MONDO E MISSIONE: in tempo di crisi nessuno va lasciato solo – AGGIORNAMENTI SOCIALI: i cattolici sono davvero, politicamente, una minoranza? – COSCIENZA: “E adesso, quale Europa?” – VITA MONASTICA: la liturgia secondo il Vaticano II.

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Le riviste missionarie sono spesso illuminanti anche per capire la nostra realtà quotidiana, domestica proprio perché hanno una visione più vasta, mondiale; e nella realtà del terzo mondo, ad esempio, vedono prima e meglio i problemi che toccano (o toccheranno) anche noi, abitanti del mondo “sviluppato”. Per esempio sul tema della “crisi” (politica, economica, di valori e di speranze) che sta diventando sempre più drammatica anche nel nostro mondo, padre Alberto Caccaro (nell’editoriale di Mondo e Missione di agosto/settembre) dice cose che fanno riflettere. L’esperienza del terzo mondo, e quella dei missionari che vivono lì, insegna che “in tempo di crisi nessuno va lasciato solo”. Lo insegna la storia dell’opera missionaria e della solidarietà, che ha sempre cercato di rispondere tempestivamente alle crisi, non solo con aiuti materiali, ma mettendo se stessi a disposizione, inviando missionari, cooperatori, energie umane. Perciò ciascuno è invitato a riflettere sulle parole di papa Francesco: “Abbiamo a disposizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni umane. C’è il rischio di essere spettatori informatissimi, di fare dei bei discorsi che si concludono con soluzioni verbali e un disimpegno di fronte ai problemi reali. Troppe parole, troppe parole, ma non si fa niente!”. Dal terzo mondo alle nostre città, insomma, viene un forte invito a recuperare la solidarietà e inventarne forme anche nuove, rese possibili dall’informazione (comunicazione, informatica…) che rende tutti più vicini e virtualmente collegati, un possibile progetto di sviluppo sostenibile e condiviso.

Uno dei più autorevoli maestri e testimoni del cattolicesimo democratico in Italia, Giorgio Campanini offre sul numero 6/7 di Aggiornamenti sociali, un’articolata riflessione sul ruolo dei cattolici nella vita civile e politica dell’Italia contemporanea, rispondendo ad alcune domande: quanto incide la tradizione cattolica sulla società nel nostro Paese? I cattolici sono davvero, politicamente, una minoranza? Perché c’è la sensazione diffusa della loro insignificanza o comunque marginalità? Le risposte sono assai articolate e per nulla pessimistiche. Campanini conosce bene il radicamento, l’articolazione pluralistica, la silenziosa ma fervida presenza del cattolicesimo italiano. E offre una conclusione molto lucida e impegnativa: “Al di là di eventuali scelte di campo partitiche, i cattolici italiani – ora anche con la forte sollecitazione del magistero di papa Francesco – sono chiamati a essere minoranza creativa e propositiva, interprete dell’anima profonda del paese, incunabolo di una nuova società che prenda il posto di quella attuale, in cui quasi nessuno si riconosce più. Essere minoranza creativa implica la pazienza dei tempi lunghi e insieme lucidità e coraggio nell’intraprendere il cammino: ma non può che essere questo il terreno sul quale si misureranno la forza e la fantasia del cattolicesimo italiano”.

“E adesso, quale Europa?”. Il bimestrale del Movimento ecclesiale d’impegno culturale, Coscienza, dedica un intero numero al tema dell’Europa e della sfida che essa ha davanti a sé, e a noi. Il presidente del Meic Carlo Cirotto apre il fascicolo (n 3/2014) ricordando come oggi l’Europa sia poco conosciuta e amata dai cittadini; talora quasi subìta. E’ un fatto importante e grave perché viene dopo tante speranze; e si sviluppa in un momento difficile, decisivo. Se l’idea di Europa, il suo progetto, non riusciranno a comporsi, ad esprimersi e a convincere i cittadini…rischiamo tutti il disastro. Coscienza sviluppa poi un’ampia analisi dei problemi – civili, economici, strategici, ma anche culturali e religiosi – di fronte ai quali si trova il nostro “continente”. Stefano Ceccanti si sofferma sul ruolo dei cattolici democratici, Alberto Bobbio sul pensiero e la parola dei papi da Pacelli a Bergoglio, Gianni Borsa sul bivio che ci sta davanti, Thierry Bonaventura sulla sfida che l’unità europea pone alle Chiese; e un testo di Maria Romana De Gasperi ricorda l’eccezionale impegno di Suo padre: “l’unità politica del continente fu il sogno e il progetto di Alcide”.

Per comprendere la liturgia “secondo il Vaticano II” la rivista Vita Monastica, curata dai monaci di Camaldoli, offre il fascicolo 256 (giugno 2014), straordinario per dimensioni (254 pagine!) e per intensità. Citando il padre Vagaggini, che tanta parte ebbe nella stesura della Sacrosantum Concilium, Elena Massimi, docente presso le università pontificie, scrive che con quella Costituzione “la Chiesa è entrata in una nuova era liturgica, riscoprendo quelle forme mentali e spirituali cristiane semplici, schiette, perché primitive, perché cristiche, perché bibliche, patristiche, sacrali ed ecclesiali”. In vari saggi la rivista illustra come il Concilio abbia rinnovato il rapporto della liturgia con la Scrittura, con la teologia, con la pastorale e la vita ecclesiale; e identifica nelle prime parole della costituzione sulla Liturgia il programma dell’intero Concilio: “proporsi di far crescere sempre più la vita cristiana tra i fedeli…”

(a.bert.)

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