Chiesa e politica. L’eccezione italiana (secondo Sandro Magister)

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L’Italia- scrive Sandro Magister sul suo sito dell’Espresso (vedi qui) – “agli occhi della Chiesa di Roma, è una sorvegliata speciale. È l’unico paese, in Europa occidentale, che resiste alla corsa verso la legalizzazione delle famiglie omosessuali, dell’eutanasia, dell’eugenetica. È l’unico paese in cui la Chiesa cattolica è ancora una Chiesa di popolo. Curiosamente, però, quest’ultima realtà non è affatto condivisa né amata da una parte importante degli stessi cattolici italiani. Sono quei cattolici che il sociologo e politico Arturo Parisi ha definito i ‘figli primogeniti’ della Chiesa e guardano con sussiego escludente a quei tanti, tantissimi cattolici ‘irregolari’ che magari vanno poco a messa e si discostano dai precetti, ma si sentono pur sempre appartenenti alla fede cattolica”. Singolare, nell’articolo di Magister (che prosegue con una reiterata critica ai vari esponenti del cattolicesimo democratico), che egli citi a sostegno della sua tesi il card. Bagnasco , in una sua recente intervista a “Tempi”. Quel card. Bagnasco che Domenico Rosati, in un articolo di ieri su “l’Unità” riportato da c3dem.it, interpreta in modo esattamente opposto. Di cosa si sente la mancanza oggi, sul piano politico? Dei cattolici “mediocri” (come li ha chiamati lo stesso Bagnasco nella prolusione alla Cei), senza formazione, cattolici “anonimi” nel senso più banale, come quelli che abbiamo visto all’opera negli ultimi anni, e che Magister sembra tanto apprezzare, oppure di cattolici che alla vita ecclesiale hanno partecipato, che un loro cammino di fede hanno provato a seguirlo, che si definiscono “adulti” non per arroganza ma per senso di dignità e per poter dare alla politica idee proprie e libertà di coscienza e non solo scelte obbedienti alla gerarchia sempre e comunque, anche in politica dove questo non ha ragion d’essere?

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