Omaggio a Pannella… fuori dal coro

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Come usa dire, si fa un torto a Pannella e al suo indubbio, indomito spirito di combattente e di bastian contrario, facendone un santino, consegnandosi al coro dei celebranti il mito della sua persona. Anche se – tanto per introdurre il discorso circa i suoi limiti, sul quale intenzionalmente indugerò, considerato che sulle sue virtù si sono spesi fiumi di inchiostro – al suo smisurato ego, al suo straripante narcisismo esibito persino con candore tale celebrazione di lui non sarebbe dispiaciuta affatto. Come non gli sarebbe dispiaciuta la esorbitante eco mediatica della notizia della sua morte, anteposta dalle testate di ogni colore persino a quella dell’attentato terroristico nei cieli del Mediterraneo con l’abbattimento dell’aereo della Egyptair con settanta passeggeri a bordo.

Come notavo, i meriti dell’uomo sono stati largamente riconosciuti. Per parte mia, volentieri ne riconosco tre: la sollecitudine per detenuti e condizione delle carceri; per la legalità – spesso vilipesa o aggirata dai partiti – nei procedimenti elettorali; per l’abolizione della pena di morte nel modo intero. Cui si deve aggiungere la passione con la quale Pannella si è battuto in ogni causa, giusta o sbagliata che fosse. Mi preme però mettere in fila i suoi profili critici, dal mio punto di vista. Un modo, mi si consenta, anche questo di rendergli omaggio, cioè di prenderlo sul serio, non seppellendo (letteralmente) lui e la sua controversa testimonianza sotto una valanga di dolciastre celebrazioni. Un solo esempio: ci è toccato leggere di Rutelli, referente politico dei Teodem che contrastarono i modesti “dico” del governo Prodi, che eleva un peana alla battaglia pannelliana per le unioni civili contro il “bigottismo” di cattolici e sinistra refrattari al loro riconoscimento!

Dunque, i limiti. Primo: la sua vena istrionica riusciva magari simpatica, ma spesso degenerava in un fastidioso vittimismo, nel protestare un oscuramento da parte dei media di cui altri, ben più di lui e dei Radicali, avrebbero buon motivo di lamentarsi. I Radicali non sarebbero sopravvissuti senza Radio Radicale, che vive di risorse pubbliche, a dispetto della loro ossessiva polemica contro lo statalismo. Rende certo un prezioso, pubblico servizio di informazione politica e parlamentare, ma mi sono sempre chiesto perché mai non la si affidi alla “superdotata” Rai, cui precipuamente competerebbe. Secondo: sempre in tema di comunicazione, le sue parole e i suoi comportamenti, compresi quelli dei digiuni cui sottoponeva il proprio corpo, tradivano un che di violento, smentivano cioè la retorica gandiana della non violenza cui dichiarava di conformarsi. Terzo: l’abuso nel ricorso all’istituto del referendum, la cui inflazione ha contribuito non poco a svilirne la portata quale prezioso strumento di democrazia diretta, specie quando manifestamente la complessità dei quesiti si prestava a fraintendimenti e manipolazioni. Quarto: la debordante personalizzazione del suo partito, nel quale solo e in parte la Bonino, ben altrimenti affidabile, è riuscita a sottrarsi alla regola del padre che prima plagia e poi mangia i propri figli. Passando mentalmente in rassegna i suoi allievi distribuiti un po’ in tutto il sistema politico, meriterebbe chiedersi se davvero abbia fondamento il luogo comune secondo il quale la sua scuola sarebbe stata, come usa dire, una scuola alta di politica. Quinto: appunto una indifferenza agli schieramenti e all’asse destra-sinistra che è sconfinata in una politica corsara e nella spregiudicatezza delle alleanze. Sino al caso estremo della stagione in cui si è associato a Berlusconi, il meno plausibile dei liberali, per cultura e per il suo concretissimo conflitto di interessi. Infine e soprattutto, sul terreno della cultura politica. Mi spiego: minoritario e, in certo modo, persino solitario sul piano politico, tuttavia Pannella ha molto influito – a mio avviso non positivamente – sul terreno delle culture politiche. Sia nel campo in senso lato liberal-conservatore, imprimendogli una curvatura libertaria e persino un po’ anarco-individualista, non in linea con la severità quasi ascetica della remota radice crociana e della successiva esperienza azionista. Sia a sinistra, contribuendo a una deriva della sua cultura sulla quale da tempo mi interrogo criticamente, da cattolico di sinistra o cristiano-sociale deciso a militare a sinistra: una deriva verso una concezione della libertà individualistica e priva di senso del limite, una enfasi sui cosiddetti diritti civili (= individuali) a discapito dei diritti e del legame sociale quale bussola e baricentro della sinistra politica.

Onore ai meriti di Pannella, dunque, ma con l’impegno a non fare a lui, politico sommamente importuno, il torto di imbalsamarlo in una iconografia che invece piace a tutti e non disturba nessuno, esorcizzando le discussioni e le controversie nelle quali egli ha letteralmente consumato la sua vita.

 

Franco Monaco

 

4 Comments

  1. Condivido il pensiero di Monaco. Alcuni dei duoi passaggi coincidono con quanto ho molto sinteticamente annotato nel mio profilo FB, che riporto: “Visto che tutti ne celebrano l’impegno e il ruolo, non mi sottraggo, pur essendo stato sovente contrario alle sue battaglie (ad esempio la visione liberal-libertaria-individualistica della società e di conseguenza dell’economia, il sistema uninominale-maggioritario, l’uso eccessivo dei referendum) altre le ho condivise (contro la pena di morte, un sistema carcerario più umano e davvero “recuperativo”, la non violenza).
    Ciò che gli riconosco come risultato importante è l’essere stato il propositore, suggeritore della elezione di Scalfaro alla Presidenza della Repubblica: in un’ottica parlamentaristica e anti cossighiana. Erano profondamente diversi lui e Scalfaro, ma quando si difende il pluralismo e il Parlamento di fronte al leaderismo e alla personalizzazione non si può che essere dalla stessa parte.

  2. Io sarei meno severo (meno critico) soprattutto per il fatto – che tu non evidenzi, o lo evidenzi solo in negativo – che ha davvero saputo aprire un varco, oltre la Dc e il Pci, in tema di diritti civili, in un’ottica che mi sembra non del tutto vero definire individualistica, visto anche il suo impegno non solo per i carcerati ma anche per denunciare la fame nel terzo mondo e, soprattutto, per sostenere e promuovere l’incontro tra i popoli (mi sembra molto importante l’impegno quotidiano di radio radicale per le questioni internazionali, l’attenzione ad aree del mondo generalmente ignorate dai media ) e per la difesa di tante minoranze. Dunque non solo un’ottica individualistica ma individui e popoli, diritti dei singoli e diritti delle minoranze (religiose, etniche, politiche …).

  3. Emma Bonino: “alcuni omaggi postumi puzzano di ipocrisia lontano un miglio”.

  4. Condivido largamente le osservazioni di Monaco su pregi e difetti di Pannella. Per quanto riguarda Radio Radicale, vorrei aggiungere – da ascoltatore assiduo – che sono ben contento che le siano affidate le dirette dal parlamento che in linea di principio potrebbero senz’altro essere fatte dalla RAI. Questo perché la convenzione permette a Radio Radicale di trasmettere anche i congressi di tutti i partiti, oltre che un gran numero di interessanti convegni che non trovano spazio in altre reti radio/tv.
    A parte l’interesse mio personale per la rassegna stampa quotidiana, specie quando è tenuta da Massimo Bordin, certamente schierato ma con misura, garbo e humor.

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