Nel prossimo governo il Pd non collabori con il centro destra

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Dopo queste orribili giornate politiche abbiamo il diritto-dovere di farci un’idea delle cose e di raccontarla. La mia è questa.

Il vero errore di Bersani è stato l’esordio: aver proposto per la Presidenza della Repubblica una personalità negoziata, inevitabilmente negoziata, nelle condizioni date, col (solo) Berlusconi,  senza potere credibilmente escludere un governo futuro così allineato.   Anch’io ho partecipato alla reazione che c’è stata, più che comprensibile (un Pd che partecipasse ad un altro Governo con “questo” centrodestra non sarebbe più nemmeno il mio partito).

All’errore dell’esordio è seguito quasi inevitabilmente il secondo: il passaggio immediato (anche in politica quanto contano i tempi!) ad una linea diametralmente opposta, in un partito composito come il Pd (per inciso, verificando il consenso a quella linea per acclamazione, un sistema barbaro che di certo non facilita l’emersione delle posizioni critiche).    

     Sullo sfondo un partito senza importanti vincoli ideali e programmatici, i vincoli che consentono di “resistere”  alle turbolenze del contesto e non ti fanno sbattere, nei momenti complicati, in ogni direzione. Mi ha molto colpito, in tante trasmissioni televisive, l’imbarazzo degli esponenti del Pd alla domanda dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle: ma voi perché non ve la sentite di votare per Rodotà? L’imbarazzo era reale, una volta escluso un puro interesse di fazione: l’imbarazzo di dover far ricorso al mondo delle idee per giudicare un interlocutore, nel caso specifico di dover riconoscere l’assenza di tutto un profilo di governabilità del nostro sistema politico nella cultura costituzionale del candidato alla Presidenza della Repubblica del Movimento 5 Stelle.

      E tuttavia non possiamo certo archiviare l’esperienza del Partito democratico! Per farlo vivere abbiamo sacrificato cose troppo importanti e care (parlando per me, un’autonoma formazione politica di cattolici e democratici!). 

      Nell’immediato dobbiamo preservare il Pd (anche scongiurando le cure del sindaco pasticcione e arrivista di Firenze) da un impegno diretto e a qualunque costo in imprese delle quali sia corresponsabile il centrodestra di Berlusconi 

      Il Presidente Napolitano, accettando la candidatura propostagli dai leaders dei diversi partiti, ha dichiarato di confidare che, alla disponibilità richiestagli, corrisponda una “analoga collettiva assunzione di responsabilità”. Il comunicato presidenziale aveva tuttavia così esordito: “Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica”. 

      Ecco appunto: possiamo sperare e invocare che, nelle condizioni date, il prossimo Governo sia non solo un Governo di “transizione” (verso le elezioni), ma anche di “fiducia” provvisoria e condizionata, senza rinunciare, se del caso, a ben motivate e ponderate “opposizioni” ?

      Che responsabilità sarebbe la nostra assicurando qualcosa di più, senza benefici per la comunità (non li ha recati granché il Governo Monti, figurarsi un Governo con Berlusconi!) e facendo precipitare le cose nel nostro interno?

 

Domenico Cella

Tel.340.3346926

bologna@domenicocella.it

One Comment

  1. Queste obiezioni a Cornelli valgono anche per D.Cella:

    Ecco alcune schematiche obiezioni al comunicato stampa pubblicato da Roberto Cornelli il 22 aprile. (http://www.robertocornelli.it/anima-del-partito-lontana-da-accordi-con-pdl-e-lega/)
    1. “Anima del partito lontana da accordi con Pdl e Lega”. Sì, ma non si tratterà piuttosto della “pancia” del partito, cioè di un movimento emotivo che non riflette sulle conseguenze? E non sarebbe compito dei leaders aiutare la base ad adottare una linea più ragionevole, invece che aderire acriticamente a un’indignazione degnissima, ma priva di sbocchi parlamentari, dato che il M5S contrappone la piazza al Parlamento, come ha osservato oggi Napolitano, e non accetterà mai una collaborazione?
    2. La situazione del paese è oggi immensamente più importante della questione di principio riguardante la “dignità” di chi collaborerà al futuro governo. Anzi, è proprio lo stallo politico e di governo che contribuisce a rinchiudere la base del partito nella posizione sterile del rifiuto a priori. Queste energie sarebbero meglio impiegate in una lotta dura sui contenuti del governo: un governo di scopo che cambi la legge elettorale, prenda alcune decisioni economiche urgenti e se possibile riformi il bicameralismo perfetto anche per dare un segnale concreto sui costi della politica. Su questo terreno una competizione leale ma accanita con le controparti (altro che “inciucio”!) farebbe il bene non solo dell’Italia, ma anche del PD, se il partito trovasse finalmente dei leaders capaci di spiegare questa verità agli italiani, di indicar loro una prospettiva “in avanti”, invece che un rifiuto che guarda sempre indietro!
    3. Tutti hanno sentito le lodi sperticate di B. all’odierno discorso di Napolitano. Come si fa a non capire che è proprio questo che B. si aspetta da noi: che il PD cominci a porre paletti vari su questioni di principio invece di impegnarsi sul merito dei contenuti che il governo dovrà attuare. Così lui potrà continuare a dire agli elettori (anche ai nostri), come ha buon gioco a fare da 45 giorni, che lui è pronto a sporcarsi le mani governando con noi, ma noi non vogliamo perché siamo irresponsabili! L’odierna improvvida dichiarazione di Orfini (http://www.lastampa.it/2013/04/22/governo-orfini-senza-m-s-io-sono-contrario-no-disciplina-TJWoUzQPGzFnUXMAx6QpAP/pagina.html) è perfettamente funzionale a questa strategia di B.: fa il gioco di B.
    4. La frase di Renzi (cito a memoria) “io voglio mandare B. in pensione, non mandarlo in galera” esprime, mi sembra perfettamente, la distinzione costituzionale tra compiti della politica e compiti della giustizia: B. va battuto sui contenuti e sulla coerenza di un disegno politico. L’indebita interferenza tra livello politico e livello di giustizia – interferenza che è implicita nel rifiuto a priori di collaborare/competere col suo partito – in realtà indebolisce sia la nostra azione sul piano politico, sia l’azione della magistratura sul piano della giustizia.
    Dario Maggi Milano, 22.4.13

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