DIBATTITO SU DOSSETTI. Il settimanale diocesano Bologna 7 torna su Dossetti dopo le proteste di molti lettori

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Nel numero domenicale di BO7 del 30 dicembre 2012 era stato pubblicato un breve articolo contenente una lettera che il card. Re ha inviato al card. Giacomo Biffi, assai critica dell’operato di don Giuseppe Dossetti (vedi qui). Nel numero di domenica 6 gennaio, il settimanale della diocesi di Bologna torna sul tema, titolando una sua pagina “Dibattito su Dossetti”. Nella pagina troviamo tre testi. Il primo è una nota redazionale in cui si riferisce di molte lettere di protesta ricevute per aver in qualche modo avallato quelle critiche a don Dossetti, si dà atto del “profilo ecclesiale inequivocabile” di don Giuseppe Dossetti, e si cerca di spiegare la propria neutralità rispetto alle diverse posizioni espresse nel tempo dai vescovi della chiesa di Bologna. Vi è poi una lettera di don Athos Righi, il superiore della Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da don Giuseppe, che contiene uno stralcio molto interessante di una recentissima conferenza di mons. Bettazzi. E infine viene pubblicata ampia parte della lettera di un laico bolognese, Mario Boldrini. Riportiamo, per più agevole lettura, sia la lettera di don Athos Righi, sia (integralmente) quella di Mario Boldrini.

 

 

 

 

 

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  1. Bravo il giovane Boldrini, mi fa piacere che, anche chi per ragioni di età non ha potuto conoscere don Giuseppe, possa testimoniare come nelle Chiesa non esista il pensiero unico di questi vetusti Cardinali che si permettono di denigrare don Giuseppe ma, non solo, di cercare anche di demolire una stagione meravigliosa di rinnovamento della Chiesa quale è stato il Concilio Vaticano II. Grazie!!!

  2. Voglio ringraziare con affettuosa fraternità padre Athos Righi, mio amico da sempre con cui ho condiviso alcuni anni di formazione a Roma durante il Concilio a san Gregorio al celio, per la parresia dimostrata nel richiamare alla verità di ciò che è stato don Giuseppe Dossetti per la Chiesa e per tantissimi di noi giovani in formazione in quegli anni straordinari del Conclio vaticano II. Padre Benedetto Calati, che lo considerava uno dei profeti più autentici della Chiesa del ‘Novecento’, sta certamente sorridendo adesso con don Giuseppe, in cielo, per tutto ciò che si dice qui sulla terra per liberarsi di una profezia che, nonostante tutto, si sta ancora realizzando.

  3. L’iniziativa del card. emerito G. Biffi si commenta da sé e parla con chiarezza dello stile dell’uomo.
    Da studioso di storia, sarei curioso di vedere quella “letterina” (com’è fatta, chi l’ha scritta, in che modo è stata scritta) e mi piacerebbe contestualizzarla all’interno dei rapporti che intercorrono tra Sua Eminenza Biffi e Sua Eminenza Re.
    La vicenda mi ha fatto ricordare che anch’io posseggo una lettera autografa del card. Biffi dedicata al tema dell’obiezione di coscienza: forse a qualche altro giornale in vena di provocazioni polemiche il suo contenuto potrebbe anche interessare.
    Siccome però sento molto vicine le parole rivolte da G. Lazzati come testamento spirituale ai membri del suo sodalizio (“Amate la Chiesa, mistero di salvezza del mondo, nella quale prende senso e valore la nostra vocazione che di quel mistero è una singolare manifestazione. Amatela come la vostra Madre, con un amore che è fatto di rispetto e di dedizione, di tenerezza e di operosità. Non vi accada mai di sentirla estranea o di sentirvi estranei a lei; per lei sia dolce lavorare e, se necessario, soffrire. Che se in essa dovreste a motivo di essa soffrire, ricordatevi che vi è Madre: sappiate per essa piangere e tacere”) la terrò nel mio cassetto, come avrebbe certamente dovuto fare con la sua il card. Biffi.

  4. Mi piace molto il commento di Marcello Malpensa cio che riporta citando Lazzati “Amare la chiesa sapendo per essa piangere e tacere” Ricordo ancora commenti amari di sacerdoti su Dossetti ma piangere e tacere per me non significa mettere la testa sotto la sabbia.Quante persone hanno riflettuto sulle lezioni Di Dosetti e con esse hanno trovato la Via…Questo basta nel cuore di ognuno di essi

  5. Piangere e tacere? Non riesco a condividere fino in fondo questo invito di Lazzati, pur ammirando la sua statura di uomo di fede e di cultura. Non non abbiamo noi cristiani il dovere della parresia? Se c’è una colpa che dovremmo rimproverarci in questi ultimi anni è proprio quella di aver perduto la P(p)arola. Ma il dibattito che si è aperto su questo episodio piuttosto squallido dice che c’è voglia di aria nuova, aria conciliare.

