I cattolici e la politica

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L’articolo-recensione è uscito il 5 aprile su “Via Po”, inserto culturale del settimanale della Cisl “Conquiste del lavoro”. Sottotitolo: “La Lega democratica. Dalla Democrazia cristiana all’Ulivo: una nuova classe dirigente cattolica, un volume di Lorenzo Biondi”

 

Un libro di estrema attualità per capire la storia della Lega democratica, cioè di quei cattolici impegnati in politica con atteggiamento critico nei confronti della Democrazia cristiana nella fase di transizione precedente l’abbattimento del muro di Berlino. La Lega democratica nasce nel 1975, dopo la mobilitazione dei “cattolici per il No” all’abrogazione della legge sul divorzio. Per un decennio agisce come gruppo di pressione a sinistra della Dc, ma sempre divisa tra due ipotesi di fondo:  quella di Piero Scoppola propende per un impegno all’interno del partito finalizzato al suo rinnovamento, mentre quella di Achille Ardigò ritiene più utile svolgere un lavoro di formazione politica rivolto ai mondi vitali della società civile. Biondi, scrive Renato Moro nella presentazione del volume, definisce con precisione le diverse fasi attraversate dalla Lega: prima e dopo le elezioni del 1976, prima e dopo la morte di Aldo Moro, prima e dopo le elezioni del 1983. Dalla ricerca emerge con chiarezza che si trattò certamente di un gruppo minoritario, ma fu anche il luogo di formazione di una classe dirigente (basti pensare a due Presidenti del Consiglio quali Romano Prodi e Enrico Letta) caratterizzata dal superamento sia dell’impostazione maritainiana  e montiniana del “progetto”, tipica del cattolicesimo progressista (in favore di una nuova “cultura della complessità”), sia della concezione statalista  tipica di tanta sinistra.  A tale riguardo anticipatrici e profetiche furono le analisi sulla crisi del welfare. Vediamo come lo stesso autore affronta un argomento col quale,  oggi più che mai, dobbiamo fare i conti: il tema della complessità, che anticipa la crisi delle ideologie. In società frammentate e interdipendenti ogni questione va affrontata sotto una molteplicità di punti di osservazione. Non è più tempo di proposte politiche totalizzanti. Il declino delle ideologie  del XX secolo lascia spazio a una varietà di populismi, che si nutrono di ricette semplici, non certo di complessità. In ambito ecclesiale il lungo papato di Karol Wojtila (1978-2005) e la lunga presidenza della Cei di Camillo Ruini (1991-2007) si discostano dalla cultura della mediazione (tra messaggio evangelico e mondo moderno) in quanto l’accento si sposta sulla “presenza” attiva e organizzativa; atteggiamenti che, in alcuni movimenti come per esempio Comunione e Liberazione (nel 1984 riconosciuta ufficialmente dal Papa come “fraternità”), finiranno per identificarsi con l’esplicita volontà di conquista di spazi di gestione concreta di potere nella società. Tra il 1981 e il 1983 alcuni dirigenti della Lega democratica sono impegnati nell’ultimo tentativo di rifondazione della Dc che si materializza con l’Assemblea degli esterni e l’elezione al Senato di Scoppola, Lipari e Ruffilli, ma coincide anche col  fallimento di questa esperienza. Gli esponenti della Lega, dopo il suo scioglimento nel 1987, seguono percorsi diversi, ma finiscono per trovarsi insieme al momento della costituzione dell’Ulivo e successivamente del Partito democratico. Nel dicembre 1988 Pietro Scoppola, dopo quattro anni di attività parlamentare, insieme ai giovani del gruppo redazionale della rivista “Appunti”, scrivono che l’unità politica dei cattolici è  finita, prospettando l’esistenza di due collocazioni diverse: da una parte i conservatori, dall’altra i progressisti. Addirittura la Presidente della Lega Paola Gaiotti dichiara pubblicamente di votare comunista e cinque anni dopo quando si scioglie il Pci e nasce il Pds viene eletta nel direttivo del nuovo partito. A Palermo Leoluca Orlando esce dalla Dc e costituisce una giunta con la sinistra, fonda il movimento della Rete appoggiata dai gesuiti che ruotano attorno a padre Sorge e da personalità quali Grazia Villa (La Rosa Bianca), Paolo Prodi e Fulvio De Giorgi. Sul versante di sinistra viene costituito il movimento dei Cristiano sociali di Pierre Carniti, Ermanno Gorrieri e Carlo Moro, che parteciperà alla nascita dei DS. Emerge subito un tema conflittuale con le gerarchie ecclesiastiche che si riconoscono nelle battaglie sui cosiddetti “principi non negoziabili”: i cattolici democratici vengono accusati di annacquare, in nome della mediazione con il  mondo moderno, alcuni valori che discendono direttamente dalla fede cristiana. La risposta ripetuta in diverse occasione dagli esponenti della Lega  è che non  si può esigere una piena identità tra i valori e la legge, non si potrà mai realizzare in terra la “nuova cristianità”.  Il cristiano deve testimoniare nella propria vita i valori in cui crede, la sua è una “testimonianza profetica”  (Paolo Giuntella) senza pretendere di imporre i propri valori per legge; esiste cioè il primato della coscienza, della responsabilità; l’annuncio di salvezza, che è il compito della Chiesa, è altra cosa di una opinabile scelta di schieramento. La fede cristiana è percepita  come premessa e stimolo per l’impegno nella città dell’uomo. Quando si discute di governi di  unità nazionale (1976-78) i cattolici democratici ritengono che l’evoluzione del Pci non può essere quella di una socialdemocrazia classica priva di tensioni critiche nei confronti del capitalismo, occorre invece un riconoscimento della società civile e delle sue espressioni autonome. Nello scontro del 1984 sulla scala mobile e sul successivo referendum i cattolici della Lega, pur criticando il metodo adottato che ha portato alla divisione del movimento sindacale, firmano l’appello per il “No al referendum, no nel referendum” lanciato da Tiziano Treu, Ezio Tarantelli e altri. Un’interpretazione storicamente fondata sul ruolo dei cattolici democratici è quella fornita da Guido Formigoni. La tradizione cattolica democratica, afferma l’attuale coordinatore della rete tra cattolici e democratici, C3dem (Costituzione, Concilio Cittadinanza), risale ai tempi della rivoluzione francese e si distingue da due elementi: laicità nel rapporto tra fede e politica e attenzione alla giustizia sociale nelle relazioni economiche; essere democratici voleva dire acquisire l’orizzonte della laicità moderna dello Stato come un valore positivo per la fede. Ancora oggi gli “Appunti di cultura e politica” vengono pubblicati con cadenza bimestrale quale espressione dell’associazione “Città dell’uomo” e nell’ultimo numero (anno XXXVII) il Presidente Luciano Caimi annuncia la promulgazione del decreto sulle “virtù eroiche” di Giuseppe Lazzati, uno dei principali ispiratori ideali della Lega democratica.

Salvatore Vento

Lorenzo Biondi, La Lega democratica. Dalla Democrazia cristiana all’Ulivo: una nuova classe dirigente cattolica, Roma, Viella Editrice, 2013, pp. 363

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