Democrazia e governo del popolo

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1. Una rete di cattolici democratici, che voglia proporre una riflessione pubblica sullo stato attuale in cui versa la nostra democrazia, non può non partire dalla cultura politica alla quale si ispira, cioè il cattolicesimo democratico.

2. Dunque, oggetto del convegno dovrebbe essere: in che modo questa cultura politica, che noi riteniamo dotata di un potenziale di attualità, può contribuire a rigenerare la democrazia, nella convinzione che, oggi, la “questione cattolica” non è più la rivendicazione di spazi o la ricerca di visibilità, ma si identifica con la “questione democratica”, cioè con il processo di compimento della democrazia e, per i cattolici, di piena riconciliazione con la modernità, di cui la democrazia è la forma politica.

3. La democrazia è, per definizione, “governo del popolo”. Perciò, rigenerare la democrazia vorrà dire “ricostruire il popolo”! “Costruire il popolo” è espressione cara a papa Francesco, che ha anche tracciato i sentieri che la politica dovrebbe percorrere, esercitando la sua arte di costruire la città,nella responsabile consapevolezza che la città si costruisce, costruendo un popolo!

4. L’obiettivo di un siffatto progetto è “tornare al popolo”, favorendo la saldatura di quelle che la Gaudium et spes chiama “comunità civile” e “comunità politica” e concepisce questa in funzione di quella.

5. “Ricostruire il popolo” vuol dire anche restituirlo alla sua sovranità, sottraendolo alla tentazione del sovranismo, secondo un progetto popolare, non populista.

6. Che la politica sia lontana dal popolo e il popolo suggestionato dall’antipolitica è davanti agli occhi di tutti. Basti ricordare che il primo “partito”, in Italia, è l’astensionismo, fenomeno che restringe la platea decisionale e favorisce la formazione di gruppi elitari e oligarchici.

7.  Concretamente, noi riteniamo che la rigenerazione della democrazia o ricostruzione del popolo passi attraverso: le riforme istituzionali, in particolare della legge elettorale e dei partiti; la formazione, cioè l’educazione alla e della democrazia.

8. Un passaggio necessario che la rete deve affrontare è il confronto con i partiti e, in particolare. col Partito democratico, nel cui progetto originario confluì, come componente strutturale, la tradizione del cattolicesimo democratico.

9. L’educazione democratica o popolare può costituire l’ambito di impegno dell’associazionismo politico e, per la rete, può diventare l’espressione del proprio compito in-formativo.

Lino Prenna, coordinatore di Agire Politicamente

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  1. Una mia riflessione senza polemica, tutti i partiti vanno a girare nei loro territori quando ci sono le elezioni poi arrivederci.. di ogni erba non voglio farne un fascio ma è cosi.

  2. Giancarlo hai ragione, perchè tutti i partiti funzionano top-down, dall’alto in basso, non parlano più a una base sociale, ma all’opinione pubblica, da dirigenti a diretti, è come alla televisione: c’è chi parla e poi milioni di persone che ascoltano e che non possono intervenire. Se non si ritorna a stabilire un rapporto tra chi dirge e sta in alto e chi sta in basso, non si può fare nessun progresso. I discorsi e i rapporti devono essere circolari, coinvolgere tutti in un unica prospettiva.
    Sandro

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