Piccoli, veloci appunti di un presidente di seggio molto soddisfatto

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Una bella prova della politica. Di più: della stessa democrazia. E ne sono uscito confortato e riconciliato. Dalle 7 di ieri mattina fino alle 20 di sera, insieme ai due scrutatori e ad altri preziosi militanti (persino il giovane presidente del Municipio che non ha disdegnato di distribuire schede e registrare nomi), siamo stati ad accogliere più di 620 persone che hanno fatto diligentemente la fila davanti al gazebo della Giustiniana, quartiere alla periferia nord di Roma, al freddo (e per un’oretta al buio visto che il generatore di energia alle 17.30 ha deciso di andare in tilt), per votare per le primarie del Pd.

Giovani (non moltissimi per la verità, ed è l’unica nota negativa), anziani, persino in carrozzella, immigrati; persone che andavano di fretta perché, anche se domenica, dovevano lavorare ma non volevano privarsi di quest’opportunità; in tanti che avevano voglia di parlare di politica, confrontarsi, sapere come stava andando; qualcuno ha lasciato il proprio contributo ideale per fare politica sul territorio; molti (non tutti) sottolineavano il fatto che avendo già lasciato il proprio indirizzo di posta elettronica o il numero di cellulare sarebbero stati ben lieti di essere contattati per future iniziative; alcuni hanno dato volentieri più dei due euro di contributo; altri hanno letto con attenzione l’Appello degli elettori mentre in molti pensavano non ve ne fosse bisogno visto che stavano lì; in fila a discutere, aiutarsi se c’era bisogno, far passare chi stava male. In tanti dispiaciuti quando la regola non permetteva di votare in quel seggio visto che non ci si era registrati preventivamente on-line (e chissà in quanti altri seggi sarà avvenuto, altro che due milioni e mezzo…).

Quelli trafelati che sono arrivati in ritardo dispiaciuti per non poter votare, quelli che riconoscendo vicini di casa e di caseggiato hanno immaginato riunioni di condominio, la mamma che ha portato i figli alla prima votazione e li ha spronati a mettersi in contatto con i dirigenti del circolo (non oso pensare la reazione privata dei giovani…), chi ha raccontato le storie dei genitori che hanno “fatto la Resistenza” e non ha nessuna intenzione dei lasciare il Paese alla destra, chi ha anche rimproverato per un po’ di presunta disorganizzazione. Insomma vera e bella gente, che quando serve c’è, e troppo spesso viene trascurata, nella depressione che ci schianta (e inganna sempre sugli esiti di queste occasioni) se appena guardiamo ai sedicenti leader e ai loro comportamenti.

Poi lo scrutinio aperto, la disciplinata registrazione dei tabulati e verbali, la fedele (e trasparente) conta dei soldi, la consegna del tutto con tanto di firma e di responsabilità. Questa, signori, è la democrazia di massa, checché ne dicano i detrattori. Questo è il frutto del coraggio di aver sempre sostenuto l’importanza delle primarie (oggi stesso vorrei fare un sondaggio per capire in quanti voterebbero PD…).

Ora Matteo Renzi e gli altri leader del nuovo Pd dovranno evitare di tradire questa grande speranza. Ho sentito più volte ripetere: “Ho votato a tutte le primarie, questa però è l’ultima, se non si cambia davvero!”. E davvero dallo sguardo, con tutto l’affetto dimostrato nella lunga attesa in fila, si capiva che non era una semplice minacciosa rabbia, ma un vero proposito maturato dopo tanti, troppi, passi falsi.

Mi è rimasta, infine, impressa nella mente una scheda nulla, una di quelle che nelle pubbliche votazioni spesso – purtroppo – contiene invettive disperate e a volte volgari. Quella che ci si è aperta davanti, rigorosamente anonima, diceva così: “caro Pd, così non va!”. Splendida, nella sua educazione, anche una piccola forma di protesta può dire molto! Ora speriamo che si possa invece dire il contrario: continui così segretario, e l’Italia andrà meglio…

Vittorio Sammarco

2 Comments

  1. bravo Vittorio, condivido e apprezzo, può essere girato, non solo come una tua esperienza, ma anche come appello alla nuova dirigenza

    • Grazie. Sì, penso che per la nuova dirigenza possa interessare, ma comunque mi interessava comunicare un’esperienza, a caldo, più che una riflessione politica. Una riflessione che mi veniva spontanea dal contatto avuto con le persone. Lo girerò. A presto
      Vittorio

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