  6. Mi sento di precisare che le parole di Lazzati non rappresentano certo un invito all’omertà di fronte alle tante storture e ai tanti peccati della Chiesa (e già che ci siamo, a questo proposito è interessante ricordare che Albino Luciani, allora vescovo di Vittorio Veneto, in una pastorale del luglio 1968 non aveva remora alcuna ad ammettere che l’istituzione Chiesa – e non i suoi figli e le sue figlie… – aveva commesso errori per i quali era certamente necessario un mea culpa).
    Lazzati chiedeva semplicemente ai suoi sodali di evitare atteggiamenti rivendicativi nei confronti della Chiesa, invitandoli a non alimentare polemiche aspre, astiose e personali, che non avrebbero certamente contribuito ad edificarla.
    Aggiungo che mi pare si tratti di una proposta in piena consonanza con quell’atteggiamento di radicale “sequela Christi” che già secoli prima aveva reso paradossale la figura di Francesco d’Assisi, capace di testimoniare con la propria vita come “un’altra Chiesa fosse possibile”, senza abbandonarsi alla polemica sterile e senza cercare il “confronto muscolare” con l’istituzione per condurre all’interno di essa una lotta di potere.
    Se il card. Biffi si fosse attenuto alle raccomandazioni di Lazzati e non si fosse fatto trascinare dal gusto per la polemica, avrebbe forse riflettuto in anticipo sugli esiti della propria azione e probabilmente si sarebbe trattenuto dal dare pubblicità ad una lettera personale (detto per incidens: dal valore storiografico nullo), con la quale ha volutamente e scientemente cercato di mettere in cattiva luce un confratello della cui profondità, ricchezza e fecondità spirituali non occorre nemmeno parlare, tanto sono evidenti.

  7. é inevitabile che personaggi come dossetti provochino strascichi polemici che vanno ben oltre la loro vita terrena, dato che la loro presenza e le loro idee sono sollecitazione grave a guardarsi dentro e affrontare il problema della necessità di elaborare un proprio giudizio, mettendo in gioco la propria coscienza per riconfermare quotidianamente la propria fede, oltre gli schematismi di schieramento
    l’occasione dell’anniversario che riguarda dossetti spero possa essere occasione, invece, per aggiungere allo sforzo di chi si è dedicato ad approfondirne il pensiero e l’esperienza, anche una riflessione sulle presenze coeve che arricchirono quel momento storico (il dopoguerra) anche se con minore successo di notorietà
    lo stesso 2013 riguarda, come anniversario di nascita, anche un altro personaggio la cui presenza, negli stessi anni, consentì di prefigurare nuove possibilità di azione per i cattolici: mi riferisco a felice balbo, fondatore di quel movimento dei lavoratori cristiani, che proprio al dossetti, ancora in ricerca di soluzioni politiche nel 1952, parve una soluzione per uscire dalla stallo in cui si era cacciato il suo partito con la scelta quadripartitica
    dell’insuccesso del dialogo dossetti-balbo siamo tutti eredi e penso che riflettere su ciò sia molto più importante che perdersi nelle polemiche con chi a tutti i costi vorrebbe fermare la storia

  8. DOSSETTI Gennaio 2013
    Non si vorrebbe mai diventare lombrosiani e positivisti; tuttavia, forse per malinteso senso di tolleranza, ci si sente disarmati quando capita di pensare che “non c’è niente da fare” se certe persone si sono strutturate in modo tale da negare la possibilità di comunicazione.
    Il cardinale Giacomo Biffi è tornato a parlare di don Giuseppe Dossetti intitolandogli un mese fa un libretto per l’editore Cantagalli che ha fatto scalpore in Emilia, perché “Avvenire” – che ogni domenica ha una pagina regionale di informazione – ha pubblicato anche una lettera di approvazione a Biffi del card. Re. A parte la polemica emiliana, sconcerta constatare che il ritardo di duecento anni attribuito alla cultura ecclesiastica da Carlo Maria Martini è largamente indulgente, quando si pensi al nuovo vescovo di Ferrara, mons. Negri, che, per attaccare il Vaticano II, prende le mosse dall’Illuminismo e dal Risorgimento. Può così apparire ovvio che Biffi continui a prendersela con Dossetti.
    Davvero bisognerebbe lasciar perdere e “che i morti seppelliscano i morti”. Gesù lo diceva a chi “mentre andavano per la strada” (Lc.9,57) pur pieno di buone intenzioni, prendeva (e perdeva) tempo. Come si fa a cercare di argomentare con uno che, come “segno del (suo) dossettismo” giovanile si abbonò a “Cronache sociali”, rivista che, edita dal 1947 al 1951, Biffi leggeva con molta buona volontà, ma “senza capirci nulla”? Quando Dossetti evocava le grandi parole della Costituzione e del Concilio, secondo il nostro non capiva la loro “assoluta eterogeneità”, confondendo gli interessi mondani “con l’azione dello Spirito santo”: Biffi non si accorge non solo di avere un’idea angusta dello Spirito, ma non coglie la sua contraddizione di disapprovare il Vaticano II e di ritenerlo agito dallo Spirito. D’altra parte, suo obiettivo, insieme con Dossetti, è ovviamente Lercaro, che lo aveva voluto presente in Concilio fino a quell’ “arbitrario colpo di mano” che fu, a suo avviso, l’intesa fra Lercaro, Doepfner, Suenens e Agagianian e, “a causa dell’atmosfera ostile e per tatto verso il Papa” causò il ritiro spontaneo di Dossetti dalla funzione di segretario. Con l’attenzione sempre fissa al comunismo sanguinario dei partigiani, ritorna a precisazioni su Montesole e le stragi naziste: un Dossetti “manifestamente ideologico” ne conferma la condanna senza nemmeno una parola per “gli uccisi dai rossi” che “si contano a migliaia”. D’altra parte, che cosa aspettarsi da uno che – e ha l’aggravante di essere un prete – altera la cristologia aprendo a giudei e greci, mentre “Gesù Cristo è il solo salvatore di tutti”? D’altra parte che cosa spettarsi da un Dossetti che “teologicamente è un autodidatta”?
    Chi ha la verità in tasca, proprio non ce la fa ad argomentare. Peccato che ci sia anche chi non si rassegna volentieri….

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