DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI. Il comunicato di “Noi siamo Chiesa”. E le prime reazioni protestanti

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Apprezzamento per le dimissioni di Benedetto XVI. Si è superato l’immobilismo: il vescovo di Roma è vescovo tra gli altri vescovi. E’ necessario, ora, un nuovo corso nella Chiesa. Questo il contenuto del comunicato dell’associazione “Noi siamo Chiesa”. Lo riportamo di seguito per intero. E riportamo anche le prime dichiarazioni di Paolo Ricca e Fulvio Ferrario (in “NEV” – Notizie Evangeliche del 11 febbraio 2013).

 Noi Siamo Chiesa” (NSC), dopo la  sorpresa  per la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI, esprime il suo vivo apprezzamento per la decisione del papa. La possibilità di dimissioni era stata più volte in passato auspicata dal nostro movimento insieme all’International Movement We Are Church, nella fase finale della  malattia di Giovanni Paolo II. Con esse si evita il pericolo di avere una Chiesa gestita di fatto da persone che parlano e decidono in nome del papa non più capace di esercitare le sue funzioni. E si demitizza la figura del papa, da una parte  vista  nell’umanità del suo vissuto di uomo, dall’altra  considerata come quella di un vescovo tra gli altri vescovi anche se con il compito di essere segno di unità per la comunità dei credenti nell’Evangelo di Gesù. Il tradizionale immobilismo delle norme e delle prassi nella Chiesa Cattolica è stato, in questo caso, positivamente superato. NSC auspica che si vada coraggiosamente e progressivamente in questa direzione anche in altre questioni, a partire dalla modifica della composizione del collegio elettorale del vescovo di Roma perché sia più rappresentativo della ricca e pluralistica realtà di tutto il popolo di Dio.

La decisione di Benedetto XVI fa anche riferimento alla situazione  in cui si trova attualmente la Chiesa davanti ai grandi cambiamenti sullo scenario delle culture emergenti, dei rapporti tra le  religioni e  tra i popoli. Questa consapevolezza ci sembra un fatto positivo. “Noi Siamo Chiesa” nei prossimi giorni esprimerà le proprie opinioni  sul pontificato di papa Ratzinger e sul nuovo corso che auspichiamo  il Conclave sappia avviare.

Roma, 11 febbraio 2013 

NOI SIAMO CHIESA                                                      www.noisiamochiesa.org

 In seguito alla notizia della rinuncia al pontificato di papa Benedetto XVI, il teologo valdese Paolo Ricca ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Devo ammettere che da un po’ di tempo mi stupiva il silenzio del papa. Un silenzio strano. Solitamente eravamo abituati a pontefici decisamente più loquaci. Mi chiedevo se per caso non fosse per una possibile malattia, e spero sinceramente che di questo non si tratti. Certamente questa dichiarazione è un fatto nuovo, direi positivo. La notizia è troppo fresca ed è arrivata davvero all’improvviso e non mi è possibile poter dare ora interpretazioni, non conoscendo le motivazioni che hanno spinto il pontefice a tale gesto. Si legge: ‘motivato dal forte peso dell’incarico’. Tuttavia la novità, a mio parere, la si può vedere nell’atto di umanizzazione che lo stesso papa si è restituito con tale gesto. Una figura, quella papale, solitamente e volutamente rappresentata al di sopra dell’umano, grazie al dogma dell’infallibilità e del primato universale. Spero soltanto, come già dicevo, che le dimissioni non siano dettate da problemi di salute. Reputo tuttavia questa notizia un gesto coraggioso, nuovo e apprezzabile”.

 Il teologo valdese Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica alla Facoltà valdese di Roma e coordinatore della Commissione valdese e metodista per le relazioni ecumeniche, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Non è facile, a pochi minuti dalla notizia, andare al di là dell’espressione di una profonda, e anche ammirata, meraviglia. E’ evidente che, al di là delle conseguenze immediate, peraltro notevolissime, il gesto ha una portata storica. Ci sarà tempo per le analisi. Come cristiano e ministro della chiesa, mi colpiscono due elementi: in primo luogo, naturalmente, la lucidità umana e spirituale che la decisione di Benedetto XVI esprime; poi l’idea, espressa quasi di passaggio, secondo la quale il suo ministero, che pure richiede le forze fisiche che egli ritiene di non avere più, si esercita ‘non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando’. Un messaggio significativo per tutti coloro che tentano, nella loro debolezza e con molti errori, di servire la propria chiesa”.

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