Il 6 Agosto 1945 il bombardamento atomici di Hiroshima e il 9 agosto quello su Nagasaki.
“Le città non possono morire” ci ricordava Giorgio La Pira scosso dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki.
Le città sono “monumenti di inestimabile valore… essenziali strutture della civiltà umana… Tutte le città della terra… capitali e non capitali; grandi o piccole, storiche o di recente tradizione, artistiche e no: tutte indistintamente… rivendicano unanimemente il loro inviolabile diritto all’esistenza. Nessuno ha il diritto, per qualsiasi motivo, di distruggerle.”
Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8.16, l’Aeronautica militare statunitense lanciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’ordigno “Fat Man” su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100.000 a 200.000[1], quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti ed indiretti causati dagli ordigni, e per il fatto che si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, i due attacchi atomici vengono considerati fra gli episodi bellici più significativi dell’intera storia dell’umanità.
