Il ricordo di Giulio Girardi

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Il 26 febbraio è morto un protagonista della Chiesa conciliare: il ricordo nelle parole di chi lo ha conosciuto e ammirato 

I funerali si terrano domani, martedì 28 febbraio, alle 14.00 alla Comunità di San Paolo di Roma, in Via Ostiense 152/b.

Leggo ora, dal comunicato che pubblichiamo qui sotto, della morte, ieri, di Giulio. Non lo vedevo da molti anni. Lui, di anni, ne aveva 86. L’ho conosciuto nella baraccopoli di Prato Rotondo, nella zona romana dei Prati Fiscali, non lontano dall’Ateneo Salesiano, nel 1969. Lui era salesiano, allora. C’era un gruppo di salesiani molto vivace, che respirava l’aria del postconcilio ed era molto sensibile alle disuguaglianze sociali e ai movimenti dal basso che andavano nascendo in quegli anni. A Prato Rotondo, dove vivevano un migliaio di persone, per lo più in baracche di legno e cartone, gente immigrata dall’Abruzzo e da altre regioni meridionali, Gerardo Lutte veniva la domenica mattina a dire messa in un locale abbandonato, nel quale poi cominciammo a fare un doposcuola. Lui era docente di psicologia dell’età evolutiva. A quel tempo Giulio Girardi era un grande esperto delle correnti filosofiche inquadrabili nell’ateismo e, in particolare, del marxismo. Viveva e insegnava, come Gerardo, all’Ateneo. Ricordo anche Giancarlo Milanesi, che era sociologo. E Ramos Regidor, che era esperto di catechesi, E Bruno Bellerate, che insegnava storia della pedagogia. Insieme a Gerardo venivano spesso alla messa a Prato Rotondo, perché, dopo un po’ di tempo, era diventata una messa davvero comunitaria, alla quale partecipava la gente di Prato Rotondo (diciamo una trentina di persone), e poi anche il gruppo di studenti universitari che faceva il doposcuola. E venivano anche altre persone, che si andavano legando a quell’esperienza che via via crebbe e divenne lotta per la casa e contestazione dello sviluppo distorto della periferia romana e del ruolo non sempre liberante della chiesa (soprattutto “romana”). Giulio era il filosofo e il teologo di quella comunità. Aveva la capacità di guardare lontano, di affratellare realtà diverse, sofferenze diverse, nel tempo e nello spazio, e ci faceva sentire parte di un popolo più grande, che pregava, come noi facevamo lì, che lottava, come anche noi facevamo, e che aveva lo stesso sogno di un cammino di liberazione che si andava rischiarando. Se non ricordo male Giulio fu il primo di tanti di noi ad allargare lo sguardo e a portarlo sull’America latina (poi altri lo seguirono; soprattutto Gerardo Lutte che, ormai da tanti anni, seppure con la vista che quasi non c’è più, passa parte dell’anno in Guatemala, lavorando con i ragazzi di strada). E Giulio guardò anche dalla parte delle lotte operaie degli anni ’70, collaborò con i sindacati metalmeccanici (unitari, allora) e pubblicò una bella indagine sugli operai della Fiat, sulla “coscienza operaia”, che uscì nel 1980.

Quei cinque salesiani, che si erano ritrovati nella piccola comunità di Prato Rotondo tra il 1969 e il 1971 (poi i baraccati ebbero la casa, alla Magliana e Gerardo, che in baracca era andato a vivere, ebbe la casa popolare come loro), vennero poi, nel corso degli anni 70, a confliggere sia con la loro congregazione sia con la gerarchia della Chiesa e, uno dopo l’altro, si ritrovarono tutti fuori.

Giulio lo ricordo, soprattutto, nelle riunioni di Cristiani per il Socialismo. Era lui che sapeva farci sentire con più profondità e passione quel senso corale di un cammino nuovo, che rendeva fratelli i poveri di ogni parte del mondo… Poi ricordo Giulio affaticato da un difficile rapporto con se stesso. Lo incontravo spesso alla Magliana, quando veniva a trovare Gerardo. Fuori dalla comunità salesiana la vita non fu facile per nessuno di loro. Giulio fece un lungo percorso di psicoanalisi. Nonostante le tante speranze comunitarie, e certamente i non pochi amici, visse a lungo da solo, in un appartamento romano, poi a Parigi, poi di nuovo a Roma, con una sorella che cercava di seguirlo ma con la quale, purtroppo, non si ritrovò mai a convivere. Negli ultimi anni so che è stato Bruno Bellerate, l’ultimo a uscire dai salesiani, e per sua scelta, ad ospitare Giulio, a stargli vicino, a badare a lui. Mi dispiace di non averlo più incontrato da così tanti anni. Ma lo ricordo come un uomo di grande intelligenza, anche di grandissima ironia. Generoso, e però fragile. Mi auguro che venga un tempo in cui le sue idee, i suoi libri, i suoi sogni siano accostati di nuovo e se ne riprenda forza, pur con la inevitabile distanza critica.

(Giampiero Forcesi)

 

Giulio Girardi ci ha lasciati. Il primo ricordo di “Noi Siamo Chiesa”

Il fratello e amico carissimo Giulio Girardi ci ha lasciati questa mattina dopo sei anni di una grave malattia che lo aveva lasciato cosciente ma non più in grado di dare il suo contributo prezioso alla riflessione sul Vangelo e sulla società.

Perito al Concilio, Girardi è stato negli, ultimi cinquanta anni, il maggiore pensatore e teologo che in Italia si è confrontato col marxismo e con la modernità, interloquendo contemporaneamente coi movimentidibase.

La sua ampia riflessione dovrà essere ripresa e rilanciata  perché sempre  capace di indicare percorsi a quanti nelle Chiese e nella società, qui e ovunque nel mondo, sono impegnati a liberare la fede nell’Evangelo dalle vecchie religioni e l’uomo da ogni dominio spirituale, ideologico o materiale.

Della sua figura e della sua azione vogliamo ora ricordare tre aspetti : la sua promozione del Movimento dei Cristiani per il socialismo negli anni ’70 del secolo scorso; il suo impegno nel 1992 perché la politica e la storiografia parlassero di “invasione dell’America” e non di “scoperta dell’America” a 500 anni dallo sbarco di Cristoforo Colombo; l’impegno a fianco della prima rivoluzione sandinista, insieme al suo contributo  alla teologia della Liberazione e alla valorizzazione della cultura e della spiritualità dei popoli indigeni.

Nel 1977, dopo lunghi conflitti, fu sospeso dall’ordine clericale. Fu un fatto molto grave che, insieme a casi analoghi, indicò la strada che le gerarchie ecclesiastiche si accingevano a prendere nella direzione del progressivo abbandono del genuino “spirito del Concilio”.

Giulio Girardi apparteneva dall’inizio al movimento “Noi Siamo Chiesa”, di cui fu uno degli ispiratori principali.

Roma, 26 febbraio 2012

NOI SIAMO CHIESA, www.noisiamochiesa.org

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