La prova imprevista di Guglielmo

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Oggi ci ha lasciato il caro Guglielmo Minervini, “mite lottatore” in politica come nella vita. La sua forza e la sua energia di un sempre nuovo “bollente” spirito, il suo cuore allenato agli ostacoli non sono bastati a superare l’ennesima prova che aveva definito nel suo ultimo messaggio “imprevista, dura ed esigente” e che lo aveva posto di fronte a quell’”inquilino” che diveniva invasivo e si riprendeva spazi impropri.

Partecipe dell’esperienza umana e civile con don Tonino Bello è stato sindaco di Molfetta e consigliere regionale della Regione Puglia, dove aveva ricoperto l’incarico di assessore.

Nel suo ultimo libro, dedicato a “La politica generativa” ha condiviso passione e pensiero politico. In uno dei passaggi finali sottolinea come “Le relazioni di amicizia profonda o di amore maturo o si ri-scommettono ogni giorno nelle sfide di un comune orizzonte o appassiscono … La passione e l’amore si stanno riprendendo la rivincita: non possono più essere tenuti in vita da contratti che non derivino dalla condivisione di sfide comuni. Ritornano alla loro sorgente originaria: lo slancio del dono di sé che da senso alla vita. Questo è il nostro tempo. Ed è questo che stiamo abitando”.

Lo avevamo invitato alla scuola di formazione della Rosa Bianca per condividere la passione umana e civile con cui attivare la “politica che urge”, così come la direbbe don Tonino “quella buona. Nobile. Alta. Sana. Mistica arte”, che sogni e crei futuro. Ci mancherà!

Lo ricorderemo durante la “scuola”, non più solo nostra, nel segno delle tante persone che hanno condiviso la proposta della rosa.

Fabio Caneripresidente Rosa Bianca


Guglielmo Minervini: un amico vero, un grande uomo … anzi di più.

Caro Guglielmo, questa mattina presto mi recavo, come al solito, in ufficio e mentre guidavo ho visto arrivare un messaggio sul gruppo chiuso di “OPEN in Rete”. Non potendolo leggere mi sono subito rallegrato: si riparte, ho pensato. Potrò invitarti a Gioia per presentare il tuo libro “la Politica generativa”.

Appena giunto davanti all’ufficio, mi sono fermato e subito ho cercato la conferma della bella notizia. Ho letto il messaggio. Le lacrime naturalmente e senza sforzo alcuno uscivano dai miei occhi. Piangevo, ricordavo, riflettevo. Ho sentito subito il bisogno di condividere la triste notizia con i miei famigliari, che come sai ti vogliono un gran bene e con alcuni cari amici comuni. E’ servito per smorzare il flusso spontaneo e inarrestabile di lacrime.

Ho passato la mattinata a lavorare, ma ho continuato a pensare, ricordare, riflettere e ogni tanto a piangere. Nel pomeriggio mi sono fatto coraggio e ho deciso di venire a trovarti per salutare te ed abbracciare tua moglie e i tuoi due figli. Mi ero ripromesso di resistere, resistere, resistere e non lasciarmi prendere dall’emozione. Non è stato così. Lo hai visto, vero? Appena sono arrivato il pianto silenzioso e l’emozione hanno preso il sopravvento. Ho abbracciato Maria, ti ho fatto una carezza (te ne sei accorto!?) e sono scappato via. Non so perché l’ho fatto, avevo tutto il giorno a disposizione e c’erano lì tutti i nostri cari amici.

Tu comunque lo sai, forse ho sentito il bisogno di essere solo e di continuare a: ricordare, pensare, riflettere, sognare con te e sperare che le lacrime potessero alimentare germogli di speranza.

Mi permetterai di riportare un paragrafo del libro che hai scritto e che senza dubbio rappresenta per me e, sono sicuro per tanti altri, il tuo desiderio di convincere tutti che “il cambiamento è necessario e che questa crisi è una grande opportunità” (dal libro “La Politica generativa”, autore Guglielmo Minervini, Carocci editore).

A proposito ti ricordi la dedica che mi hai scritto sul libro e che conserverò gelosamente il 5-06-2016 a Mottola, premurandoti di dirmi che quello che scrivevi era vero e lo scrivevi con il cuore!? Che presuntuoso, come puoi ricordarti. Solo quella sera tutti i libri finirono e tutti ti chiesero una dedica. Ma sai, ci tengo a ricordartela: “A Nicola, con gratitudine per avermi fatto dono di molte delle idee raccolte in queste pagine. Con amicizia GU”.

Ti voglio far presente, lo avrei fatto pubblicamente nell’incontro che non abbiamo potuto organizzare a Gioia e a cui tanto insieme tenevamo, che il paragrafo 28 del tuo libro è entrato nella mia mente e si è conficcato nel mio cuore. Sono sicuro che speri insieme con me che entri nel cuore di tutti.

“Concentrato o condiviso? Questa è la domanda centrale. La crisi mette in discussione ogni cosa. Non lascia al riparo nessuna rendita. E, dunque, mette in discussione anche la politica nel suo nocciolo più intimo, il potere. Siamo ai primi passi di un esodo radicale (che tocca la radice, cioè) della concezione del potere: da strumento per controllare la società a leva per agire il mutamento. O, anche, da catena di controllo a piattaforma per il cambiamento. Da mezzo per gestire i bisogni sociali a un’applicazione aperta per liberare le energie diffuse. Da albero per esercitare il comando a facilitatore che agevola processi. Da potere concentrato a potere condiviso. Co-power. Perché occorre molto potere, il potere di ciascuno, appunto, per riscrivere una visione di futuro”. Grazie Guglielmo per avermi seguito sino a questo punto.

A presto e un grande abbraccio

Nicola Mele, presidente di Nuova Costruttività

 

 

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