesa nata dal ‘diritto canonico’, che ha origine da una morale che si è accumulata lungo i secoli a partire soprattutto dall’inizio del secondo millennio. Una morale che spesso si è sovrapposta al vangelo.

Questo è il focus del prossimo Sinodo. La prima e fondamentale risposta sarà questa. Non tanto nello stabilire quello che è giusto o sbagliato (comunione sì, comunione no, nozz gay sì, nozze gay no, ecc.). La prima risposta sarà di riportare il vangelo di Gesù nella vita concreta, nelle sofferenze vere, nelle tragedie quotidiane di popoli stretti da povertà, mancanza di lavoro, solitudini.

Continua nel mondo, oggi e domani, “l’incarnazione del Verbo” (Gv 1,14): una ‘incarnazione’ di Dio nella storia contro ogni forma di ‘gnosticismo’ che tenta, come già nei primi secoli del cristianesimo, di disincarnare ciò che invece si è ‘incarnato’.

 

Don Enrico Ghezzi

 

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