Camaldoli e Milano, due tappe utili per ripensare il lavoro che in Italia non c’è.

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di Giovanni Benzoni

Nel convegno del 29 novembre a Milano, promosso da 3Cdem, si incontrano competenti di diverse discipline e persone attente al bene comune per rispondere all’interrogativo di “come ricostruire una economia che crei benessere e qualità della vita, avendo nella carta costituzionale, la stella polare.

Un mese prima, a Camaldoli, il terzo colloquio della serie «Cercatori di futuro », promosso dal gruppo «Oggi la parola», ha a tema il lavoro perché gli organizzatori sono persuasi che “senza lavoro non c’è futuro” e che “senza lavoro è seriamente compromessa la vita democratica di un paese, sicuramente del nostro”. Due appuntamenti organizzati in modo autonomo, che muovono da una medesima preoccupazione: nel dibattito pubblico sul lavoro c’è poco o niente che inviti ad una riflessione responsabile, mentre la piazza mediatica, affollatissima quanto roboante, in argomento è dominata da slogan e ricette destinate a rivelarsi nel giro di settimane del tutto inefficaci, salvo gli effetti devastanti nel paese malato. Malato sia per la morsa crescente della disoccupazione, sia per la inadeguata consapevolezza dei mutamenti del lavoro provocati dalla tecnologia. ”Il problema del lavoro in Italia si identifica oggi con la disoccupazione. Può essere risolto solo con la crescita del reddito nazionale tramite un insieme coordinato di politiche della domanda e dell’offerta. Questione urgente e non rinviabile ma anche dibattuta (o urlata) quotidianamente da politici, media ed esperti: riprenderne le fila nel prossimo incontro di Oggi la parola (risparmiamoci l’articolo 18…) potrebbe non essere il modo più utile di occupare il nostro tempo”. Scrive Gianni Toniolo in preparazione dell’incontro. E su questo, sull’urgenza di trovare modi per uscire dalla disoccupazione inarrestabile, convengono sia Fabrizio Barca sia Roberto Mancini che a Camaldoli terranno banco. Già perché nella quiete della foresteria del Monastero si cercherà di osare molto, visto anche il convincimento che è oramai necessario porre il problema della “possibilità di cambiare il sistema economico attuale”. Non è un caso che Mancini abbia affidato ad un saggio corposo quanto ricco di stimoli, Trasformare l’economia. Fonti culturali, modelli alternativi, prospettive politiche (Franco Angeli 2014), lo strumento a cui possono attingere quanti vorranno convenire a Camaldoli venerdì 31 ottobre (sono ancora aperte le iscrizioni, per info clicca qui ), per condividere un obiettivo tanto ‘esigito’ quanto poco praticato: “Chiunque non sia ipnotizzato dalla propaganda neoliberista vede che il capitalismo globale è nocivo all’umanità e alla natura, anche se sembra ancora impossibile semplicemente intravvedere la via per un cambiamento del sistema“, ricorda Mancini in quarta di copertina. Infatti non è più possibile procrastinare un’uscita dalla pervasiva cultura dello scarto che offre salvezza per pochi e stritola, elimina, una parte crescente degli abitanti della terra. Lo sguardo lungo e lo sguardo corto devono trovare una sintesi che è poi il nocciolo della capacità di poter ritornare a fare politica oggi. E il cammino che inizia a Camaldoli e fa tappa a Milano è più di una felice coincidenza.

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