André Vingt-Trois: “La laicità deve permettere di vivere insieme pacificamente”

intervista a mons. André Vingt-Trois, a cura di Jean Mercier

in “www.lavie.fr” del 2 febbraio 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Interrogato da “La Vie”, l’arcivescovo di Parigi esprime la posizione della Chiesa e il posto delle religioni nella società, nel momento in cui il dibattito politico si infiamma.

Dobbiamo inserire la laicità nella Costituzione, come se la legge del 1905 non fosse sufficiente?

È una tendenza inflazionistica che consiste nell’inserire nella Costituzione tutto ciò che deve essere rispettato. Ma quando le leggi sono ben fatte, basta applicarle.

Dobbiamo rafforzare la laicità per una nuova costrizione?

La laicità non è una costrizione. Deve permettere a persone che hanno convinzioni diverse di vivere insieme pacificamente. La laicità non ha lo scopo di stabilire una no man’s land della credenza, cosicché essa esisterebbe solo dove non esistono più religioni. Nel dibattito che ha contraddistinto la legge del 1905, ha vinto la corrente liberale per l’adozione della legge e la sua attuazione. Dobbiamo essere fermamente convinti di una visione consensuale della laicità, e non cedere ad una pratica conflittuale.

In politica si può strumentalizzare la laicità?

La laicità non deve essere strumentalizzata come mezzo di gestione dei problemi difficili, come sostituto a dibattiti importanti. Non è un modo di dividere la popolazione in clan, ma solo un mezzo per aiutare i cittadini a superare le eventuali tendenze di clan tra di loro, al fine di costituire una nazione.

Nel programma del candidato socialista figura la legalizzazione dell’eutanasia e del matrimonio omosessuale, il che entra in conflitto diretto con il magistero cattolico. Lei che ne dice?

L’eutanasia o l’unione omosessuale entrano in conflitto diretto non solo con il magistero cattolico, ma anche con una concezione generale dell’esistenza umana. Su questi argomenti, per il magistero cattolico vale una lunga tradizione di saggezza. Noi non difendiamo bastioni nostri, idee di cui avremmo noi l’esclusiva. Invitiamo i nostri contemporanei a porsi le domande fondamentali per il loro futuro, e a rendersi conto che non tutto è bene per l’uomo e non tutto contribuisce al bene comune.

Questo obbliga i cattolici a non votare per François Hollande?

Non entreremo mai in una forma di predeterminazione confessionale dei voti. I vescovi francesi hanno pubblicato nell’ottobre scorso un testo in vista delle elezioni. Vi esprimono gli elementi necessari al discernimento. Gli elettori sono responsabili del loro voto in coscienza. Del resto, quei progetti non sono esclusivi del partito socialista. Altri partiti sono coinvolti, lo può vedere chiunque.

Non esiste forse una paura – o un forte disagio – dei politici, uomini e donne, del PS rispetto alla religione in generale e al cattolicesimo in particolare?

Se questa paura esiste, non penso che sia appannaggio dei politici del PS, perché la si ritrova anche in un certo numero di donne e uomini politici inibiti rispetto a certi dibattiti o a certi incontri. si ha l’impressione che sono strattonati in più direzioni: da forze ideologiche – le loro convinzioni -, dall’opinione pubblica – o piuttosto da quello che immaginano che la gente si aspetti – e dalla loro coscienza… Molti operano una sorta di separazione tra le loro responsabilità pubbliche e le loro convinzioni private, e questo permette loro di sistemare le cose in due settori distinti. La diffidenza nei confronti della Chiesa non è appannaggio esclusivo degli uomini politici. Penso alla risposta che aveva dato un eminente studioso da noi interpellato per la nostra riflessione sulla bioetica: “I vostri convegni non mi interessano, perché non sono cattolico.”

La laicità non è invocata per tappare la bocca ai responsabili religiosi quando si esprimono in maniera critica?

Quello che mi sembra sbagliato è il procedimento che consiste nel rifiutare le domande o i dibattiti discreditando gli interlocutori per ragioni religiose o morali. Certe persone sono a favore della democrazia ma vorrebbero che le idee dei loro interlocutori corrispondessero ai loro punti di vista. Ma allora, non è più democrazia. Un altro esempio: l’espressione artistica. Si può produrre qualsiasi cosa senza che nessuno protesti, in nome della libertà creativa… E, in nome di questa stessa libertà creativa, coloro che, professando delle credenze ben definite, criticano queste produzioni vengono censurati! Bisogna evitare che la laicità si faccia a costo della proibizione fatta alle religioni di esprimere ciò che credono, naturalmente nel rispetto dell’ordine pubblico.

Spesso la Chiesa e le religioni vengono squalificate in quanto contrarie al progresso sociale, negando loro ogni legittimità nel dibattito…

Eppure siamo noi che poniamo le domande relative a come si trasformerà l’umanità, e non le persone che dicono: “Una certa cosa può essere fatta, allora facciamola, e vedremo poi cosa succede.” Siamo noi che privilegiamo ciò che è meglio per l’insieme dell’umanità, e non ciò che riguarda una piccola categoria di cittadini…

Dov’è il progresso? In materia sociale, non siamo forse in una fase di regressione su molti temi? Prendiamo l’esempio della coppia. Non eravamo arrivati ad un vero progresso, in particolare grazie al cristianesimo, rispetto a ciò che si viveva in tempi precedenti? Non è meglio che le persone si sposino liberamente piuttosto che per costrizione? La monogamia non è un progresso rispetto alla poligamia antica? Ora, l’aumento fortissimo dei divorzi e le separazioni nelle famiglie non sono forse una forma mascherata di poligamia? Questi fatti ci riportano praticamente a tempi in cui l’educazione si basava solo sulla madre. Conosciamo bene le conseguenze nefaste di questa situazione per i figli (difficoltà scolastiche, adattamento sociale, ecc.), ma non le si vuole riconoscere.

La Chiesa deve funzionare come una lobby?

No, la Chiesa non è un gruppo di pressione. La sua missione è aiutare a scoprire Cristo. Deve esprimere delle convinzioni che possono spingere gli uomini a riflettere e a portare loro una speranza. Ciò non toglie che possiamo pesare, come cittadini onesti, nel dibattito pubblico.

Il cattolico non è forse preso in un dilemma: sul piano della giustizia sociale, tenderebbe a sinistra. Sull’antropologia tenderebbe a destra?

Dire questo significa cedere ai cliché che immaginano che ci sia da una parte il conservatorismo morale, e dall’altra la giustizia sociale. Credo che la ricerca di una via giusta e onesta come la giustizia sociale non sia l’appannaggio di nessun partito.

Lei ha spesso denunciato la tentazione della xenofobia. Ci sono cristiani tentati di votare per il Front National. Questo la preoccupa?

Di fronte ai problemi della nostra società, alcuni nostri contemporanei cadono nella depressione e nell’isolamento. A livello economico, se si pensa che dei riflessi protezionisti siano la soluzione e che alcuni miliardi di esseri umani ci lasceranno prosperare sulla nostra isola al sole mentre loro affrontano gravi difficoltà, ci sbagliamo. È una tentazione ricorrente, e bisogna aiutare i cristiani a premunirsene. Se vi cedessero, non sarebbero più cristiani. La forza della fede cattolica è la sua visione della totalità dell’universo posto sotto lo sguardo di Dio.

Comments are closed.