IL MONDO VISSUTO E IL MONDO PENSATO

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In un articolo in cui si chiede se siamo entrati in una fase storica post-populista Giovanni Orsina scrive che, anche ammesso che sia così (e non è detto), bisogna capire le ragioni dell’ondata populista che abbiamo attraversato, ragioni che hanno a che fare con l’avversione di molti, non solo quelli che che ne sono stati impoveriti, al diffondersi della globalizzazione e dei suoi valori e disvalori. Scrive: “La reazione antiglobalista (…) si è poi rivolta contro l’antropologia semplificata del globalismo, una concezione dell’essere umano che ne ha enfatizzato il sacrosanto desiderio di autonomia al costo però di trascurare tutte le altre, altrettanto sacrosante, ‘esigenze dell’anima’ umana: l’ordine, l’ubbidienza, la responsabilità, l’uguaglianza, la gerarchia, l’onore, la punizione, la sicurezza, la proprietà collettiva, la verità, il radicamento (la lista è di Simone Weil, non di qualche arcigno intellettuale reazionario)”. E più avanti: “L’ondata populista è scaturita in definitiva da una rivolta del piccolo contro il grande, del concreto contro l’astratto, del vicino contro il lontano, del presente contro il futuro, del mondo vissuto contro il mondo pensato”. Per chi è interessato alle conclusioni dell’articolo può leggerlo per intero qui di seguito: “La nuova politica post-populista” (La Stampa 12/12).

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